Golfo di Volos 3 luglio

 

Ci  eravamo lasciati con il Sound of Silence a Lavrio, all’Holympic marina , dove assieme all’equipaggio (Alessandro, Paolo, Adolfo e Giovanni)  avevamo rimessato a terra la barca, lavato ogni cosa , dandole appuntamento al 2017.

 

A gennaio sono andato a trovarla, volevo vedere come stava, controllare se le batterie fossero state  cariche, coccolarmela un po’: era con me Graziano, il tutor della barca, e con piacere abbiamo constatato che era tutto sotto controllo; non avevo messo l’antigelo sul motore, ne tolto la girante, ma avevo fatto girare abbondantemente  il motore con il raffreddamento ad acqua dolce, e volevo essere certo che l’inverno un  po’ crudo non avrebbe fatto danni. Graziano mi ha fatto notare che i testimoni dovevano essere fissati singolarmene sulle draglie e non sotto l’albero, benché ben tesati, per evitare che  battendo  sulle crocette non si corrodesse la  vernice ( e le cime stesse).

 

 

 

Le montagne dell’Eubea in lontananza erano ricoperte di neve, e il panorama da C°Sunion era  suggestivo, ben diverso da quello estivo che fino ad allora avevo sempre visto. Abbiamo approfittato delle tre giornate di vacanza  per andare a Khalky, dove mi sono fatto dare gli estremi del marina per poter prenotare in anticipo il posto, e a Corinto, che , visto dall’alto e non dal basso come sempre era accaduto,  mi ha fatto un’impressione ben diversa.

 

E così, aspettando la primavera, iniziavo a fare i programmi: mi sarebbe piaciuto scendere a fine aprile per andare a vedere la fioritura nelle isole cicladi, farmi una settimana con gli amici “intimi” del  SOS a Milos, isola  che da anni era nel  mirino, e poi iniziare il solito peregrinare per l’egeo, bordesando bordesando.

 

Purtroppo, come spesso succede, si fanno i programmi senza tener conto degli imprevisti, ed ancora una volta questi si sono presentati lasciando poco spazio ai programmi: con la salute non si scherza, io almeno non voglio lasciare tutto al fato, e quindi ho dovuto affrontare le situazioni che mi si presentavano programmando ogni scadenza “day by day”, con la preziosa pazienza di wilma. E così, quando a metà aprile mi hanno dato via libera per 6 mesi, avevo già imbastito un possibile programma per l’estate, con la certezza di aver organizzato la tanto attesa vacanza a Milos, dove saremmo andati via ferry e non in barca,  confidando poi di trovare aiuto per programmare il giro in egeo con il SOS.

 

Dovevo pensare al varo, ad armarlo, e da solo non ce l’avrei mai fatta,  ma contavo sugli amici che ho, che mi conoscono, che conoscono il SOS, e mi sono limitato a lanciare un . . . - - - . . .( esseoesse).

 

Se il fato esiste succederà qualcosa, mi son detto, e neanche a farlo apposta in pochi giorni si è delineato un possibile  programma, dove Paolo mi avrebbe dato un paio di settimane fra giugno e luglio, oltre ad un continuum dal 30 agosto fino a casa,  Gigi che mi ha tenuto il posto sarebbe venuto al varo e all’armamento, dandomi disponibilità fino al 29/6, cui si è unito Giancarlo , disponibile a passare da maestro di sci a conoscere i primi rudimenti dell’andare in barca, a Lorenzo che avrebbe potuti essere libero tre settinane a luglio, al grande Nanni che se può non si esime dall’esserci nelle situazioni importanti, e per finire Franco B che si è riservato di confermarmi il trasferimento dall’Egeo a Monfalcone dopo metà settembre.

 

E così, detto fatto, il programma è uscito da solo: ho deciso di fare base alle Sporadi per la comodità dell’aeroporto tutto dal 29/6 al 25/7,  e poi ripercorrere l’esperienza di due anni fa con base a Samos in agosto, per poi rientrare bordesando bordesando in settembre, con Paolo da Samos ed imbarcando Franco a Paros o Poros…….

 

E così sta avvenendo……. e  se avete pazienza e voglia di ascoltare le chiacchiere di un  romantico del mare amante della Grecia ma soprattutto dell’Egeo, posso raccontavi con calma come sta andando

 

 

 

Skiros 16 luglio

 

Come si vede non ho molta voglia di scrivere, non per impegni di “barca” o altro, ma per pigrizia. Sarà l’età, sarà l’impegno che comunque richiedono la gestione di una barca e degli ospiti, sta di fatto che sono in giro dalla fine di maggio e ho scritto solo mezza pagina: in compenso ho il cuore e l’anima piena di immagini e di sensazioni e notizie che piano piano vi racconterò.

 

Il programma che vi ho illustrato “poco fa” è rispettato, per cui non ci sono sorprese  ne sul programma ne sulla logistica, e questo per me è già elemento di sicurezza; inoltre il meltemi quest’anno sembra  essere benevolo, e finora ha rispettato il detto che abbina un meltemi forte ad un inverno mite, ed il contrario: siccome quest’inverno ha nevicato in Eubea e ghiacciato in Egeo, ecco che il vento finora è rimasto mediamente nostro amico.

 

 

 

Le previsioni con weather track sono sempre più precise, ad intervalli di tre ore, e si possono schivare situazioni impreviste e quindi evitare rischi.

 

Dopo la vacanzina a Milos, i primi 10 gg di giugno, isola che si è rivelata interessantissima, purtroppo senza il soundofsilence, assieme a Gigi e Giancarlo abbiano iniziato a lavrio i preparativi per il varo e l’armamento della  barca, ed il 15 giugno siamo “andati in acqua”. Avevo un po’ di apprensione: sarebbe partito  il motore, avrebbe funzionato tutto come prima?  Per fortuna è andato tutto bene, con grande soddisfazione soprattutto perchè i consigli ricevuti prima del rimessaggio a terra sono risultati validi; non avevo messo l’antigelo ma solo pulito il circuito di raffreddamento con l’acqua dolce, avevo staccato tutti i collegamenti alle batterie, scollegato e riposto all’interno gli strumenti di navigazione del pozzetto, pulendoli con il CRC, pulito e lavato interni e biancheria, con l’ultima accortezza ( suggerimento di Graziano) di non tenere i testimoni uniti assieme alla base dell’albero ( ancorchè ben cazzati) ma fissati singolarmente sulle draglie staccati dalle crocette per evitare che il forte vento logori le cimette……tutto ha ripreso a funzionare.

 

E così il 19 giugno siamo partiti, lasciandoci alle spalle Lavrio, la pescheria che abbiamo frequentato giornalmente, sempre ben fornita e che alimenta il “ristoro” nella piazzetta attigua, il supermercato sempre ben fornito, i panifici che cuocciono oltre all’ottimo pane anche i classici biscotti “della nonna”, e anche Sofia, che gestisce un B&B di ottima qualità che ci ha ospitato mentre la barca era a terra e che mi ha aiutato con la riconsegna della vettura a noleggio in aeroporto: si, perchè non vi ho detto che per essere liberi nei movimenti, essendo l’Olympic Marina distante 3 Km dal paese e dovendo  andare a prendere gli amici in  aeroporto, avevo prenotato per 9 gg una panda, pagandola in anticipo, per la modica cifra di 109€…..scelta eccellente, una macchinina nuova e comodissima e praticissima per ogni cosa.

 

Due informazioni di cronaca: il marina è molto caro rispetto ad altre soluzioni, il piazzale è polveroso e con invasi vecchi e ruggini, i marinai ed il cantiere non hanno molto chiaro il concetto di servizio, il bar interno è carissimo e non sono gentili; pensate che ad ottobre, dal marina prima di rientrare in Italia, avevo inviato una email chiedendo un preventivo per la lucidatura dello scafo e pulizia della coperta prima del mio ritorno a maggio, e mi hanno detto di re-inviare la richiesta a febbraio perchè era troppo presto per fare preventivi e programmi……

 

Seconda novità: al ristoro dove andavamo sempre a mangiare ci hanno offerto un giorno un digestivo che non conoscevo: il mastica, che ho saputo ricavano dalla resina delle piante; mi sono così spiegato a cosa servisse  la resina che raccolgono nei sacchetti sulle conifere in Eubea, alla sessa stregua con la quale raccolgono la cellulosa  dal tronco delle piante  per fare la gomma…

 

Con Giancarlo, nuovo alle esperienze della barca, e Gigi ottima spalla, abbiamo così iniziato il trasferimento verso Skiatos, nelle sporadi.

 

 

 

 

 

 

 

 

Sosta obbligatoria davanti all’isola di Petala e primo bagno della stagione, quindi alla fonda nella bella baia a sinistra di Panagia, il fiordo prima di Boufalo, e infine l’arrivo a Chalkis, dove avevo prenotato via email un posto in marina che gentilmente mi hanno  confermato per tre giorni.

 

Chalki, Eubea, un nome una garanzia, un appuntamento che non si può mancare, un sapore di Grecia che non si incontra dappertutto, tantomeno quando il turismo sconvolge il trantran routinario. E così ho affittato una macchina all’Europcar, che adesso si è trasferito davanti al porto, e con gli amici di bordo siamo andati un giorno a Nord a visitare due baiette preziose, che vi avevo già presentato in una precedente news credo del 2015,Psaropouli e Achiadopotamo,   ed uno a Sud, a Kimi, porto di partenza di ferry  per Skiros.

 

Nella prima visita abbiamo attraversato boschi e boschi, con una varietà di colori e sfumature di verde che  solo un pittore o una fotografia potrebbero riprodurre, incontrando piccoli appezzamenti coltivati con frutta e verdura che  veniva poi venduta nelle bancarelle a Km=0:  ho preso miele a 8€  al Kg, oltre a fare  scorta di legumi seccchi……ottimi per la cambusa…

 

Invece sulla strada per Kimi ci siamo fermati ad Aliveri, grande centro: era sabato, c’era il mercato, e vi assicuro che raramente ho visto un’offerta così ampia e varia e a così basso costo; sarà stato il periodo ( in campagna c’è di tutto) sarà perché in Grecia c’è crisi ( ma dove non c’è), sarà perché quel paese  è effettivamente punto di riferimento per il Sud dell’isola, sta di fatto che l’aglio era  a 3€ al Kg e le olive a 5,5€ al  kg non le ho mai trovate….e non vi dico il resto, e ci siamo ritrovati con le borse piene per rifornire la cambusa.

 

La spesa ci è servita per i tre gorni seguenti, con soste alla fonda in altrettante baie, con la riproposta del golfo di Volos .

 

Il passaggio del ponte a Chalkis è sempre un evento, e questa volta siamo stati fortunati con l’orario: pensando che il giorno prima era stato aperto alle 3 di mattina, scoprire che la sera seguente avremmo attraversato alle 22.30 è stata una sorpresa piacevole.  

 

Un occhio alla corrente che scorre ad oltre 3 nodi, un altro agli skippers che non sanno attendere il loro turno (sono stato costretto a fare un giro di 360° per non trovarmi tallonato rischiosamente perché qualcuno con la barca si è infilato in mezzo alla colonna esistente), una accelerata fra i gorghi gorgoglianti in mezzo al ponte, un passaggio da  prestazione   sotto gli occhi di un pubblico improvvisato che ti guarda  sempre numeroso dall’alto delle rive, e in men che non si dica ci si trova immersi nel buio del golfo, soli perché quasi nessuno continua la navigazione in notturna, con direzione Ovest.

 

Come al solito prediligo questo tratto in  notturna per portarmi avanti nel trasferimento,   e con il fido Giancarlo che viveva così la sua prima esperienza di navigazione al “buio”  abbiamo affrontato le 40 miglia fino alla baia di Lichas.

 

Un po’ di musica, un caffè con i biscotti, un po’ di frutta, la compagnia di qualche barca di pescatori che ci dava il rosso o il verde, il luccichio del plancton che in certi punti era quasi assordante, verso mattina il crepuscolo e l’alba , ed infine verso le 6  l’arrivo alla meta, dove abbiamo dato fondo. …..e con le prime luci del giorno  per la prima volta ho visto la mucillaggine in Egeo, che poi incontreremo anche a Skiatos,  e mi sono anche spiegato il forte riverbero del plancton durante la notte.

 

Non è uno spettacolo piacevole, macchie di alghe marce che galleggiano ma che per fortuna con il calare della temperatura riaffondano, sintomo comunque di una temperatura dell’acqua “fuori ordinanza”: sta di fatto che non ci piaceva riamanere, non era il caso di fare il bagno, tanto valeva cercare una posto migliore ; così abbiamo tolto l’ancora e dopo  un accorto passaggio davanti al capo Lithada, abbiamo fatto rotta verso Vathykelos Bay, una baia protetta poco prima di Glifas, e finalmente siamo stati premiati con un’acqua pulita. Due anni fa, quando ci ero passato con davide, il fido marinaio (poi rivelatosi non tanto fido)  la baia era “vergine”, non si vedevano strade asfaltate, solo qualche casa di pescatori in mezzo al verde ed un piccolo molo fatiscente; adesso invece c’è una strada asfaltata  che corre ai bordi della baia accompagnandone la curvatura, a mezza collina, deturpando un paesaggio prima naturale con scavi che lasciano ferite profonde insanabili: risultato è un accorciamento della tratta verso Volos, ma a che prezzo….

 

Abbiamo ancora qualche giorno prima della partenza degli amici, e così decido di far loro vedere la parte bassa del golfo di Volos, il paesino di Agia Kiriakis, Palaion Trikeri  la baia di Vathoudi dove hanno aperto anche una sede di charter, posti che avevo già toccato in occasione della prima estate in Egeo con il soundofsilence.

 

La vita a bordo si succede senza sorprese, piacevolmente, con la unica preoccupazione di non farci mancare niente; d’altronde la cucina  è collaudata, la barca anche, siamo costantemente collegati con il  mondo grazie anche all’eliminazione del roaming, e quindi….è tutto un  susseguirsi di scambio di foto e filmini con what’s up, specie con l’amico Renzo che si trova al di la di Corinto. 

 

E così in men che non si dica siamo a….Skiatos, dove il 29 giugno cambia equipaggio; arriva Paolo e partono Gigi e Giancarlo.

 

Che dire di questa prima tappa: solo bene, sotto tutti i punti di vista, anche se abbiamo avuto solo un giorno di buon vento per navigare, ma in compenso non ci sono state sorprese ne abbiamo corso pericoli.

 

Un particolare plauso all’ancora, la ultrancor, che finora non ha mancato un colpo: me l’aveva caldamente suggerita Sergio MIlazzi cui va un grazie sincero.

 

Skiatos, punto di riferimento per tutte le sporadi occidentali grazie all’aeroporto e ai collegamenti con ferry e catamarani veloci: con l’alta stagione diventa quasi improponibile per chi cerca la tranquillità, ma in compenso è un porto sicuro e si trova quasi di tutto per la barca: avevo bisogno di caricare la bombola del gas, lavare la biancheria, ed in pochi minuti ho trovato tutto. Gli aerei passano sopra il porto in fase di atterraggio, a poche decine di metri, e viene spontaneo abbassare la testa sentendo il rumore dei motori in avvicinamento, la stazione dei taxi è direttamente alle spalle del molo e sono disponibili sia l’acqua che la corrente elettrica; unica accortezza è di arrivare in mattinata per trovare un posto in banchina……finora ci è andata sempre bene, manca solo un’altra sosta per il cambio di equipaggio il 25 luglio, e spero di essere fortunato.

 

Il mese di luglio sarebbe stato un po’ impegnativo per gli spostamenti, avendo arrivi e partenze quasi settimanali, come un charter….per questo avevo pensato a Skiatos  come “centro di smistamento”, perché partendo da questa isola sono tre le aree da poter frequentare: il golfo di Volos, il gruppo di isole attorno a Skiatos ed infine Skiros, che merita una settimana da sola…..

 

Quindi quando è arrivato Paolo, per due settimane,  ho pensato di  fare con lui una settimana nel golfo di Volos, mentre con l’arrivo di Lorenzo avrei girato prima nelle sporadi e poi a Skiros.  Così ho deciso di fare  e sto facendo, il che mi permette di non avere imprevisti ma soprattutto  di trascorrere serenamente questo soggiorno nell’egeo.

 

 

 

 

 

Con Paolo non ci sono sorprese: è un bravo marinaio, gli piace la vita di barca e privilegia le soste alla fonda, per cui è stata una scelta facile assecondare questi orientamenti andando nel golfo di Volos: gli ancoraggi non sono facilissimi ma alla fine si trova sempre il punto dove gettare l’ancora  o dove prendere il gavitello, e poi sistemati i pannelli solari ed il tendalino ci si può dedicare “all’ozio senza ritegno”.

 

Quest’anno sta facendo molto caldo, e ricordando alcune signore che avevo visto a Kiato in acqua con cappello ed occhiali, ho pensato che sarebbe stata un’ottima soluzione per abbassare la temperatura corporea: così ho fatto, peccato che Paolo non mi abbia immortalato, ma vi assicuro che in acqua così equipaggiati si può rimanere per ore, e funziona bene per rinfrescarsi……

 

 

 

Skiros 18 luglio

 

Come deciso la prima settimana con Paolo ce ne andiamo nel golfo di Volos, noi due, facendo rada, e la seconda con Lorenzo stiamo in zona Alonissos. La sosta a Skiatos è ridotta al minimo sia per il caldo che incombe stando in  banchina (oltre 35°) sia perché non amiamo la confusione portata dal turismo che adesso si fa opprimente.

 

Così completata la cambusa partiamo per la baia di Palaion Trikeri, appena dentro al golfo di volos. La traversata del canale che ci separa dalla terraferma è a motore perché il  poco vento che ci ha illuso alla partenza si è subito calmato, passo sottocosta alla cava di marmo ( vicino alla riva c’è un fondale di oltre 60m.), entro nella baia di   Agia Kiriakis e scopro che in fianco al paese c’è uno squero che ospita a terra non solo barconi da pesca ma anche barche a vela. Una sorpresa che potrebbe interessare gli amici velisti che desiderano avere un’alternativa in continente vicino ad un aeroporto (Volos). Mi riprometto di tornare una sera ad ormeggiare

 

 

 

 

 

 

 

Skiatos 23 luglio

 

Non v’è verso che riesca a scrivere……ma devo aggiornarvi perché sono successe tante cose che vale la pena di raccontarle.

 

Sono ben 5 settimane che sono in zona, e questa è la 4^ volta che quest’anno vengo in questo porto.

 

Per sintesi prima vi aggiorno sui le novità degli ormeggi.

 

Golfo di Volos: Agia Kiriakis , il porticciolo in entrata al golfo di Volos: bellisimo se c’è calma, quasi  ipraticabile se c’è vento, sia da Nord che da Sud.. Vathoudi bay invece è un ottimo ancoraggio con qualsiasi tempo,  ci sono anche le boe. Inoltre da poco tempo c’è anche una base della Sunsail.

 

A skiatos ci sono pochi posti in banchina, o vieni in mattinata prima delle 11, o rischi di dover metterti all’ancora. C’è moltissima gente, gran traffico di ferry e catamarani veloci, di tutte le compagnie, provenienti da Volos o da Agios Konstantinos, olrechè delle isole..c’è il supemarket molto comodo,vicino al porto, e ti portano loro la spesa sotto bordo. Pane e pescheria in fondo alla strada principale, mediamente tutti gentili. Unico aspetto contrastante sono i prezzi delle materie di importazione: il caffè espresso costa 2,5 – 3 €uro…

 

A Scopelos hanno aperto recentemente (1-2 anni?) un nuovo marina a Neo  Klima,

 

veramente interessante, con una ventina di posti barca, acque e corrente da skeda. Inoltre c’è sempre Loutraki anche se la banchina concede pochi posti per la presenza di una base charter. Infine il porto di Scopelos, che in assenza di meltemi da ottima ospitalità, anche se in banchina fa molto caldo.

 

Alonissos ha cambiato banchina per le soste, non più in fondo all’entrata, ma subito a destra entrando: ci stanno molte più barche e non ci sono le macchine che passano continuamente davanti. Ottimo punto per rifornimento sia di pesce che di verdura. I panifici sono in ogni isola una garanzia, con le pagnotte paesane che rimangono fresche anche dopo 7 giorni, e  le “cioppe” al sesamo morbide, oltre ai biscotti che tengono banco in tavola a colazione.

 

Rimangono sempre sicuri gli ormeggi alla fonda nei punti segnalati dai portolani e dal 777 di Raffaello.

 

Infine Skiros, un’isola una garanzia, con la  migliore banchina della grecia…., un porto sicuro per un’isola che mi è cara: c’è Ana con il suo ristorante nella baia immediatamente dopo l porto, raggiungibile anche a piedi, c’è George che  affitta i motorini, e poi c’è la feta nel latte  ed il rezina in bottiglia che trovi al supermercato in entrata al paese di skiros.

 

Detto questo passiamo alle news: la più rilevante è la scossa di terremoto  a Kos, che ha creato soprattutto panico per la forte entità. Noi eravamo a Nea Klima, ma non abbiamo percepito nulla anche se hanno detto che un piccolo tzunami ha attraversato l’egeo…

 

La seconda è il clima che quest’anno sta concedendo molte libertà, con poco meltemi, e concede  qualche bella veleggiata, oltre a consentire soste in baia all’ancora senza pericolo: adesso sta per iniziare il periodo più intenso per il turismo, e temo che troveremo spesso le baie molto occupate….

 

 

 

 

 

La terza è la conferma della bellezza delle isole di Scopelos e Skiros, che credo siano le più belle delle Sporadi. Il versante Ovest di Scopelos è stata una sorpresa: abbiamo preso un motorino, e prima siamo andati a visitare il sito dove hanno girato il film “Mamma mia” e poi giù lungo la costa fino al capoluogo, oltre 30 Km,  attraverso boschi e paesaggi da favola, un profumo assordante di resina e macchia mediterranea,  baie che dal mare non si percepiscono e non si vedono,  ma soprattutto spiagge immerse nel verde, sule quali la strada asfaltata  “piomba” di colpo, tant’è che viene voglia d non curvare e di gettarsi direttamente in acqua.

 

Nea Klima è un pesino fermo nel tempo, con due spiagge nelle quali ( un po’ più in la)  vedi ancora le cernie ed i polipi, con gli ambulanti che passano con il pesce fresco e la frutta, offrendo, gridando con il megafono,  i loro prodotti. Nella spiaggia c’è la doccia, non sempre presente nelle isole più nominate, ed infine il ristorante del pescatore,  dove hai la garanzia di mangiare pesce fresco. Per noi questo avrebbe dovuto essere un appuntamento serale, ma come al solito il passaggio del pescivendolo ha sconvolto i programmi, e non ho resistito ad un bel trancio di pesce spada e alle alici che saltavano ancora sulla cassetta….La sera così abbiamo dato fondo a ben 2 Kg di spada e alle alici……buon appetito….

 

Skiros, che ho già ampiamente descritto in precedenti news, è una conferma, anche se devo dire che sta aumentando il numero dei turisti: è comunque rimasto un clima di qualità, con una bellissima Kora,  le presenze non sono “rumorose”, ed il fascino del porticciolo di Linaria è unico. Rimane sempre piacevole il tour dell’isola, da fare in motorino, con soste obbligatorie nelle baie di Pefkos, Fokas, Kalogria, dove ci sono piccole trattorie con pesce fresco appena pescato.

 

Alonissos è fermo nel tempo, le baie sono molto frequentate anche perché meta delle molte barche che portano i turisti in gita giornaliera , ed anche il monastero di Panagia subisce l’assalto di questa forma di turismo: in compenso, forse anche per perché questa è zona protetta, nella baia sottostante  il monastero abbiamo visto due belle cerniotte…..

 

 

 

Samos 29 luglio

 

Credo che questa volta le previsioni  di weather track fossero proprio sbagliate......a Psara dove avevo deciso di fermarmi qualche ora nelle baie a sud di Antipsara è arrivata una tromba di vento ed acqua....Santo motore e Santa ultraanchor.....mi ha aperto un pezzo di trinchetta che non era stretta forte in alto, ho dovuto tagliare le scotte per ammainarla sotto oltre 45 nodi di vento, motore avanti per contrastare .......me la sono vista difficile....Col senno di poi stare fuori  al mascone anche andando contro la sburiana , o girare in tondo  a secco ....

 

 

 

Come non fosse stata sufficiente l'avvisaglia della sfiga ricevuta la   mattina a Skiros: partenza molto difficile con vento rafficato da ovest giunto all’improvviso...... arrivando mi ero ormeggiato sul lato Nord della banchina, ero la terza barca, le due barche vicine sui 48piedi  non hanno voluto lascare gli ormeggi, e non riuscivo ad uscire perché stretto, neppure con tutto motore avanti.

 

Prima ho chiesto che mi facessero posto per uscire, poi ho urlato perché lascassero le loro cime  ma niente, loro mi urlavano di dare motore, io ero già a tutto motore avanti ma rimanevo fermo incastrato.

 

A prua avevo la trapa del vicino a sn che guardava a dx, oltre a quella della barca alla mia dx, e un barcone a destra avanti 30 metri, ormeggiato, e quando finalmente sono riuscito a farmi spazio e mettere la prua fuori di due metri rispetto alle altre il vento mi ha traversato....un bel casino. Ero traversato sulle loro prue, sulla barca alla mia sn con la popa e sulle due a dx...oltre ad avere la mia prua sulla banchina del porto....

 

A questo punto, e solo allora,  tutti gli skipper interessati dal problema   si sono messi a prua delle loro barche per evitare contatto........ho passato una cima al barcone a terra che dalla sua  prua mi ha tirato portandomi  fuori la poppa, tenendo dalla mia prua uno spring.

 

Così mi sono affiancato di poppa al barcone ....ho fatto mettere il vicino con il dinghi sulla mia poppa a sn  a spingere per evitare che il vento mi traversasse di nuovo ( sono destrosso e andando indietro avrei fatto danni), e mollando gli ormeggi con motore tutto indietro timone al centro , mi sono sfilato di poppa...conclusione : È andata bene, non ho avuto danni, ma non avrei dovuto uscire dal mio ormeggio, perché l’armatore della barca che insisteva perché dessi motore al mio riscontrargli quello che era successo mi ha detto: lo skipper è lei e la barca è sua….che dirgli?  insomma non esiste solo venerdì 13 o 17, ma anche giovedi 27......Adesso sono a Samos, dopo una notturna a motore , come previsto dal meteo era tutto calmo (zio bric), e aspetto la velaia per riparare la balumina della  trinchetta......ho dovuti smontare il tamburo dell'avvolgitore per rimettere la scottina tagliata....

 

 

 

 

 

 

 

Agatunisi 5 agosto

 

Vi scrivo mentre gli amici che mi accompagnano sono in passeggiata verso la baia dei pescatori all’estremo lato est dell’isola: io devo rimanere ancora a riposo con la gamba sn, dopo la scottatura che da ormai tre settimane mi impedisce di andare un acqua e bagnare le grossa ustione che ho  preso a Skiros: nel parcheggiare la motoretta il tubo di scappamento della moto che guidava Lorenzo è finito sul mio polpaccio sn, e mentre inizialmente speravo che in pochi giorni si sarebbe risolta, le cose invece si sono rilevate più impegnative del previsto, e la dimensione della scottatura (5x5) ha richiesto  una serie di cure giornaliere che sotto la guida di un chirurgo in Italia ( foto e msg) stanno piano piano portandola  ad una lenta cicatrizzazione.

 

 

 

 Quello che mi disturba è che mi sto perdendo un mese di bagni, e con il caldo che c’è, oltretutto stando in barca,  è una sofferenza. Pazienza, il paradiso può attendere, e bisogna meriterselo…

 

Per iniziare un aggiornamento dovuto, perché l’amico  Tony Coppi mi ha informato sull’origine del Mastika, che non viene dalla resina delle conifere,bensì dalla resina del lentisco, endemico delle isole dell’egeo. La patria della Mastika è Lesvos, e la resina, oltre che per l’ottimo liquore, viene usata anche per il Maklebi, per insaporire i dolci, e si trova secca a piccole scaglie in bustine in alcuni supermercati.

 

Proseguendo con notizie sparse vi informo che il meltemi è entrato in Egeo, e bisogna tenerne conto negli spostamenti  giornalieri: parlando però con Stelios, l’amico meccanico di Samos, mi ha confermato  che a Samos da un anno la situazione meteorologica non risponde più ai canoni storici, e la variabilità/imprevedibilità  delle condizioni si ripercuote  sulla vita di tutti i giorni: il vento anche in estate sta soffiando spesso dal 3° quadrante, ed il caldo si è accentuato, come d’altronde sta avvenendo anche in Italia.

 

 

 

Ho voluto provare  a Samos la baia di Poseidon ben protetta dal meltemi, a poche miglia a NE di Pitagorio, ed è stata una “scoperta” piacevole: si può dare fondo su pochi metri d’acqua, quasi sotto riva, e a terra c’è anche un buon ristorante.

 

 

 

Ad Agatunisi tutto è rimasto uguale a due anni fa, nessuna costruzione nuova (per fortuna) ma non avrei mai immaginato che fosse così difficile trovare casa: Maria, laureata in teologia, la cui famiglia ospita turisti con studios di fronte alla spiaggia, mi ha detto che non si è ancora sposata perché non trova casa ne da comperare ne da affittare… questo in fondo gioca a favore dell’autenticità di questa piccola isola, non facilissima da raggiungere, dove George assicura un gran qualità di pesce, frutta e verdura sono in parte locali e le uova fresche vengono ancora dalle galline ruspanti. Il panificio sforna il pane “su misura “ per i fabbisogni dell’isola, e dopo le 10 è chiuso…

 

Il molo è piccolo, sulla banchina c’è posto solo per due barche, il resto è a disposizione dei ferry e della guardia costiera,  mentre nella baia, alla fonda, magari con le cime a terra, trovano  sistemazione una decina di barche.

 

Noi abbiamo trovato posto in banchina, Maria ci aveva avvisato che era libera, e con noi solo una barca di pescatori di Kalimnos che qui ha fatto base per pulire le reti.

 

 

 

Arki 8 agosto

 

 

 

 

 

Per me è il triangolo più bello dell’egeo: Agatunisi, Arky e Lipsy, con due appoggi (Patmos e Samos) che offrono tutto. Ad Agatunisi il tempo si è realmente fermato, e da anni i pochi ospiti che la frequentano sono sempre gli stessi: in agosto quasi tutti italiani, famiglie che da anni ripetono la stessa routine per evadere in questo angolo dove il tempo si è fermato. In tutto gli ospiti non superano la cinquantina, per cui li riconosco tutti. Ci sono la coppia torinese, lo psicanalista genovese con la moglie, la famigliola bolognese con una figlia biondissima che adesso è una signorina, e poi arrivano in barca, gli italiani, quasi tutti dal rimessaggio di Kos o di Leros; è proprio vero, quando ti innamori di questi posti non ci rinunci, anche a costo di arrivare con una vecchia barca (un 34’)  che chiede di essere sistemata (ma tu non hai tempo e poi….lei è a Leros) e tu sei solo, non hai più vent’anni e neppure tua moglie (anzi!!!) e ti incazzi perché lei non è svelta a fermare la barca con la cima a terra….zio bric….ma tu hai  fatto l’ormeggio con un vento fresco da nord e sei arrivato di poppa, e così la barca si è traversata… per fortuna siamo corsi ad aiutarlo, e lo abbiamo ormeggiato portandolo con la prua al vento tirando le cime a mano   Poi c’è  Irini, che gestisce il bar del porto, ci ospita per le partite di burraco sotto il porto e ci da il rifornimento di acqua con la canna dal bar fino a bordo; c’è Manolo, il gestore del mini market, che all’arrivo di ogni ferry (il vero spettacolo di ogni giorno) riceve i rifornimenti freschi da Kalimnos. Lui    ha avuto una figlia, ed è sempre sorridente;  c’è l’inossidabile Maria, la nonna di Maria la teologa impegnata socialmente  che rimane nell’isola per contribuire alla continuità della sopravvivenza dell’isola, e poi c’è l’acqua dell’Egeo che  ha i colori dei motu della Polinesia: mancano i pesci di quei mari ma in compenso abbondano i saraghi, cefali, ombrine, qualche bel branzino, pesci trombetta , ci sono ricci di mare e comunque c’è vita. Per fortuna non ci sono più i profughi, che due anni fa hanno reso difficile la vita nell’isola: ricordate che vi ho raccontato di averne contati 300 un giorno che si imbarcavano per Samos? tutti accalcati sulla spiaggia, sotto un sole  cocente, tutti vestiti di nero, arrivavano a piedi (sbarcati dai gommoni nella spiaggia ad Est) o con le vedette della marina, con  addosso ancora i salvagenti rossi…ricordate? C’ero anch’io…. quando provenendo da Limnos diretto a Lesvos, ho incontrato un barcone alla deriva, carico di profughi che gridavano chiedendo aiuto, e dietro a 500m, una vedetta greca che accompagnava il loro destino senza intervenire….oppure quando davanti a Cesme, ero diretto a Kios, dalla riva si è staccato un gommone carico di persone che ha puntato  verso di me…….ho temuto l’arrembaggio……ma per fortuna la loro destinazione era una nave che transitava ad un miglio….. Ecco,  dopo la partenza del ferry, e fino all’arrivo del prossimo,  sulla banchina c’è silenzio, non ci sono grida o musica o moto di mare, solo il vento e lo sciabordio delle onde sulla barca……e ti puoi tuffare nella baia del porto direttamene  dalla barca ( la casa in riva al mare) e farti una nuotata fino al faro, o alla baia dietro al promontorio.

 

Ieri mattina ce ne siamo  partiti un po’ a malincuore diretti ad Arcki, dove in un paio di ore abbiamo gettato l’ancora nella nostra baia: solito posto, solito mare, solite capre nell’isola, solito assembramento di barche che con le cime a terra fanno da corona alla  insenatura: ci sono grandi  yatch, grandi barche a vela, crocieristi giornalieri e barconi che fanno il giro delle isole in un giorno, toccata e fuga. Ma il bello di questi ormeggi è che l’assembramento c’è solo dalle 11 alle 16, perché prima e dopo non rimane più nessuno: ci siamo solo noi, o quasi,  ancorati in mezzo alla baia, padroni del mondo; possiamo goderci quest’acqua ancora cristallina, possiamo tuffarci e risalire senza sporcarci di sabbia, e la sera quando ceniamo in pozzetto godiamo di una posizione in prima fila davanti allo spettacolo che si proietta ogni volta: ieri sera, c’era luna piena, con l’eclisse che copriva un quarto della sfera, e al termine della proiezione è rimasto la luce bianca di questo grosso faro che dall’alto illuminava il teatro, le scene che cambiavano al ruotare della barca da un quadrante all’atro, fino ad illuminare la Kora di Patmos che sta a meno di 10 miglia, ad ovest…..e mentre tutti se ne sono andati a  dormire, io mi sono abbandonato in pozzetto chiacchierando con Nettuno, aspettando che fosse Morfeo a venirmi a prendere.

 

Oggi è martedi, un altro giorno, e fino a domenica (poi dovrebbero arrivare un paio di giorni di meltemi forte ed andremo in poro a Lipsy)  rimarremo ad apprezzare il sapore della vacanza, assaporare l’ozio fine a se stesso, anche se io non posso ancora tuffarmi per non infettare la scottatura ancora aperta….uffa…..ZIO BRIC…..(La grossa scottatura sul polpaccio si sta piano piano chiudendo, e la pelle nuova si sta ricreando dai bordi verso il centro…….speriamo bene)

 

 

 

Samos 23 agosto

 

Sono solo per una settimana, e ritrovo i miei ritmi ed il tempo per raccontarvi qualcosa, così ci facciamo compagnia…. Mi sono reso conto rivedendo cosa ho scritto finora  che quest’anno ci sono poche news, forse perché non ce ne sono di particolarmente interessanti, alla fine  ogni viaggio in Egeo si ripete fra i soliti appuntamenti e percorsi.

 

Comunque una bella notizia ce l’ho: il giorno di ferragosto ho ripreso a fare il bagno….finalmente. Da un mese aspettavo di farmi una nuotata, e con la definitiva chiusura della parte interessata dalla scottatura mi sono concesso il meritato premio di …. consolazione. Se volete sapere come oggi si curano le scottature cercate le risposte anche in internet, ma non usate gentalin-beta.

 

Ah, sapete, ho ricevuto due telefonate carissime, da Adolfo che mi ha raccontato della sua avventura a Monemvasia, e da  Renzo: è già rientrato dalla Grecia, ed era in montagna a Lavarone  con amici, e chiacchierando  attorno alla tavola si era creata quell’atmosfera che conosciamo esiste a bordo delle nostre barche  quando ci si ritrova la sera in pozzetto con un bicchiere di UZO, e non a caso quella sera il pozzetto di casa sua avrebbe potuto essere il pozzetto della sua barca…. si era ricordato che lo avevo detto io, e chiamandomi ha voluto farmi partecipare al suo pozzetto: grazie cari amici.

 

A bordo  comandano il tempo e la barca, e sia lo skipper che gli ospiti devono soggiacere alle loro “imposizioni”, a costo di dover  fare marcia indietro se capita di sottovalutarli.

 

Così quest’anno abbiamo dovuto fermarci alcuni giorni prima a Patmos e poi a Lipsy, perché rimanere in baia all’ancora di notte ( ma anche di giorno) con 25/30 nodi non è proprio igienico: si, perché quest’anno il vento non sta rispettando le solite caratteristiche (non lo dico solo io, ma lo riferiscono i residenti ed i pescatori), e così gli ormeggi in baia che dovrebbero assicurare la copertura a N/NNE risultano scomodi se il vento arriva da NNW, al punto da dover vegliare tutta  la notte in pozzetto perchè…..non si sa mai…..

 

Ne abbiamo approfittato per conoscere bene queste due isole, che di solito, approcciate dalla barca, si trascurano.

 

Patmos ha un sapore tutto da scoprire, in alcuni angoli (la piazzetta nella Kora) forse un po’ troppo schic, tant’è che specie la sera assomiglia alla piazzetta di Capri, e forse troppo frequentata in agosto da turisti italiani, ma allontanandosi  dal centro e da Skala si incontra un’anima profonda, legata alle tradizioni e alla difesa del territorio.

 

 

 

Sulla estremità ad Est, sopra C°Tripiti, c’è una piccola chiesa ortodossa, tenuta in ordine da anni da un signore che tutti i giorni vi si reca ad accudirla. Ci ha raccontato la storia di questo piccolo santuario, di alcune guarigioni avvenute a chi è venuto in “pellegrinaggio”, ed alla fine ci ha offerto fichi e vino, affermando che gli italiani sono i più “fedeli” frequentatori di quel sito. Per ferragosto, in celebrazione della Madonna, c’è una grande festa, per l’occasione anche gli emigrati rientrano in Grecia, e con gli abitanti che vi si recano viene commemorata questa ricorrenza con funzioni prima, e tutto il folclore che poi segue questo avvenimento. Sul lato Nord dell’isola c’è Lampi, dove è proibito portare via i sassi colorati, che si possono comunque raccogliere e fotografare per apprezzare l’espressione della natura in queste forme,colori e disegni.

 

 

 

Il lato SUD/WEST  dell’isola è invece rimasto selvaggio e pochissimo urbanizzato, anche per le difficili condizioni orografiche del territorio, ma forse per questo offre uno scenario rimasto immutato nel tempo. A Sud/Est infine c’è Petra, ottimo riparo supportato da grosse boe, mentre poco più a Sud si nasconde un marina pochissimo conosciuto ma che  potrebbe a mio avviso costituire un’ottima alternativa alla vicina Leros, tant’è che ho una mezza intenzione di andare ad approfondire questa opportunità durante il ritorno, alla partenza da Samos.

 

 

 

 

 

 

 

Lipsy, un’altra isola che si può ben girare tutta a piedi per coglierne i sapori nascosti, percorrendo soleggiate strade illuminate da cascate di bouganville, “inebriate” in agosto dal profumo di fichi che si offrono spontaneamente, spuntando fra le foglie degli abbondanti alberi che si incontrano sul cammino per arrivare alle riparate baie a Sud; da non scordare la piazzetta dove il giorno mettono ad essiccare i polipi che poi si consumano la sera durante l’Uzo party…..

 

Infine in porto c’è Manolo, una istituzione, che sovraintende alla sosta delle imbarcazioni per la modica cifra di 3€ al giorno,  gestendo tutte le operazioni di arrivo e partenza, oltre all’erogazione di energia ed acqua. Quest’ultima è una risorsa scarsa nell’isola, e non è concesso usarla per lavare la barca: è stato simpatico (non esaltante per me italiano) l’atteggiamento adottato da Manolo nei confronti di un Solaris50 targato Venezia  portata da una skipper abituata a comandare…..in ufficio…..che appena arrivata in banchina ha cercato in tutti i  modi di lavare la coperta, prima con la canna data per il rifornimento di acqua potabile, poi usando alla stessa stregua la doccetta di bordo per lavare il pozzetto e poi a secchiate la tuga; beh, alla fine, prima di partire, ha rifatto il rabbocco di acqua, e quando gli è stato presentato un conto di 24€ di sola acqua, ed il marito ha avuto il coraggio di chiederne spiegazione, Manolo lo ha guardato,  lo ha gelato con lo sguardo, e senza aprire bocca si è girato dall’altra parte come per dirgli…ma mi hai preso per fesso?

 

Beh, a Manolo prima di partire la prima volta  ( è qui che ho avuto la doppia partenza, dopo aver constatato che il meltemi sul naso non sarebbe stato igienico per la rada, e me ne sono tornato in porto) avevo dato una bottiglia di prosecco, al che immediatamente era andato in macchina a prendermi un pezzo di formaggio di capra dicendo la solita frase: italiano e greco, una fazza una razza;  poi, mentre gli ospiti se ne andavano a spasso per l’isola ed io me ne rimanevo a bordo per gestire  gli inevitabili imprevisti che si sarebbero potuti verificare con il forte meltemi che soffiava anche dentro al porto, ho fatto con lui delle lunghe chiacchierate un po’ in italiano, un po’ in inglese, un po’ a gesti, e ne è nata una simpatica amicizia. Mi ha raccontato della sua vita nell’isola, che si ritiene fortunato ad avere quel lavoro anche se le tariffe per lui sono irrisorie  (3€ a barca al giorno…), si preoccupa lui di chiamare i pescatori per chi volesse pesce fresco, e mi ha procurato 2 Kg  di calamari freschissimi, così arrotonda le entrate. La moglie prepara lo sgombro sotto olio e la marmellata di fichi, che poi lui vende a 5€ al vasetto: glieli dai volentieri, perché quei vasetti profumano di vacanza e di sole, e non ultimo per aiutare questa gente che è già vessata di tasse e dai problemi che tutti conosciamo, e di cui questi  isolani non hanno colpa alcuna. Quando sono partito non mi ha chiesto nulla ne per la sosta ne per l’acqua…....

 

 

 

 

 

Come vedete, scrivendo mi rendo conto che il contenuto delle news è sempre quello e rischio di ricadere sulle stesse cose: sono andato qua, poi la, ho fatto il bagno, l’acqua era bella……ho mangiato i ricci…..se siete stanchi chiudete la pagina….non vi rompo più.

 

Però  sul mangiare parliamone…un piatto di ricci sta diventando prezioso, perché non se ne trovano più, e nell’isola di Arky che anche quest’anno ha costituito la meta privilegiata del viaggio, è stata una sorpresa che Ernesto ci ha offerto, sorpresa che mi sono sentito in dovere di accompagnare con un risottino di prosecco, innaffiato con prosecco fresco di Valdobbiadene…..

 

Comunque è vero: ormai mangiare pesce fresco dei nostri mari, pescato, è difficile (si trova molto pesce di allevamento), e solo chi se lo pesca (vedi l’amico  Sergio) è sicuro di ciò che mangia, a meno di aspettare la barca al molo. Le alici e le sarde sono per fortuna sempre fresche,  mentre in Italia anche queste spesso sono …..passate, e lo senti pulendole, dalla carne che si spolpa con facilità…… sapete dove le trovo fresche sempre? In pescheria a Monfalcone, quella davanti alla capitaneria,  che rimane un punto di riferimento di estrema qualità.

 

Girando per le isole dell’Egeo come faccio io per fortuna riesco ancora a mangiare bene, il polipo non manca mai, calamari, barboni, scarpena, in agosto pesce spada,  ed i ristoranti locali sono riforniti direttamente dai pescatori, e se proprio non è arrivato niente perché con il meltemi o con la luna piena i pescatori non escono dal porto, c’è sempre la possibilità di gustare agnello o capretto, cotti alla brace, al forno con il limone o al pomodoro……una vera leccornia, perché il loro sapore è unico, vivono allo stato brado ed hanno mangiato solo erba …

 

E poi la cucina Greca è sicuramente genuina, principalmente a base di verdure che costituiscono il piatto forte di entrata….

 

Anche con il vino i greci hanno fatto passi in avanti, non possono certo competere con la nostra tradizione, ma la qualità  e la genuinità sono mediamente assicurati. 

 

 

 

 

 

Samos 25 agosto

 

Pensieri liberi

 

A proposito di Capitaneria: al rientro credo che cambierò bandiera….mi sono stancato di dover applicare leggi che hanno solo un sapore lobbistico, non certamente sostanziale, per la sicurezza della navigazione e dei passeggeri. Adotterò quella Belga, che farò sventolare a poppa pur con dispiacere, ma c’è un limite a tutto….

 

 

 

Mi è stato ripetutamente chiesto di pubblicare le news, soprattutto quelle che ho scritto sulla traversata del Pacifico con Refola, ma chi mi conosce sa che non ho manie di…persecuzione nei confronti del mio prossimo, perchè preferisco stare in vostra compagnia raccontandovi cosa succede vivendo in barca alcuni mesi all’anno: mi basta questo per sentirmi …..vivo……..

 

Mi piacerebbe però che anche gli altri amici velisti raccontassero come gestiscono le loro barche: aiuterebbe sia a rafforzare il confronto in lista sia prevenire possibili inconvenienti dovuti alla mancata manutenzione. Io do  molto peso a quella  preventiva, una regola che ho imparato a bordo delle navi, e nonostante tutto durante l’estate succede sempre qualcosa di imprevisto.

 

Penso che anche gli armatori della lista debbano ricorrere a manutenzioni importanti, ma non se ne parla mai. Parlando di motori  è anche vero che una abitudine dei meccanici è di intervenire quando si rompe qualcosa, ma ci sono certi accorgimenti suggeriti dalle case costruttrici che andrebbero rispettati. Per esempio con i motori Volvo (almeno il mio) la cinghia di trasmissione andrebbe cambiata ogni 5 anni oppure ogni 2000 ore, la pompa del circuito di raffreddamento del motore andrebbe controllata, perché quando troviamo la ghiotta sotto il motore sporca di liquido verde qualcosa non funziona….il pressostato, per chi lo ha separato dalla pompa, andrebbe cambiato ogni 5 anni: se si rompe in navigazione e magari si sta andando a motore, non si sente la pompa che parte, e se l’acqua non trova rubinetti aperti  cede il punto più debole del circuito; come conseguenza come minimo si allaga qualche gavone….

 

È altrettanto  vero però che molti di noi usano la barca solo durante i fine settimana e durante le ferie, per cui il rischio di rotture si riduce  e comunque sono gestibili al rientro in banchina.

 

 

 

 

 

Mamma li turchi: non ne ho visti mai tanti come quest’anno,fra Samos e Patmos:  barche a vela, caicchi e  motoscafi si riversano sulle isole che una volta erano sotto il loro dominio, molto spesso creando problemi. Non so se le barche  sono prese a noleggio o di proprietà, ma sono condotte da persone senza esperienza di navigazione, che spesso credono che portare una barca sia come guidare una macchina. E così in porto al momento di fare manovra gettano l’ancora sopra quelle delle altre barche, oppure salpano senza saper fare la manovra per liberare l’ancora incocciata con un’altra, la cosidetta tecnica della “man santa”…..   Qui a Samos ne arrivano una decina al giorno, e con il meltemi che soffia dentro al porto bisogna calare l’ancora nel modo corretto e nella posizione giusta rispetto al vento: beh, non c’è verso di far capire a questi naviganti che bisogna mettersi nel letto del vento, magari un po’ sopravento, per evitare problemi agli altri.   E non c’è verso di far capire che quando fai retromarcia con l’elica destrossa   la barca va a sinistra.

 

Conseguenza; ogni mattina e pomeriggio, alle partenze e agli arrivi in porto, è un film che si ripete, con tutti gli skippers delle barche in banchina  a prua a controllare che chi è in movimento non speda la propria ancora o non vi dia fondo sopra …

 

 

 

E poi… i turchi non conoscono l‘inglese?. Avevo a fianco un motoscafo turco, che avrebbe dovuto partire l’indomani, e la mattina il proprietario mi chiama per dirmi che io avevo messo l’ancora sopra la sua e pertanto avrei dovuto manovrare per lasciargli libera la manovra. Gli chiedo quanta catena ha fuori, e mi dice: fifty , fifty……io ne ho 40 metri, per cui ritengo che se lasco alla fine qualche metro dovrebbe riuscire a salpare la sua ancora senza spedare la mia..  Orbene, lui parte, io a prua pronto a lascare catena, ed invece dopo pochi metri la sua ancora esce dall’acqua e se ne va senza dire behhhh. Aveva in acqua solo… fifteen metri, non fifty, ma aveva creato apprensione per niente….

 

Sempre con i turchi: osservando le barche che arrivano con bandiera turca, provate ad indovinare il rapporto diametro maglie / catena con l’ancora……beh, un 42 piedi mediamente ha una catena da 10 ed un’ancora che non supera i 15Kg…. sapendo che gli ormeggi  spesso si fanno con fondali sopra i 10 metri, mi sembra un po’ sproporzionato, che ne dite?

 

 

 

E poi…..non sanno dare fondo: buttano l’ancora senza farla prendere quando sono a 30 meri dalla banchina, così l’ancora non fa neppure tempo a toccare il fondo che la poppa è a terra;  e così, quando cercano di mettere in tiro la catena, questa assieme all’ancora sale a bordo senza aver agguantato, e lo skipper deve rifare la manovra o dar fondo all’ancora portandola con il dinghi in posizione. Mi sono divertito a vedere un mio vicino cui era capitato questo inconveniente,  e non riusciva a portare l’ancora con il dinghi a remi: la moglie da prua lascava la catena, lui con l’ancora nel dinghi remava 10m, poi il peso della catena lo riportava sotto la prua…..lo ha rifatto 4 volte, poi ha messo il  motore sul dinghi ma il risultato non cambava; 15 metri anziché 10, ma non riusciva ad avanzare...mi ha fatto “pena”, e gli ho detto di mettere l’ancora con tutta la catena sul dinghi e calarla man mano che avanzava con il dinghi a motore, e così è riuscito ad arrivare a 40 metri. Poi, recuperandola da prua, finalmente l’ancora ha morso il fondo ed ha concluso la manovra; ma che fatica……

 

 

 

E poi…..spesso arrivano  in porto , direttamente dalla Turchia dove sono appena partiti ( è al di la del canale di Samos, poche miglia) minimo con un 42’ se non un 45’ a noleggio, lui e lei da soli: si  capisce subito che lei non sa andare in barca, e lui invece neppure…. Qui c’è sempre molto vento, sopra i 15 nodi, e se non hai dimestichezza con il vento e con la barca possono succedere anche inconvenienti. E così si assiste ogni giorno ad una commedia tragico/comica che si conclude per fortuna sempre senza danni, ma solo con l’intervento di tutte le barche vicine al posto  dove l’incauto vuole ormeggiare.

 

 

 

Mi sono sbizzarrito a guardare che rotta fare per il rientro, e credo che sarà il tempo a darmi una mano nella decisione.  Ho visto che verso metà settembre arriva una perturbazione da Ovest, per cui prima di quel tempo devo aver attraversato almeno l’egeo…. Le isole sono tutte agibili, e tutte belle…..vedremo, intanto vi coinvolgo con le alternative che ho tracciato

 

 

 

Avete mai provato a farvi scivolare la vita addosso ? Succede che improvvisamente le cose assumono un valore relativo, pur nel rispetto dei valori che ci hanno insegnato, e tutto diventa meno impegnativo....o meglio, decidi tu su cosa impegnarti, perché quello che non ti interessa lo lasci scivolare....fuori dalla tua influenza, e non trasferisce negatività.

 

Se poi ti concentri su ciò che ti interessa, tutto diventa più semplice e più piacevole.

 

Gli amici ti seguono nelle discussioni, ti esprimi solo dove sei interessato e se sai di essere ascoltato, le esperienze che hai maturato diventano riferimenti per gli altri, e  riesci anche a sentirti utile e magari ad esserlo.

 

Una cosa sola mi amareggia: ricordate Sciascia cosa disse ? Nel mondo ci sono ommeni, ommenicchi e quacquaraqua, e purtroppo della prima categoria ce ne sono pochi.....la maggior parte sono nella terza, pochi nella seconda.

 

E così il rischio che le nostre parole o azioni impattino con la terza categoria  è alto, molto alto, e la nostra capacità di  agire positivamente viene limitata.

 

Per questo sono tornato al mare, da dove ero partito, perchè  almeno in mare comandano il tempo è la barca, e chi naviga nel rispetto di questi elementi ritrova i valori che reggono il mondo.

 

Syros 9 settembre

 

Siamo arivati a mezzogiorno  in baia a Vari, a Sud dell’isola d Syros….e mi decido finalmente a cercare la “vena” giusta per raccontarvi qualcosa, anche perché quest’anno faccio fatica a trovare lo stimolo.

 

 

 

Provo a riprendere dalle ultime news: vi avevo lasciato a Samos, e ci voleva proprio una settima senza ospiti per affrontare l’inconveniente che ho trovato a bordo:  la piccola perdita di liquido verde che trovavo nella ghiotta del  motore era dovuta ad una perdita dalla pompa di raffreddamento,  e non c’erano soluzioni di rattoppo, rischio di fondere il motore. È venuto Stelios, il meccanico di fiducia di Samos  che conosco da due anni, che due anni fa era già intervenuto sul mio motore,  ha ordinato il pezzo nuovo di ricambio alla Volvo di Atene, e per qualche giorno ho avuto la dinette sottosopra.

 

Si, perché per togliere la pompa bisognava togliere cinghie, alternatori, cinghia  di trasmissione e carter, e con attrezzi di precisione sbloccare la pompa: un lavoro delicato, da professionisti e conoscitori del motore, ed è stato un sollievo risentirlo “cantare” dopo l’intervento, e ritrovare la ghiotta pulita….  Già che c’ero ho fatto cambiare anche la cinghia di trasmissione, girante e controllato la relativa pompa, che comunque dovrò cambiare in Italia…..sempre novità da aggiungere alla lista degli interventi di manutenzione che dovrò fare quest’inverno.

 

Il 30 agosto, come da programma, è  arrivato Paolo, sotto un….meltemi con i fiocchi, che mi ha convinto a riandare la partenza.  Avevo parecchie alternative per il ritorno, come avevo valutato, ed alla fine ho scelto di attraversare subito  l’Egeo approfittando di una finestra di bel tempo, scommettendo  che dopo la luna piena il vento mi avrebbe “DATO BUONO” per andare a visitare le cicladi occidentali.

 

Percorso: una sosta di ambientamento  e di test del motore nella bella  baia di Poseidonion,  a Samos, poi Icaria, Tinos, Syros, Kythnos,Kea, Lavrio, Sunion, Agistri, dove sarebbe arrivato Franco con la figlia Stefania. Con Paolo abbiamo deciso di utilizzare i giorni a disposizione per prendere un motorino  e visitare queste isole, che di solito si “toccano” solo in barca e di sfuggita per arrivare presto “di là “dell’Egeo, confidando che le previsioni ci avrebbero assecondato, o meglio avremmo adattato il percorso alla direzione del vento.Così abbiamo fatto….

 

 

 

Raffaello, nel suo 777 dell’Egeo, aveva parlato bene di Maganitis,  un borgo a SW di Icaria, giusto prima del “salto”  su Tinos, e convinto che fosse anche fornito di servizi ho deciso di farvi una tappa, e da li prendere un mezzo per visitare   l’isola. Da Samos sono oltre 40 miglia, percorse un po’ a motore e un po’ a vela,  con una (rara) giornata senza meltemi, che invece avrebbe reso difficile la navigazione sotto questa parete di granito alta centinaia di metri, a causa  delle raffiche di vento catabatico, e quando con difficoltà riusciamo ad individuare il piccolo porticciolo scopriamo che oltre a quello  non c’è praticamente…. niente, solo due ristorantini  che vivono sul turismo pendolare che va nella spiaggia Sceiscelle, che sembra essere la più bella dell’isola.

 

C’è posto solo per due/tre barche, per fortuna  c’è fondale a sufficienza, e comunque  l’ambiente è suggestivo. È di fatto solo un piccolo borgo di pescatori, lontano da tutti gli itinerari dei charter ed  esentato anche da soste di transito a causa del predetto vento catabatico che obbliga a navigare ad almeno 3 miglia dalla costa, tant’è che proprio qui davanti due anni fa avevo pescato un bel tonno, e ricordavo di aver visto alcune case che avevo scambiato per un paese che non ho potuto raggiungere per le forti raffiche che scendevano dall’alto della montagna.

 

L’acqua è pulitissima, siamo in pieno Egeo, il fondale è pieno di pesce e mi dispiace non avere l’attrezzatura per prendere un po’ di patelle o di ricci che popolano le rocce dal molo. La sera ceniamo con  pesce ai ferri da Neromilos, ed assaggiamo il famoso vino rosso di Icaria, che sicuramente merita di essere nominato.

 

Il tempo mantiene le sue premesse promesse, e la mattina seguente alle 7 siamo già in navigazione verso Tinos. Il sole è spuntato da poco, e quando si dice che il mattino ha l’oro in bocca…. ve lo faccio vedere io….. anche se purtroppo il colore non risalterà bene, ma la montagna che vedete sullo sfondo, pietrosa ed infuocata dai raggi del mattino, riflettendosi in mare si trasformava in mille sfoglie d’oro: un effetto che ho cercato di catturare con molte fotografie.

 

La giornata si presenta bene, la barca prosegue senza intoppo, Paolo un po’legge ed un po’ dorme, disteso a prua, e ad un certo momento devio dalla rotta perché scorgo in mezzo al mare qualcosa che galleggia: è un gommone rovesciato, di quasi 4 metri. Fermo il motore, con Paolo e l’aiuto della drizza del fiocco2 imbrago un tubolare e issandolo riesco a girarlo:  il gommone è praticamente nuovo,  ha un motore mercury 9,9 ed un serbatoio da 20 litri pieno.  

 

 

 

Decido subito di recuperarlo e rimorchiarmelo fino a Tinos,  con l’intenzione di venderlo, così almeno invece di aver pescato un tonno mi consolerò con un diverso premio. In internet trovo che il valore a nuovo del solo motore è di 2400€, il gommone ne varrà almeno 1000, ma mi basterebbe poter fare una bella cena….in fondo chissà se il motore funzionerà dopo essere rimasto capovolto in mare almeno 12 ore…..chiederò 150€ di tutto per non corre il rischio di doverlo regalare, ed infatti appena arrivato in porto, parlando con il gestore della banchina…..combino senza trattative. A quel prezzo è veramente un regalo, ma se avessi alzato il prezzo mi avrebbero chiesto mille garanzie, ed allora….con una mano il mare prende ed un’altra da…..ed in verità ho perso due gommoni in vita mia e ne ho trovati 2……ambedue molto interessanti…..  peccato non essere  stato vicino a Monfalcone……  avrebbe avuto ben altra destinazione…..

 

 

 

 

 

E così Tinos, dov’ero già stato altre due volte, mi ha riservato prima il piacere di concludere una….buona azione…..e poi  di poterla visitare con tutta calma.

 

Appena fuori dal centro, che a parte il santuario ortodosso non riserva altro, si entra nella classica atmosfera greca, e percorrendo un dedalo di strade  e stradine che attraversano tutta l’sola  si incontrano piccoli villaggi che spiccano con le case bianche sulla brulla roccia, colombaie sparse in giro per i campi , moltissimi pascoli di capre, mentre dall’alto della panoramica che collega circolarmente tutta l’isola si vedono i vari borghi sul mare, fino al bellissimo angolo di Panormos.

 

 

 

Abbiamo tenuto la moto un giorno a testa, e così anche quest’isola può dirsi……vista e piaciuta..

 

Non vi ho detto che questa crociera sto usando un nuovo sito per le previsioni del tempo, WINDY, che assieme a Vlamis forecast (solo in greco) e a weather track assicura una ottima assistenza metereologica.

 

Come ho accennato  poco fa con la luna piena è arrivata un’alta pressione da Sud, ed il meltemi non domina più la scena: da sabato avremo poco vento dal terzo quadrante, che ci consentirà di

 

navigare senza grossi patemi d’animo, anche se saremo più impegnati a…visitare le prossime due isole: Kythnos e Kea.

 

 

 

 

 

 

 

Syros 11 settembre

 

Credevo che il mio bucato fosse pulito, finchè non ho visto il tuo…..beh, crdevo che dopo  Hicaria e Tinos le sorprese fossero finite, ma anche la visita a Syros mi lascia sorpreso. Si, perché se dovessi consigliare a qualcuno che isola greca preferire, non saprei quale indicare: quest’anno avevo iniziato il ritorno con l’intento di approfondire la conoscenza di alcune isole che di solito si toccano solo in transito per “la notte”, in quanto per soste “vacanziere” io privilegio quelle  lontane dal traffico e dal continente, ma devo riconoscere che questo gruppo delle cicladi è  molto interessante.  Syros ne è la “capitale”, non vi sto a tediare con informazioni che trovate in internet, ma per chi cerca un soggiorno variegato qui può trovarlo, sia arrivando in barca che via nave. L’isola ha tre anime, una cosmopolita, con il centro ex possedimento veneziano con tanto di teatro (copia in piccolo della nostra Scala), porto e bacino e cantiere  importante anche per rimessaggi invernali (poco conosciuto, lo vedrei una ottima alternativa a Leros tanto…. acclamato), una turistica, specie il lato  occidentale dove le  molte baie offrono una sicura permanenza anche con il meltemi, ognuna con spiagge e paesini,

 

 

 

ed una selvaggia, a Nord, dove si può assaporare l’anima greca fermandosi a S.Michele,  dove una locanda che domina sia Tinos sia  Kythnos   (Est ed Ovest) offre agnello e capretto  al forno condito con musica greca. Mi sono fermato un paio di ore, essendo l’ultima tappa del  mio giro, fra profumi di  mirto e origano, cespugli rigogliosi di capperi lungo le strade “sporche” di fichi che nessuno raccoglie.

 

Mi sono un po’ lasciato andare con i miei pensieri, sulle  notizie non sempre buone che arrivano dall’Italia, sapendo che mentre qui è ancora estate a Verona e al Nord  è già autunno…….

 

 

 

Alcune curiosità: a Syros c’è l’aeroporto, ma stranamente non ho trovato nessuna indicazione stradale che lo indicasse, e sono riuscito a raggiungerlo solo perché arrivando in barca da Tinos lo avevo individuato a S/E del paese. Ho ancora un buon senso di orientamento (sesto?) ed ho imboccato l’unica strada che mi sembrava potesse arrivare a destinazione, dove però ho trovato chiuso: forse perché era domenica pomeriggio? Il giorno prima sicuramente era aperto perchè  è arrivato il SIgn. DeLonghi che poi si è imbarcato sul suo yatch ormeggiato qui di fianco….isola che vai, imprenditore italiano che trovi…

 

Lungo la strada, scendendo fra una valle e l’altra,  si vedono distese di macchie verdi, che si riconoscono essere bambù:  all’inizio ho pensato che fossero zone paludose, poi ho scoperto che sono tutti appezzamenti coltivati ad agrumi ed orti, e che le file di canne di bambù   servono a “tagliare” il vento, che evidentemente soffia forte, e difendere le aree coltivate. Mi sono  ricordato che in Cile, lungo la valle dell’Elqui, dove il vento soffia forte scendendo dai 6000 metri dell’Aconcagua al mare in meno d 200 Km, usano mettere fra una coltivazione e l’altra alte grosse reti color sabbia, creando un effetto deserto, oltreché proteggere le piantagioni  di Pisco dal fortissimo sole tropicale…lo conoscete? vale il viaggio solo per assaggiarlo

 

 

 

Nell’isola c’è anche una grossa, grossissima  cava di pietra, profonda e lunga,  che nei secoli è stata utilizzata  da ovest ad est , tant’è che se continuassero a scavare quasi quasi potrebbero collegare i due versanti dell’isola:  mi son ricordato di quel “matto” che voleva svuotare il Tourchino per liberare la pianura padana dalla nebbia, ricordate? Potremmo importare il modello, ed  iniziare a scavare…forse fra 1000 anni con la roccia estratta potremmo  creare una diga gigantesca fra Portofino ed Albenga oppure fare una montagna artificiale dove andare a sciare,  …. ed in compenso avremo sempre il sole al nord……

 

 

 

Domani si riparte destinazione Kytnos:  continua il vento  dal terzo quadrante, umido, fa caldo, ma piuttosto di mettere la cerata preferisco “soffrire”. Spero solo che questo vento mi faccia una piacevole sorpresa sia sul golfo di Corinto, spingendomi perso Ovest, che dopo verso Nord….vorrei riuscire a fare il tratto da Corfù a Monfalcone in meno di 80 ore….ci vorrebbe una bella sciroccata, con olimpico tangonato e due mani con ritenuta…..

 

Mah, vedremo cosa Eolo ci manderà: per i momento siamo in 4, c’è ancora un posto per chi volesse farsi una navigazione non stop di quattro giorni….

 

m.. 

 

 

 

kytnhos 13 settembre

 

 

 

…e un’altra isola vista e piaciuta, anche se è brulla, brullissima….

 

Con il modello sperimentato questo viaggio, un giorno a testa abbiamo la giornata di libera uscita con  la moto, e così c’è il tempo per metabolizzare, riposarsi, scrivere, entrare nello spirito dell’isola…

 

Anche questa volta è stata una sorpresa, piacevole indubbiamente, e capisco perché il charter ha trovato in questo gruppo delle Cicladi  un terreno favorevolissimo: ci sono molte baie, sia ad est che ad ovest, che offrono un ormeggio sicuro nelle due situazioni  di tempo “perturbato”, e due porti che possono ospitare almeno 40 barche ognuno….

 

Siamo venuti da Syros direttamente a Loutra, a NE dell’isola, un porto che distingui solo quando ti ci sbatti contro, e mai penseresti di trovare una situazione logistica così interessante: a parte la disponibilità del personale che si fa in quattro per sistemarti dentro al porto (ben protetto da tutti i venti), il contesto è una favola: basta pensare che non ci son macchine, e a  parte il solito comunque silenzioso fronte porto pieno di ristorantini,  a fianco della piccola spiaggia c’è una piscinetta termale che raccoglie l’acqua calda che esce da una fonte poco lontano, sicché si può gratuitamente beneficiare di un massaggio “termale” fin a 60°  prima di farsi una  nuotata in mare.. a tutte le ore, tant’è che Ieri sera un gruppo di polacchi, prima di mezzanotte, munito di corone luminose (lampadine in testa) si recava allegramente a smaltire una bevuta nelle acquòe calde della piscina.

 

Il punto più caratteristico è la Kora, un borgo molto antico, che conserva tutta l’anima greca, anche perchè il turista del charter non vi si reca: si trova invece l’amatore della grecia, tant’è che vi ho trovato un’oriunda rientrata dagli USA che ha aperto un bar nella piazzetta principale dove si ascolta musica country e on the road…strano vero?

 

Tutte le baie (e sono molte) sono raggiungibili con strade asfaltate o in terra battuta,

 

che mediamente in 4 Km scendono al mare da una dorsale che attraversa l’isola da Nord a Sud; lungo il ciglio si trovano moltissimi cespugli di capperi, prodotto caratteristico di queste zone, di finocchietto selvatico, buono per la pasta alla palermitana… con sarde e uva passa ( uuhmmmm), alberi di fichi e cespugli di fichi d’india….peccato che qui non sappiano fare la grappa con questo frutto….l’ho assaggiato a Tunisi quando vi facevo sosta con la nave…..è ottimo, ance se un po’ dolciastro…..

 

 

 

Come vi dicevo l’isola è arida, le rocce delle due parti estreme (Nord e Sud) sono ricche di ferro (anticamente era estratto), ma nel sottosuolo vi deve essere l’acqua  perché sono fortissime ed evidenti  le tracce di una precedente attività agricola. I pendii sono terrazzati, con i classici muretti a secco, bellissimi, mentre oggi l’unica attività rimasta è la pastorizia.

 

 

 

Mi chiedo perché, considerato che una volta (ma non molto molto tempo fa) le persone coltivavano la terra e vivevano dei suoi prodotti, non insegniamo agli  immigrati questa nobile arte, in modo che capiscano che il benessere che cercano e pretendono gratuitamente è una conquista che parte da lontano, ed è il frutto di un lavoro che tutti in Europa abbiamo fatto, un percorso da non dimenticare…..

 

Le Isole in Grecia ci sono, in Italia abbiamo terre da bonificare, paesi montani da far rivivere: possibile che non  si possa insegnare a questa gente a pescare anzichè regalare il pesce? Possibile che dobbiamo abituarli ad avere tutto gratis? Mah, senza cattiveria, ma girando per queste isole, vedi anche Tinos, ho provato tristezza nel vedere abbandonati questi grandi spazi, dove le tracce evidenti di una passata attività agricola suggerirebbero una  grande possibilità di “sfruttare” il territorio, come si faceva una volta….

 

Beh, sorvoliamo…..

 

Cosa mi rimane da dire: siamo a metà settembre e, a parte i porti e le baie  che sono sempre pieni di barche, in giro per le strade non c’è nessuno, e nei borghi in riva al mare è quasi tutto chiuso, anche se ci sono quasi 30°: ad Agios Dimitrios, proprio dove finisce l’isola, sono stato fortunato perché ho trovato una osteria aperta, e con 13€ ho mangiato un piatto di agnello con patate, un piatto di pomodori, pane,vino e caffè greco doppio…..con un dessert  di ciliegie sciroppate.

 

Dulcis in fundo: il tramonto sulla spettacolare baia di Kolona , dove un istmo di sabbia bianchissima  divide la baia in due, con ampie possibilità di ancorare da una parte e dall’altra….dipende dal tempo….

 

 

 

 

 

Kea 17 settembre

 

Kea: the last but not the least…..un’isola da me sempre sottovalutata e velocemente scavalcata nel salire  verso l’Eubea, ed invece……un’ulteriore sorpresa, con le sue baie attrezzate e “baiette con spiaggetta” nascoste.

 

 

 

L’isola, dopo Aegina, è la più vicina al continente, e per questo  come dicono le guide è diventata una meta ambita dagli Ateniesi, al punto che famosi architetti hanno “creato”delle soluzioni che meritano l’esposizione nelle riviste del settore.

 

Peccato che, come abbiamo constatato, nei fine settimana e nei mesi di luglio ed agosto debba essere invivibile, perché arriva…..il mondo, via traghetto, con moto ed auto, e con mezzi “personali”, a partire da motoscafi con due motori da 400HP o con yatch di 50 metri che occupano tutte le rive della baia, senza contare i charter peri i quali questa è la prima o l’ultima meta del noleggio.

 

E pensare che finora avevamo calcolato il percorso fra questo gruppo delle Cicladi proprio in funzione della presenza dei charter, in  modo da non avere sorprese al momento dell’ormeggio; e così venerdì sapevamo che a Lavrio ed Atene vengono consegnate le barche prese a noleggio, tant’è che  effettivamente quando siamo arrivati nella grande baia di Kea abbiamo potuto scegliere fra un ormeggio nella zona VIP o in quella portuale, ambedue deserte…….…ed abbiamo preferito quella dei VIP (perché….non siamo anche noi VIP – poveri velisti italiani-?).

 

 

 

Diamo fondo, tendalino, birretta, e Paolo scende per una  prima perlustrazione del sito. Verso sera inizio a preparare la cena, ed iniziano ad arrivare alcuni motoscafi, anche se non grandi, che faticano ad ormeggiare per il fondo che non fa tenere l’ancora, ma verso le 19 arrivano due yacht da almeno 50 metri, con 6 persone di equipaggio,  che dopo aver ormeggiato “oscurandoci” l’orizzonte hanno logicamente sciato accesi  generatori  per mantenere al fresco gli ospiti e l’armatore, mentre il nostro piccolo guscio di 13 metri  sussultava tutto per le vibrazioni e tremava anche la nostra…….  testa per l’incipiente arrabbiatura…….e così prima che il disappunto mi creasse danni permanenti siamo fuggiti verso il porto, ancora semideserto  dove alle 20 abbiamo ormeggiato vicino ad un’altra barca targata MN. L’armatore ci ha subito riconosciuti perché ….. avevano “abitato”  anche loro dallo stesso marina dove tengo il soundofsilence, l’Hannibal, anche se ultimamente svernano nel cantiere di Patmos, e mi hanno confermato la positiva impressione che avevo avuto ai fini di questa scelta in alternativa a Leros o Lavrio o…..

 

E come nelle precedenti isole  abbiamo preso il motorino, e oggi Paolo ed ieri il sottoscritto abbiamo cercato di entrare nell’anima dell’isola. Sono non meno di 100Km, suddivisi  in due percorsi circolari a forma di 8, che scorrono in ottime strade fra ville che spesso si confondono con il terreno, perché costruite tutte in pietra come “muretti a secco”,  ed appezzamenti coltivati, come nelle fotografie delle riviste.

 

 

 

 Mi sono fermato in un paio di spiagge attrezzate,  per capire il “movimento”, e vi assicuro che sembrava di essere in una passerella, dove i VIP venivano serviti da cameriere vestite tutte uguali con una “divisa estiva”…..beh, d’altronde anche questa è la Grecia, con le sue forti differenze che in questa isola  sono evidenti, ma che  nelle altre non ho trovato.

 

L’isola si presta molto anche ad essere percorsa a piedi, con itinerari facilmente distinguibili sempre per il tracciato fra muretti a secco: si, perché mentre l’urbanizzazione signorile  si è sviluppata in prossimità del mare, tutto l’interno è rimasto immutato, e si può camminare   in mezzo ad una natura rimasta indenne , fra boschi di macchia mediterranea e pascoli di capre, con viste mozzafiato sull’egeo.

 

 

 

 Mi sono fermato parecchie volte ad ammirare il panorama che si stendeva sotto i  miei occhi, al punto che mi sono rifiutato di continuare verso altre spiagge perché la mia “memoria” visiva era già colma di immagini come non ho visto in nessun’altra isola. Si, perché da un’altezza di almeno 300m,  a  Nord lo sguardo domina prima da C°Sunion all’Eubea, poi dall’Eubea  ad Andros, Tinos e Syros, e a Sud da Syros a Seryfos , lasciando scoperto il braccio di mare fino a rivedere C°Sunion……e sotto, come base  di questo quadro,  il blu del mare Egeo, sopra il cielo azzurro: un panorama  che credo sia unico….altro che il buio oltre la siepe…se Leopardi avesse vissuto qui chissà cosa avrebbe scritto…. e vedo e capisco cos’è l’infinito…..

 

Una chicca per ultimo: a Ioulida, la Kora dell’isola, oltre al piacere di lasciarsi andare  fra  le strette viuzze, fra un riverbero bianco delle pietre e delle case, interrotto dall’azzurro dei balconi, ed il profumo che esce dalle taverne, non bisogna perdere una visita ad una scultura in  pietra risalente al VI secolo a.c. raffigurante un baffuto leone ……forse  già a quei tempi c’era  la lega greca …..…..el leon magna el teron?

 

 

 

E domani si ritorna al punto di partenza: Lavrio, con cambio di vele (tolgo lo yankee e rimetto l’olimpico ed il code zero), un rinforzo alla cambusa, e poi un trasferimento ad Agistri   dove arriveranno Franco e Stefania,  che con Paolo mi accompagneranno fino a Monfalcone.

 

 

 

……… il Soundofsilence è in banchina a Monfalcone, ma non vi ho ancora raccontato  l’ultima parte del viaggio, da Kea a ..kasa, cosa che cercherò di fare per tenere memoria della mia estate in Egeo 2017.

 

La memoria è ancora fresca, e sono certo che anche agli amici che mi leggono piacerà rituffarsi nell’estate trascorsa.

 

Dopo Kea, ultima bella sorpresa di questa tratta da Samos al continente visitando alcune isole delle Cicladi, arrivare  a Lavrio è stato come arrivare a casa, perchè assieme a Corfu sono le due soste che ogni viaggio caratterizzano sia l’approvvigionamento della cambusa che l’incontro con ambienti ormai ”amichevoli” , e anche questa volta non sono mancate la tappa in pescheria, gli spuntini   a base di pesce con il marsica “dulcis in fundo”,  e la scorpacciata di souvlaki con salzichi nella solita rosticceria assieme a Paolo.

 

E così il 19 settembre, dopo aver rifornito la cambusa e visitato la pescheria, con l’acquisto di alici, polipo e pesce spada, lasciamo l’Egeo diretti ad Agistri, dove arriviamo nel primo pomeriggio. Il 21 doveva arrivare Franco con sua figlia Sofia, e non volevo sorprese con il tempo, essendoci una perturbazione da West in arrivo, che puntualmente è arrivata, caratteristica  che ultimamente caratterizza la nostra sosta in questa isola.

 

Era ancora aperta la piccola trattoria sul porto, gestito da un’attempata coppia (sempre quella da anni), che prepara ottimi piatti di pesce e piatti tradizionali anche su ordinazione, sfruttando la presenza  del pescatore che si ormeggia ogni giorno proprio li davanti; la sera stessa mi son fatto una cenetta con i fiocchi    ( non sono pesci, ah ah ah), anche se non sono riuscito a mangiare i gamberi che ho visto portare al tavolo vicino e mi hanno fatto venire l’acquolina in bocca:  gamberi giganteschi, che in Brasile chiamano gamberi pistola  da quanto sono grandi, e così li ho ordinati per la sera dopo, per gustarli con Franco. Non avevo dubbi che l’equipaggio avrebbe seguito il comandante, e così la vigilia della partenza, nonostante il forte vento che ci ha costretti a mangiare sotto il portico con la cerata, ci siamo pappati un bel piatto di gamberi freschissimi, grossissimi, gustosissimi, annaffiati con dell’ottimo vino locale, per la modica cifra di 15€ a testa tutto compreso, greeck coffee, tomates e scarpetta con l’olio della casa…..

 

Agistri: non so se ci tornerò ancora, perchè oltre alle burrasche che caratterizzano il fine stagione e  che  riempiono la barca  di sale, purtroppo  quest’isola è diventata una meta dei charter, che vi si fermano il primo giorno partendo da Atene e l’ultimo   prima del rientro, e non solo,  ma anche quando le condizioni atmosferiche non consentono agli equipaggi di scendere verso le cicladi, e ben presto , complice anche il malo tiempo, ogni spazio in banchina si riempie, per cui se non si arriva entro le prime ore del pomeriggio si corre il rischio di non trovare posto.  Anche questa volta abbiamo avuto due giorni di burrasca, fuori c’era  Beaufort 6/7, e quando il venerdì mattina le prime barche si sono dirette verso Atene con un vento sostenuto ma con  andatura poppiera, anche noi abbiamo deciso di far vela verso Corinto, ma con una bolina stretta; le previsioni davano vento in calo , e addirittura calma nel pomeriggio e la sera, per cui  verso le 11 abbiamo lasciato gli ormeggi.

 

Avete mai visto una barca tutta ricoperta di sale? Beh, alla partenza potevate vederne una, il soundofsilence, e dopo tre giorni di Beaufort 5 in porto (ormeggiati sempre al solito posto dove l’anno scorso avevo usato tutte  le cime, da quante ne avevo messe per tenere la barca in assetto) , e complici  gli spruzzi che scavalcavano la diga di protezione, mi sono ritrovato con una patina bianca che copriva tutto, teck ed acciai, da poppa a prua.

 

In banchina mancava l’acqua, per cui l’unica soluzione è stata una pulizia a secco ……. e a posteriori solamente a Corfu saremmo riusciti a lavare la coperta con acqua dolce.

 

 

 

Da Agistri a Corinto sono poco più di 20 miglia, e contavo di fare il canale prima delle 16, in modo da arrivare a Kiato prima del buio, ma le previsioni sono previsioni, come dice Giancarlo,  e dopo una iniziale andatura di bolina stretta che ci ha permesso di avvicinarci all’obiettivo pur sotto costa al Peloponneso, le ultime miglia ci hanno riservato una brutta sorpresa: anziché calare verso le 26 ha ripreso a soffiare un forte vento da Ovest, giusto giusto  dal Canale, sul naso, prima a  20 poi 25 e 28 nodi, ed ho capito che difficilmente avrei potuto  raggiungere Kiato quella sera. Infatti,  quando ho chiamato con il VHF l’autorità del canale per avere informazioni sulle condizioni meteo sul canale, mi hanno detto che nel golfo di Corinto  c’era  burrasca forza 8, consigliandomi di dare fondo a dritta del canale, dove avremmo potuto aspettare coperti e riparati dalla collina sovrastante, per  riprendere la navigazione il giorno dopo.

 

Intanto eravamo un’altra volta coperti di sale, dalle cerate alla coperta agli strumenti di navigazione, non avevamo mangiato nonostante la cambusa piena, aspettando che il vento calasse, e pertanto senza molti ripensamenti ho cambiato programma: ho dato fondo davanti ad una bella spiaggia, dove ho fatto compagnia a  molte altre barche a vela, catamarani ed yatch, che si erano trovate nelle mie stesse condizioni;  mare calmissimo, un sole ancora estivo, e senza tentennamenti e con la scusa di andare a controllare l’ancora ( che non ci ha mai tradito)  prima ci siamo buttati in acqua per  fare una bella nuotata, e poi ci siamo rilassati con uno spuntino di avvicinamento alla cena, che verso sera  ho preparato con patate e polipo.

 

 

 

La mattina sveglia all’alba, ci siamo accostati subito al molo delle autorità  del canale, e prima delle 8 avevo già fatto documenti, pagato il passaggio, e ripreso la navigazione. Per Sofia, la figlia di Franco, è stata sicuramente una esperienza interessante, per lei era la prima volta che faceva il Canale, e navigare fra due pareti di roccia che si innalzano per decine di metri, risulta emozionante. Durante l’attraversamento l’attenzione è massima, c’è corrente (di solito contraria) e bisogna stare ben in centro, perchè quando si alza lo sguardo verso i ponti sull’istmo basta un niente per “sbandare” a dritta o a sinistra, e ben vengano gli occhi dell’equipaggio per evitare problemi. Questa volta, per la forte corrente contraria, il convoglio si è allungato in due tronconi, sicchè verso la fine del canale abbiamo trovato l’uscita sbarrata dall’ultimo ponte, ed abbiamo dovuto aspettare qualche minuto la riapertura. Il ponte non è a levatoio, neppure ad apertura laterale, ma si abbassa sul fondo, per cui fa un certo effetto navigare sapendo di passare …. sopra al ponte, mentre le macchine sulla strada  aspettano dopo il  nostro passaggio il risorgere del ponte dal fondo del mare…..

 

Sono da poco passate le 8, alziamo subito le vele, ci attendono oltre 40 miglia per arrivare a Lepanto, e una bolina larga ci consente di navigare ad oltre 6 nodi; anche questa volta però la “bella musica” dura poco, l’effetto venturi che si crea con il restringimento del golfo davanti a Corinto cessa ben presto, e dobbiamo riaccendere il  motore. Lasciamo però a riva lo yankee (non siamo ancora  riusciti a cambiare la vela con l’olimpico) che comunque ci aiuta a mantenere una buona media, e ci lasciamo alle spalle Loutraki, poi Kiato, ed aiutandoci  facendo larghi bordi, nel primo pomeriggio vediamo prima a dritta  Galaxidi e la montagna dove si trova Delfi,  e poi in lontananza si inizia ad intravvedere  Trizonia.

 

E qui , come sempre capita, riprende a soffiare un vento sostenuto da Ovest: non è possibile andare solo a vela, non si riesce a stringere il vento e con le onde formate la barca fatica a correre, per cui con il motore a 1500 giri  e sempre con lo yankee ben cazzato per guadagnare acqua nel bordo  franco, inizia una galoppata  verso Lepanto. Bordi su bordi, coperti dalle cerate, la falchetta quasi in acqua, con le onde che attraversano la prua e si riversano in coperta ed in pozzetto, alziamo la cappottina per ripararci, e con la prua che continua a sbattere sull’onda chiedo a Franco di andare a controllare sotto coperta che tutto sia in ordine. Non mi aspetto sorprese, qualche ora prima era tutto in ordine, e quando risale  mi fa un certo effetto sentirmi dire che c’è un rumore di catena che sbatte a prua e gli sembra che  il salpa ancora stia girando.

 

<< Come? Il salpa ancora?  Ma come è possibile? Avevi lasciato fuori il telecomando? >>.

 

 Gli chiedo di andare a  controllare cosa succede: c’è mare, come dicevo, siamo sbandati e puggio un po’ per non correre rischi mentre lui a “gattognao” va a prua , e quando rientra dicendomi che c’è un metro e mezzo di catena in coperta non agganciata al barbotin e il salpancora che gira a vuoto mi viene male. Come è possibile? Scendo immediatamente in dinette a staccare la corrente (24V)  del salpancora dal quadro generale, ma so che sarebbe stato impossibile far fronte il da farsi navigando in  quelle condizioni, e quindi ho pensato che avrei affrontato la situazione quando sarei stato ridossato dalla costa. Ma cosa fare? Il buio si avvicinava, sarei arrivato comunque a Lepanto dopo il tramonto, e non è detto che avrei trovato posto nel mandraccio;  e se il salpancora è fuori uso come faccio a dare ancora e poi salpare? Franco suggerisce che si potrebbe staccare la catena dall’ancora e dare fondo con una cima, e poi salparla con un winch dal pozzetto….; io addirittura penso di tirare dritto, una notturna  fino al giorno dopo, ed arrivare in un porto con il chiaro, andare in banchina affiancato all’inglese, e cercare un meccanico per  riparare il riparabile, a Itaca oppure a lefka.

 

Intanto ci avviciniamo alla costa, piano piano andiamo a ridosso, riavvolgo lo yankee e ci attingiamo a vedere cosa è successo: chiedo a Sofia di mettersi al timone e con Franco andiamo a  prua, dove scopriamo che mentre l’ancora è ben salda  sul musone c’è oltre un metro di catena che liberamente  “gira” in  coperta, bloccata sul salpancora. Aprendo poi il gavone  scopriamo che dentro c’è  acqua di mare (cosa abbastanza normale perchè esce dal foro di drenaggio), ma il telecomando del salpancora è fradicio, e tutto diventa chiaro: il telecomando, uscito dalla tasca, è finito sull’angolo del gavone dove a barca sbandata si accumulava acqua di mare e si è inzuppato facendo contatto. Per fortuna hanno fatto contatto i fili del pulsante di uscita della catena, non quello di entrata, ed  il salpancora ha fatto uscire catena in coperta: con gli sbalzi e a barca sbandata la catena è uscita dal barbotin ed  il salpancora ha continuato a girare liberamente, per fortuna senza bruciare il motore.

 

Ho subito pensato che   se il contatto fosse avvenuto sul pulsante di entrata della catena avrei bruciato tutto, oppure avrebbe preso fuoco qualcosa….non si sa mai…. e sperando di poter ripristinare il “posto di manovra” ci siamo apprestati al lavoro. Sono sceso sottocoperta, nel frattempo la catena è stata liberata, e  con l’orecchio teso a prua attendendo comandi da Franco ho ridato corrente. Il salpancora si è rimesso a girare normalmente, prima senza e poi con la catena agganciata al barbotin, e i pulsanti fissi in coperta lavoravano regolarmente.

 

Ho tirato un sospiro di sollievo, per fortuna esiste un DIO anche per me , e magari non è la prima volta che mi aiuta, ma vi assicuro che la sensazione non è stata simpatica, e comunque la lezione è stata chiara: mai più lasciare il salpancora acceso in navigazione, ma soprattutto non pensate che il telecomando della  ” MZ electronic” sia impermeabile, aspetto che comunque rimarcherò al fornitore .

 

Nel frattempo si era fatta sera, l’imbrunire delineava la vicina costa bassa, ma per fortuna conosco bene quella zona, con le sue secche che escono abbastanza fuori in mare, e riuscivo ad intravvedere le boe di segnalazione del pericolo; inoltre con la batimetrica ed il GPS, il profondimetro della barca ed il plotter dell’Ipad a scala massima non c’erano problemi, e alle 20.30 di sabato 23 settembre, nuovamente inzuppati di sale, siamo passati sotto il volto che racchiude le mura del mandraccio di Lepanto.

 

Vi ho già descritto il mandraccio: è rotondo, tutto murato, con un portone d’entrata che una volta chiudeva la fortezza, dentro è pieno di barchette di pescatori ormeggiate sulla circonferenza,  con tre scale per salire sulla strada, alta una decina di metri sul livello del mare, una a Dr una a Sn ed una in centro, alle quali possono ormeggiarsi tre barche in tutto, sicchè l’effetto per chi guarda dall’alto è quello di essere sulle gradinate di un anfiteatro, o sul loggione di un teatro: SI, perchè sul mandraccio, in alto, si affaccia la piazza del paese, con bar e relativi tavolini , sempre pieni di gente che si godono non solo la vista superba sul mare, a tutte le ore, ma anche le manovre di chi entra in porto con la barca. Non è una manovra facile, lo spazio è strettissimo, bisogna entrare di prua, una volta dentro  girarsi completamente, portarsi sotto il volto dove bisogna dare fondo e poi filare catena  piano piano fino allo scalone che si è scelto per l’ormeggio, e poiché nessuno viene a prendere le cime qualcuno dell’equipaggio deve scendere dalla scaletta posizionata in fuori a poppa (che si deve preparare prima della manovra) e fermare la barca. 

 

E così, vedendo che  la scala di sinistra  era libera,  abbiamo dato fondo “in notturna”  in un palcoscenico rischiarato dalle luci dei palchi e dal loggione…..  e per quel giorno una bottiglia di prosecco ha coronato la “chiusura dei giochi”.

 

 

 

Da questo punto fino a Corfu il trasferimento diventa un po’ noioso, perchè le tratte sono lunghe, bisogna tenere una media sopra i 6 nodi, e  sperare che non arrivi cattivo tempo, per consentirci di rispettare le date che ci siamo prefissati: Franco avrebbe voluto arrivare a Roma il 3 ottobre ed io non perdere un appuntamento per lo stesso giorno per la consegna delle borse di studio intitolate a mio padre,   per cui…..miglia dopo miglia ripercorriamo le tracce di ogni anno.

 

Il giorno dopo, domenica 24 settembre, ci aspetta un’altra tratta lunga, oltre 40 miglia fino alla baia di Petala, e così la mattina ci è toccata un’altra sveglia “bonoriva”, all’alba: il tempo di scendere a comperare il pane, liberarci dall’ormeggio, dirigere su Patrasso, attivare la procedura di richiesta del permesso di transito sotto il bellissimo ponte di Patrasso che collega il Peloponneso alla terraferma, e poi via, purtroppo a motore, un po’ insonnoliti, sotto un cielo imbronciato, lasciando scorrere la costa bassa a DX, davanti a Messolongi, con la piana dove si è svolta la battaglia di Antonio e Cleopatra contro le truppe romane di Ottaviano.

 

Questo tratto di mare è solcato da tutti i traghetti  e navi che dall’Italia e da  Corfu vanno a Patrasso, da dove una nuova autostrada e una nuova linea ferroviaria conducono velocemente ad Atene passeggeri e merci, per cui c’è sempre compagnia lungo la rotta, ma bisogna non farsi trarre in inganno dal falso orizzonte: la costa a destra è bassa, una secca lunga e larga può creare problemi a chi non la conosce, ed anche stavolta abbiamo visto una barca a vela che ha dovuto “dimenarsi” per uscire dall’insabbiatura: si, perchè uscendo da Messolongi, o anche venendo da Patrasso,  verrebbe spontaneo fare rotta direttamente all’uscita del golfo tenendosi a dritta,  ma è un’insidia pericolosa, che solo un catamarano può superare indenne.

 

Più avanti, ad EST, c’è un’altra insidia : lo sapevate che appena fuori dal golfo di Patrasso sfocia uno dei fiumi  più lunghi della Grecia? Appena dietro all’isola di  Oxeia, vicino alla baia di Petala, la foce continua a guadagnare “acqua” rendendo pericolosa la navigazione, e poiché le secche non sono segnalate bisogna stare all’occhio,  non “tagliare” la rotta e soprattutto considerare che le piene del fiume spostano le secche….. Ci si passa davanti per arrivare nella baia di Petala, ottimo posto per ridossarsi e trascorre  la notte alla fonda, rifugio sicuro dove mi ha condotto anni fa l’amico  Paolo, che ne ha fatto anche la sua terra di conquista, o meglio territorio di pesca, molto proficuo…

 

 

 

 

 

Lunedì da Petala a Lefka  un’altra bella navigazione, un po’ a vela ed un po’ a motore, il piacere di trovare il canale di avvicinamento completamente dragato e segnalato con boe nuove, rosse e verdi, e la banchina mezza vuota che ci ha consentito una manovra senza problemi. Qui il fondo è fangoso e tiene benissimo, e sentire che l’ancora agguanta subito da una sicurezza che in pochi altri porti ho trovato; inoltre la banchina è molto larga, ed approfittando della calma di vento calata verso sera , abbiamo deciso di cambiare le vela, sostituendo li Yankee con  l’olimpico ed aggiungendo anche il gennaker: non si sa mai,   magari senza aspettare Corfu riusciamo a goderci un’andatura favorevole a questa tela. Preparando questa manovra bisogna anche controllare la lunghezza della scottina  dell’avvolgitore, e siccome le sorprese non finiscono mai  anche in questo caso scopro che la camicia della scottina si è rotta. L’anima è in dyneema, e poiché anni fa mi è già capitato di avere problemi su questo fronte, ho dovuto provvedere alla riparazione: rifilare tutta la scottina, recuperare la camicia che rompendosi  si era sfilata di oltre un metro, cucirla, fissarla e ricoprirla con un nastro. Per fortuna la rottura si era verificata  vicino al cambio di spessore ( la cima che entra nell’avvolgitore  ha un diametro la metà di quello che si manovra dal pozzetto, e le due cime sono unite da una impiombatura ad hoc) , e non avremmo poi avuto problemi durante le manovra di chiusura della vela, anche se a Monfalcone dovrò cambiare tutte due le scottine, del fiocco e della trinchetta…

 

 

 

Martedì mattina ci siamo presentati davanti al ponte  all’apertura delle 7: quest’anno hanno completato il dragaggio del porto e costruito una diga nuova, segnalando il canale con nuove  boe , per cui provenendo da Nord non si corre più il rischio di raschiare il fondo, come mi è capitato tre anni fa, e scivolando sull’acqua calmissima abbiamo lasciato lefka alle spalle…..

 

L’arrivo a Paxos è senza storia, diamo fondo davanti alla nuova banchina che hanno costruito nella baia di Moggonisi, facciamo l’ultimo bagno della stagione, ascoltiamo la musica che suonano nel ristorante frequentato da un folto numero di charteristi, e la mattina seguente ci portiamo verso Corfu.

 

Partiamo con vento sostenuto sperando di fare una bella veleggiata,  ma il cielo promette pioggia, e dopo poche miglia rimane solo una leggera brezza che ci costringe ad andare a motore fino  a Guvia. Passiamo sotto al castello, vedo con sorpresa che nel porticciolo  ci  sono molti posti vuoti, e poco oltre,  proprio in centro, hanno completato una nuova darsena prima della stazione marittima, di fianco al mandraccio: potrebbe essere una buona opportunità per una sosta breve,  ma essendo pubblica sembra che manchino i controlli.

 

Atterriamo a Guvia mercoledì  pomeriggio, con l’intento di fare gasolio prima di andare all’ormeggio in banchina, così eviteremo di fare una doppia manovra il giorno della partenza e dover aspettare che aprano, ma facciamo i conti senza la pioggia che immancabilmente inizia a cadere mentre sto riempiendo il secondo serbatoio, e Franco ha il suo da-fare per evitare che imbarchiamo anche…. acqua dolce. Per fortuna non avremo problemi, anche perchè il filtro del gasolio consente di drenare e  raccogliere  l’acqua…

 

Per la prima volta ci assegnano un ormeggio quasi all’inizio della banchina, comodo per gli spostamenti a piedi, e approfittando della pioggia appena caduta continuiamo l’operazione di lavaggio della coperta e pulizia sottocoperta,  per poi pensare alla cena. Sapendo che al supermercato ci sarebbe stata buona carne, avevo promesso agli amici di fare una scorpacciata di proteine e di bere un buon bicchiere di vino, e così senza perdere tempo per le pratiche amministrative del marina e della capitaneria, ho fatto un salto al supermercato dove ho fatto….il pieno: oltre 2 Kg di agnello, che a malapena sono poi riuscito ad “acccomodare” sulla casseruola, arrostiti in meno di un’ora, giusto il tempo di aprire e far “arieggiare” una preziosa  bottiglia di amarone. Al momento di pesare la carne ho chiesto a Franco se quella sulla bilancia sarebbe stata troppa, ma da buon romano, che apprezza l’abbacchio, non ha avuto esitazione nel dirmi…..<<non preoccuparti, non ne avanzerà>>… come poi è realmente accaduto.

 

Il giorno seguente, dopo aver fatto il pieno per la cambusa, ho dato libera uscita per tutti, dandoci appuntamento per la cena alla solita trattoria in una traversa della promenade:  chi ne ha approfittato per fare bucato, chi per andare in centro già alla mattina, io me ne sono stato a bordo a pianificare il percorso di rientro, adempiere alla burocrazia, timbrare il DEPKA che mi consentirà di rientrare in Grecia entro un anno senza rifare i documenti di entrata,  e prendere le bombole di gas per la cucina.

 

Ancora adesso non mi spiego come possano essere così diversi i prezzi: a Lavrio e nelle isole 8€, a Guvia 20€, a Monfalcone 28€: è proprio il caso di dire…marina che vai prezzo che trovi…. 

 

 

 

Poiché l’intento era di fare una unica tratta fino a Monfalcone, rispettando la data del 2 ottobre,  le condizioni meteo sarebbero state determinanti sia nell’influenzare il percorso sia nel condizionare la navigazione, ed auspicavo che il vento di scirocco previsto da giorni ci avrebbe aiutato nella risalita: c’erano temporali sopra l’Albania, che avrebbero dato noia in quel tratto di mare per almeno 12 ore, e quindi se non fosse cambiata la situazione ho pensato che avrei potuto puntare su Brindisi e poi sul Gargano, partendo la mattina seguente all’alba   per evitare i temporali, sperando che più a nord sarebbe arrivato un po’ di scirocco, per poi puntare decisamente sulla costa istriana, ed arrivare all’Hannibal  nel pomeriggio di lunedì….le solite 80 ore…..

 

E così è stato. Abbiamo  fatto due squadre per i turni di 4 ore, Franco con Sofia e Paolo con me, in modo da avere sempre due persone in coperta, e venerdì 29 settembre, all’alba, abbiamo lasciato il marina di Guvia. 

 

Come previsto abbiamo schivato i temporali che si vedevano il lontananza ad EST, anche se non abbiamo potuto evitare un fastidioso  fetch che ne è derivato nelle 24 ore seguenti, e un po’ a vela e molto a motore abbiamo iniziato la risalita dello Ionio e dell’Adriatico.   Davanti ad Otranto ho cercato di parlare con Adolfo, ma eravamo troppo lontani dalla costa e non sono riuscito a sentirlo, come neppure Alessandro a Santa Foca ( che ….. la benedoca). A proposito di Santa Foca….lo sapevate che l’oleificio  sociale S.Anna a Vernole (LE) ha vinto un primo premio per la qualità del suo olio? ….. me ne ricorderò per la provvista di quest’anno.

 

Salendo purtroppo le condizioni non migliorano, il vento non arriva, pesce non se ne vede nonostante il periodo sia buono, in lontananza inizia a vedersi prima Brindisi, poi prima di mezzanotte siamo davanti a Bari e con il nuovo giorno si intravede il Gargano: sembra li a portata di mano, ma ci arriveremo solo nel pomeriggio, contrastati da una corrente contraria che ci abbassa la velocità sotto i 6 nodi. Davanti a Vieste riusciamo finalmente ad riprendere la rotta direttamente sull’istria e aggiornare casa sul nostro arrivo, che dovrebbe essere nel pomeriggio di lunedì 2 ottobre.

 

Lasciamo a sinistra le Tremiti, Pianosa e puntiamo dritti su Pola, finalmente con la corrente favorevole e con un po’ di vento che ci consente di alzare le vele e mantenere una buona velocità: ormai siamo lanciati, i turni funzionano alla perfezione, io con Paolo faccio quello dalle 00 alle 04, quindi ho tutto il tempo per assicurare anche l’ultima cena  in navigazione con il mio “famoso” minestrone di legumi (vari tipi di fagioli e lenticchie, per alleggerirlo carote e cipolla, e per profumarlo …. il mio piripiri). Durante la notte il viavai di navi è abbastanza intenso, prima al largo di  Spalato, poi di Lussino, dove le navi che provengono da Sud accostano allontanandosi dalla rotta commerciale che porta a Trieste, e quando la mattina salgo in coperta, mi ritrovo con grande sorpresa già davanti a Pola, il che significa che nel primo pomeriggio avremmo potuto essere a Monfalcone.

 

Il fervore dell’arrivo contagia un po’ tutti,  prima Franco con Sofia che iniziano a guardare l’orario dei treni per Roma, e quindi a preparare i bagagli e pulire le cabine, poi Paolo che  accompagnerò io, con una piccola deviazione , mentre io mi riservo di tornare la settimana seguente per tutte le operazioni di riordino della barca.

 

Senza interferenze arriviamo in vista della boa di Punta Sdobba, e alle 16 siamo ormeggiati al mio solito posto all’Hannibal: trovo un passaggio per chi deve andare ala SSFF, alle 18 arriva Wilma e con Paolo rientriamo tutti a casa.

 

Ciao Soundofsilence.

 

 

 

Purtroppo anche quest’anno è finita, e mi dispiace che il resoconto dell’ultima tratta sia stato privo di mordente, ma non sempre è possibile avere la vena giusta. Sono intervenute molte “interferenze” sul mio stato d’animo, pensate che solo adesso che vi scrivo  ( è il 17 dicembre) ho “assestato” due pesanti situazioni sulla salute di mio fratello e mia , e già a Gennaio dovremo rifare il punto della situazione: speriamo bene….

 

 

 

Per distrarmi e tenere la mente occupata sono impegnato  con  tutti i  lavori di manutenzione, ordinaria e straordinaria (non solo alla manutenzione fisica) ,  che già a novembre sono iniziati con la barca in acqua, decisione presa sia per avere un confort logistico quando ogni settimana vado a Monfalcone, sia per essere pronto a primavera a riprendere il mare, senza aspettare il riarmo che immancabilmente ogni anno con la barca rimessata a terra ritarda a fine aprile .

 

La lista che ho pianificato e che allego in calce è abbastanza impegnativa, con le novità che la pompa del gasolio ha qualche problemino, per cui ne approfitterò per far pulire anche gli iniettori, oltre al motorino di avviamento….

 

Sono fortunato perchè posso contare sugli amici che mi fanno tutti i lavori a bordo, soprattutto su Graziano che ha visto nascere la mia barca, e quest’anno si è accollato la revisione di mezza barca: partendo dalle piccole perdite di acqua dolce che erano emerse in sentina, abbiamo capito che dipendevano sia dal circuito delle pompe a pedale che dallo scarico dei lavandini, e da  un lasco sulla piastra della scaletta di poppa e sul passacavi  che hanno le viti passanti, e così alla fine per fare un bel lavoro si è smontata mezza barca.

 

Le pompe dell’acqua dolce a pedale sonno state smontate, una andrà cambiata e cambiate le guarnizioni sulle altre, i tubi di scarico cambiati modificando il percorso, tutte le pompe dei bagni smontate compresi i tubi di uscita, mauro ha smontato mezzo motore per togliere la pompa del gasolio,   insomma……la barca è un cantiere anche quest’anno, ma sono stato abituato ad assicurare che la barca sia sempre in perfetto stato, vivendo molti mesi a bordo e girando per il Mediterraneo, per cui questo è un modo per garantire la sicurezza a bordo….non ne conosco altri…

 

 

 

 

 

Bimini......aggiungere gonne

 

Riparare bottone cappottina

 

Sistemare cagnaro prua

 

Stecca per tendalino esistente

 

tendalino materiale leggero....

 

ripristinare tendalino da pioggia

 

 

 

Listella teck da incollare a pruavia sn in coperta

 

riparare stecca nuova legno cabina prua

 

Riverniciare piani calpestio bagni

 

Sistemare cielino prua dx e dinette pops sn...si stacca

 

Sistemare legno sedile tavolo nautico

 

Tappi legno coperta

 

 

 

Cambiare telecomando salpaancora

 

 

 

Mettere in pressione circuito acqua dolce per vedere se ci sono perdite

 

Aprire e Pulire pozzetto acque bianche

 

Cambiare tubi gas fornello

 

Controllare  anche il raffreddamento dell'asse nella cabina armatoriale

 

Controllare attacco lande in dinette

 

Controllare perni interni chiglia ...tracce di ruggine

 

Controllare tubi ex-dissalatore

 

Controllare tubo di scarico

 

Controllare tutte le prese a mare circuito acqua salata dei rubinetti

 

Entra acqua dal tambuccio centrale in dinette

 

Fare copia filtro acciaio lavandino cucina

 

Predisporre stendibiancheria nei due bagni

 

Problema uscita catena da pozzetto? C'è soluzione ?

 

Revisionare tutte le prese a mare

 

Ripulire corsa tambuccio entrata dinette

 

Rivedere scarico lavandino acqua in mare....e sistemare sotto lavandino....

 

Scarico lavandino bagno poppa

 

Smontare e pulire pompe bagni tutte

 

Traversini acciaio per tenere sollevata zattera

 

Manutenzione timone

 

Manutenzione winch

 

Passare pistola clips su oscuranti neri

 

 

 

Riparare coperchi water con vetroresina e pitturare Ritocchi fioritura vernice boma:rifare vernice boma

 

Ritocchi vernice esterna su fiancate e poppa

 

 

 

Avvolgitore trinchetta

 

Sentire Ivan harken bozzelli up

 

Sentire Ivan per bozzelli / paranchi per scotta randa a 4 puleggia

 

 

 

 

 

Armare.....cambiare camicia cima rossa e bianca....

 

Cambiare orientamento presa spina bagno prua

 

Cambiare tutte le cime dell’easy bag

 

Comperare pompa a mano per scarico acque o   .....

 

Controllare tutte le scadenze

 

Far fare nuova scottina avvolgitore trinchetta

 

Scottina dinema calza avvolgitore fiocco

 

Fare due placchette per quick line per evitare che scotta del jennaker si incagli

 

Lavare pozzetto catene

 

Materasso cuccetta in memorex

 

Zincare catena

 

Pulire dinghi in magazzino Controllare zattera scadenza

 

Riflettore su sartia alta sn..montare

 

Vedere attacco 220 esterno in pozzetto?.......

 

Cambiare lampada a led dentro gavone ex generatore

 

Cambiare lampadina esterna per pozzetto con una led

 

Comperare avvitatore

 

Mettere secondo anello manina Santa

 

Pirulino rubinetto lavandino cucina

 

Tappeto di Dieter mettere colla e portare a bordo

 

Zincare catena....?

 

Rubinetto per doccetta.questi perdono

 

pulire sentine

 

Rivedere sistema anti incendio- controllare tutte le bombole

 

 

 

 

 

togliere altoparlante gavone poppa o funzina?

 

bussole interne del pilota automatico:cab. prua sn e cab. poppa sotto sn

 

Cambiare o controllare fili ripetitore rymarine esterno

 

Controllare tutte le batterie

 

Luci strumenti quadro motore

 

Luci vano motore in dinette: vedere  per cortocircuito

 

Sarebbe bello cambiare posto alla scatola del salpa ancora nel gavone di prua

 

Trasformatori per pompe sotto seduta dinette (sentina etc).sono da 13 o 24v?

 

 

 

 

 

Abbassare alternatore 24V e accorciare cinghie....

 

Cambiare baderna asse motore

 

cambiare componenti pompa acqua salata su girante

 

Cambiare pressostato sotto lavandino

 

Manutenzione motorino avviamento

 

Liquido raffreddamento motore ....controllare

 

Manutenzione salpaancora

 

Perché il motore non arriva a 3500 giri ?

 

Pulire i due pre- filtri gasolio

 

Sistemare blocco sicurezza alimentazione gasolio da quadro motore in pozzetto

 

 

 

 

 

Lavare e controllare tutte le vele

 

miche Rinforzare fiocco e yankee dove la balumina struscia sulle sartie

 

 

 

Canna da pesca- mulinello

 

Rifare plexiglass ferma libri dinette paolo

 

 

 

 

 

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