News 2018

 

Siamo ormai alla fine dell’estate, e mi dispiace di non essere riuscito  a tenervi aggiornati con le news che da qualche anno ho il piacere di scrivere. Sarà perchè quest’anno i problemi di salute mi hanno impedito di fare le solite crociere in EGEO, sarà perchè la barca ha subito alcuni interventi impegnativi, sarà anche la pigrizia, sta di fatto che alle porte dell’autunno, prima di alare la barca per il rimessaggio invernale, voglio stare un po’ in vostra compagnia.

 

 

 

Il mare è quasi sempre  l’elemento catalizzatore del mio tempo, e così quest’anno sono riuscito a “fermare” quattro immagini  che profumano di sale: in Aprile arcipelago delle Dhalak in Eritrea, in Giugno  Gallura in Sardegna, poi molti fine settimana nel Golfo di Trieste e , come avrebbe potuto mancare, in agosto  la Grecia Egea

 

 

 

Come previsto durante l’inverno 2017/2018  sono stati fatti molti lavori, ai quali  sono sopraggiunte le novità….in corso d’opera.

 

Graziano mi ha supportato in tutti i lavori “strutturali”  in coperta e sottocoperta:  rifacimento degli attacchi in acciaio dello strallo della trinchetta,  rinforzo della piastra di supporto della passerella,  manutenzione straordinaria della stessa, sostituzione di decine di tappi in teck della coperta, rifacimento degli scarichi delle acque bianche, manutenzione straordinaria di tutte le pompe (elettriche e a pedale), apertura di un foro di ispezione per la sentina dei bagni, e altri piccoli interventi di falegnameria…  

 

Dopo l’intervento sulla pompa del gasolio, iniettori e motorino di avviamento, abbiamo scoperto che lo scambiatore di calore aveva una corrosione, dalla quale usciva il liquido di raffreddamento,  con ovvio rischio sulla testa del motore. Interpellato il responsabile della manutenzione della Volvo a Mestre sembrava inevitabile la sostituzione di tutte le parti dello scambiatore, ma il buon Mauro mi ha suggerito di provare con una riparazione, ricostruendo con la saldatura  la parte interessata  e isolandola con una resina “ceramica” per renderla impermeabile anche a temperature elevate. Mi è stato assicurato che questo trattamento  è stato fatto anche su motori di navi, per cui ho percorso questa strada, e spero che il tempo mi dia ragione. Non ho ancora navigato a motore per molte ore, ma lo farò prima dell’inverno…

 

 

 

 

 

Dhalak

 

Il viaggio alle Dhalak era in programma da molti anni, lo stavamo   organizzando  con Paolo Liberati, Antonio Penati ed il sottoscritto:   una carovana di barche con partenza da Cipro  in settembre, verso Sud  fino ad Alessandria d’Egitto, Natale a Suez, poi dentro il Mar Rosso fino alle Dhalak, con sosta nelle marse…un sogno ancora irrealizzato, per poi ripartire a marzo, prima del gran caldo, per rientrare in Mediterraneo prima dell’ estate…

 

Purtroppo è subentrata la guerra in Siria ed  Egitto, ed è saltato tutto. Però il tarlo è rimasto, sapevo che c’era una compagnia a Milano gestita da italiani nati in Eritrea che proponeva quei viaggi, Afronine, e così dopo vari tentativi e rinvii siamo riusciti a ….mettere la firma. Partenza da Milano per Asmara, nella valigia tante aspettative e la maschera da Sub, e tanta voglia di scoprire il nostro passato nella nostra ex colonia.

 

10 persone,  tutti abituati a viaggiare, compreso chi cercava le proprie radici: si perché uno dei componenti del gruppo voleva trovare la scuola dove sua mamma, maestra durante il periodo fascista ad Asmara,  aveva insegnato, e  questo ci ha consentito di conoscere alcuni particolari di quel periodo “raccontati senza filtri “ , di parlare con i rappresentanti dell’ambasciata italiana, e con la  guida a nostra disposizione di visitare tutti gli angoli rappresentavi non solo della città ma del paese.

 

In pochi giorni si riesce da avere una buona immagine dell’Eritrea, l’altopiano  di Kohaito, Keren, Massaua e le Dhalak.

 

Non vi nascondo che l’emozione più grande è stata la visita a Massaua, praticamente un deserto, tutto distrutto, a differenza di Asmara dove si respira ancora la presenza Italiana. Unica nota che fa male al cuore: la presenza dei cinesi che hanno in gestione l’estrazione  del minerale , e lungo le strade che collegano il centro alle miniere è tutto un viavai di grandi camion. Non certo come quelli delle miniere del Cile, le cui ruote sono grandi come una persona, ma quasi. 

 

Vi ho mai raccontato dei miei due viaggi in Cile? Prima o poi lo faccio….basta che poi mi leggiate….ah ah ah .---

 

Tornando alle sensazioni, ve ne racconto alcune sotto forma di flash, sperando di riuscire a farvele sentire, anche se andando a leggere quanto su internet è  disposizione avrete sicuramente una più ampia visione  :

 

  • le ville costruite dagli italiani: ancora perfette quelle abitate da rappresentanti governativi, giardini fioriti e ben coltivati; altre invece abbandonate o abitate da povera gente, che da lontano lasciano trasparire la doppia   realtà del paese.
  • I cinema Impero, Roma, Africa,  ancora intatti, con i cartelloni dei film del passato italiano, le macchine da proiezione ben esposte  pronte a ricevere le pellicole,
  • la fabbrica di birra, italiana, alla quale hanno tranciato le origini  mettendo in commercio le bottiglie senza etichetta
  • il monumento Taliero della Fiat , che per fortuna non può essere modificato, a testimonianza  di una opera di ingegneria che ha lasciato il segno nel tempo

 

 

 

 

 

  • la ferrovia che collega Asmara a Massaua, che si snoda dall’altopiano fino al mare a testimonianza della capacità dei  nostri genieri

 

 

 

 

 

  • un’azienda agricola che dava lavoro a 3000 persone, che esportava ogni ben di Dio, e che adesso è preda di erbacce
  • I campi lavorati ancora con i buoi , perché le importazioni di macchinari sono proibite
  • I  militari che vengono arruolati ma mai vedono la fine della leva
  • La povertà del paese, vissuta dalla popolazione con una dignità degna di essere evidenziata
  • I cimiteri  dei caduti italiani si distinguono , sono ben tenuti, ricevono sussidi per questo,  mentre quelli civili sono privi di cure, nonostante ci siano aiuti dal nostro governo per tenerli in ordine; e in uno di questi il nostro compagno di viaggio ha ritrovato ciò che cercava, la tomba del familiare rimasta lontano dall’italia…..

 

Una ricordo sopra tutti: la città fantasma di Massaua, che nonostante sia stata devastata della guerra, mantiene inalterato il suo stile , con la Banca  d’Italia che incute rispetto pur solo con la sua facciata, devastata dalle bombe e dal tempo, ed il porto che rimane uno dei pochi punti di riferimento per chi a vela rientra dall’Oceano Indiano.

 

 

 

 

 

E proprio dal porto, dalle cui acque emergono alcune navi affondate ed alcuni alberghi pure “affondati”, siamo partiti per il soggiorno alle Dhalak

 

Un motoscafo veloce, tende, lettini, approvvigionamenti per quattro  giorni,  un cuoco, due marinai al seguito, in due ore di navigazione siamo arrivati in un’isola disabitata dell’arcipelago: e qui abbiamo vissuto una vacanzina nella vacanza….. indimenticabile.

 

Ogni coppia aveva la propria tenda, non mancava nulla ( per quanto non si possa pretendere un trattamento da grand hotel), l’acqua del mare era calda, i fondali ricchi di flora e fauna, fra  i coralli si incontravano pesci  colorati di tutte le specie, ma soprattutto abbiamo pescato come mai mi era capitato : cernie di tutte le dimensioni , che hanno onorato la tavola in tutte le salse, cotte e crude.

 

Uno dei  marinai, ex militare in marina, ci portava nelle secche dove il pesce abbondava, avevamo il fucile subacqueo a disposizione, e a turno abbiamo contribuito a rinforzare la cambusa.

 

Il giorno dell’arrivo abbiamo vissuto una esperienza “forte”, con l’arrivo improvviso di un groppo di vento ed acqua  proprio mentre stavano montando le tende: beh, due sono volate in acqua, e ci siamo prodigati tutti anche buttandoci letteralmente sulle tende gettate a terra dal vento per evitare che il vento le facesse volare,  e con difficoltà i marinai sono riusciti a coprire le provviste prima che andassero perse.

 

 

 

Bagnati per bagnati ci siamo buttati in acqua, faceva più caldo dentro che fuori ( perché la violenza del vento era causata da un fronte freddo calato repentinamente sull’isola) , e così abbiamo fatto il primo bagno alle Dhalak. I fondali attorno all’isola  sono molto bassi, con poca sabbia, in compenso pieni di corallo, per cui bisognava  stare attenti nell’avventurarsi da soli per nuotare verso fondali più alti: per questo ci portavano in giro con la barca; tanti siti diversi, tante fotografie con e senza macchina ma tante immagini fermate nel cervello.  Io ho avuto un attimo di titubanza quando, volendo ritornare a riva a nuoto, mi sono trovato in un labirinto di coralli in acque bassissime,  tanto che ad un certo punto alzandomi in piedi ( l’acqua mi arrivava sotto al ginocchio) mi sono visto circondato dal corallo di fuoco (quello giallo) e anziché potermi dirigere direttamente a terra ho dovuto fare il….giro del mondo…. al punto che stavano per venire a prendermi con la barca. Comunque tutto è finito bene, anche se con un grosso dispendio di forze… mi dimentico spesso che non ho più vent’anni e che non sono più intergo……ah, la memoria…….

 

Quei giorni sono passati molto in fretta, come tutte le belle esperienze, e le Dhalak sono rimaste una meta da riprendere in considerazione: infatti , avendo già tutti i riferimenti, adesso che per l’Eritrea  è iniziato un periodo di collaborazione con l’Etiopia, e prima che inizino le carovane di turisti, varrebbe la pena di organizzare un nuovo viaggio dedicato solo all’arcipelago delle Dhalak, magari con visita ai villaggi di pescatori, nel mese di aprile…..prima che arrivi il gran caldo.

 

Qualcuno dei compagni di viaggio ha addirittura ventilato l’idea di acquistare una casa a Massaua…..un investimento per il futuro…anteriore….anche se l’investimento sarebbe irrisorio.

 

Chissà…… ve lo saprò dire…….

 

 

 

 

 

 

 

SARDEGNA : gallura

 

Una meta programmata molte volte, ma mai consumata. Io c’ero stato in tre circostanze, una a Cagliari durante il servizio militare in marina, e  lo ricordo perché mi hanno curato all’ospedale militare per un forte mal di denti; una seconda sempre a Cagliari con la nave passeggeri  Anna C., quando ero imbarcato da ufficiale, ed ho avuto la possibilità di andare in visita ai nuraghi; una terza al nord, a Porto Torres, per fare una consulenza ad un’azienda di abbigliamento…. Porto Torres è conosciuta come porto di arrivo dei traghetti che arrivano da Genova, e quando soffia il maestrale i ritardi sono di ore ed ore, e quella volta (era la vigilia di Natale e dovevo rientrare in aereo da Olbia) il maestrale aveva causato ritardi anche con gli aerei….zio bric…. per fortuna senza conseguenze…

 

Ma non ero mai stato in Gallura, nonostante i ripetuti inviti degli amici Carlo e Paolo, che hanno la casa proprio davanti alla Maddalena, e di Bruno che tiene la barca ad Alghero.

 

E così  è arrivata la seconda vacanza dell’anno, sempre al mare, sempre senza il mio sound of silence, ma in macchina. Wilma come sempre ha organizzato ogni cosa, traghetto da Livorno, a Golfo degli Aranci, una notte cullato dalle onde senza pensare alla guardia in coperta, e un arrivo la mattina di buon’ora, in un paese illuminato dal sole ma ancora deserto….e se il buondì si vede dal mattino, sarebbe stata proprio una bella vacanza.

 

Ce la siamo presa con comodo, quando dietro ad una curva appariva un paesaggio interessante mi fermavo perchè  avevo con me  la macchina fotografica con ci mi potevo divertire a raccogliere immagini ed impressioni;  sosta a Portisco, poi a Porto Cervo, paesi , anzi località che sembrano fatte con lo stampo, perché il cemento ha reso questo effetto.  Sono sicuramente posti da favola, porticcioli da sogno, barche ormeggiate  solo per  i VIP, un susseguirsi di insenatura con l’acqua cristallina, ma……..vuoi mettere la grecia? I prezzi non ve li racconto, anche per una sosta in bassa stagione, ma evidentemente c’è chi paga…..

 

Fortunatamente la stagione non era ancora avviata, stavano aprendo le boutiques , e seduti al bar del porticciolo abbiamo ascoltato il  proprietario che ci raccontava le frequentazioni nei diversi mesi, e come queste sono cambiate negli anni….altro che i tempi dell’Aga Khan…o  di Berlusconi…

 

 

 

La nostra destinazione era la tenuta Pilastru, un’oasi fra…. Carlo e Paolo…., persa in mezzo al verde, vicino ad Arzachena, a metà strada fra    Cannigione e Palau, che sicuramente merita cinque stelle.

 

Piscina, palestra, un loft immerso nel verde, e un trattamento assolutamente raccomandabile…non vi dico poi della degustazione che era possibile assaggiare, previo prenotazione: un menu pantagruelico di piatti rigorosamente sardi accompagnato dal cannonau: non ho saputo resistere, ed una sera con Paolo e  Carlo ci siamo….abbuffati, non solo, ma mi sono portato a casa anche un cartone di ottimo vino di loro produzione….e ce ne dovrebbe essere ancora una bottiglia in cantina adesso che scrivo..

 

Carlo,  tiene la barca a Cannigione, nel piccolo porticciolo, che mi ha detto d’estate essere pieno, non solo le banchine ma tutta la baia con barche alla fonda, e le nipoti “le gemelline” che spesso vengono da Verona per isolarsi dal caos cittadino mi hanno detto che in estate non è possibile neppure nuotare in baia per il pericolo di essere …investiti dalle barche….

 

Ha un appartamentino praticamente sul mare, con una  terrazza che vi si affaccia, dove la sera si sollazza a fare il disk-jokey con le sue raccolte anni 60: fausto leali, mina, celentano, battisti ,etc…

 

Si muove con  la moto perchè le strade strette sono più confacenti a questo mezzo, e conosce tutti i migliori ristoranti del posto, e tutti i ristoratori lo conoscono perchè….. è un cliente prezioso, sia per la compagnia sia per il piacere che trasmette nel mangiare e bere…. magari fra una barzelletta e l’altra ; il suo motto? Il lusso se non è sfrenato non è lusso…

 

Grande velista, grande ex olimpionico, abbiamo fatto molte scorribande in mare assieme, da Sanremo a Ibiza, vacanza in Croazia prima che io comperassi il mio Solaris, ci ha fatto da cicerone fra le isole dell’arcipelago: Maddalena, Caprera, Giardinelli, Santo Stefano, Sparagi….sono tutte sue, conosce tutte le baie, anche se purtroppo sono quasi sempre molto frequentate.

 

Quando siamo arrivati noi in Gallura Carlo era appena arrivato, e la barca doveva ancora essere armata: una mattina di bel tempo, con un po’ di cambusa (beh, non proprio un po’.. abbiamo fatto spesa per un reggimento) comperata al supermercato,  in fretta e furia abbiamo mollato gli ormeggi ma senza le vele perchè….troppo lavoro da fare, e siamo partiti per Caprera. Abbiamo dato fondo davanti alla sede della scuola vela, ancora deserta, primo bagno di stagione rigorosamente nudi  in un’acqua cristallina, un bel panino annaffiato con la riserva di vino che nella barca di Carlo non manca ( ne mancherà) mai, e poi via a motore verso Maddalena. Bel porticciolo, bella piazzetta, belle barche, il tempo di fare qualche foto e prendiamo la via del ritorno. Rientrando però…..pfiiiiiii….. pfiiiiiii …..un cicalino inizia a fischiare…un attimo di panico, spegniamo il motore, e Carlo seraficamente dice <“niente paura, manca l’olio …. non  ho  controllato il livello prima di partire, bisogna andare a comperarlo, perchè mancano parecchie miglia al rientro”>. Detto fatto, davanti a noi c’è Palau, e fra un colpo di motore fino al pfiiiiiiii del cicalino  e un’attesa che si raffreddi l’olio , in un’oretta  siamo arrivati davanti alla banchina.

 

 Wilma è scensa al volo e poco dopo la vediamo ritornare con due lattine di olio che aveva trovato al distributore, e così riusciamo a rientrare al tramonto senza problemi.

 

Paolo, piccolo ( solo di statura) commercialista di Vicenza, colleghi di lavoro quando avevo la società di consulenza a Milano, grande professionista, grande atleta, grande lavoratore, compagno di scorribande in montagna d’inverno a Ortisei, dove l’ho introdotto in tempi non sospetti, e …grande viveur. Ha la casa a Palau, dove in estate passa molti, molti giorni. Ci aveva invitato molte volte, e finalmente in questa occasione abbiamo preso due piccioni con una fava.  Ci ha  portato in spiagge isolate, dove lui fa il nudista, una sera a Porto Pollo a vivere il tramonto nella patria dei serfisti, qualche serata con Carlo a ricordare la traversata del Golfo del Leone e la sosta a Barcellona durante la traversata di cui prima, insomma  in 10 giorni ci siamo goduti una buona compagnia senza farci mancare niente.

 

Però qualcosa mancava, volevamo sentire il mare della Gallura, e così ci siamo mossi con la nostra Q5 , Carlo con noi,  visitando Porto Pozzo, Santa Teresa di Gallura , Capo testa con il suo grande faro, e su e giù per la costa frastagliata vedendo Isola Rossa, Sassari  e Alghero, dove avevo appuntamento con Bruno, altro grande, veramente grande velista.. pensate che ha iniziato a navigare a 60 anni, quando non potendo più scalare ha deciso di comperarsi una barca e …..partire: in fondo il mare è come una parete orizzontale…. Basta mettere i….piedi nel posto giusto….

 

 Ci siamo conosciuti su  VE-LISTA, prezioso network di velisti, tutti afecionados, allorchè anni fa mi permisi di contestare un “affiliato” che aveva deciso di andare in Portogallo partendo in solitario da Sanremo ma, ad ogni tentativo di attraversare il Leone, era costretto a ritornare indietro perchè a bordo si rompeva qualcosa: prima  le batterie lo hanno lasciato a secco e ha dovuto rientrare a bordi, poi un altro guasto non ricordo quale , ma lui era già in mezzo al golfo ed il rientro con mate grosso era stato un po’ duro, e lui scriveva tutto in lista. Allora mi sono permesso di rispondergli  in lista in modo un po’ “tranchant” , rimproverandogli che prima di imbarcarsi in certe avventure  per mare avrebbe dovuto  informarsi su  chi è il Golfo del Leone, e una volta saputolo avrebbe capito che sarebbe stato opportuno cha la barca fosse stata ben testata prima di lasciare gli ormeggi, soprattutto se era stata comperata da poco, usata, e magari bisognosa di una manutenzione . Lui se l’è presa, è un po’ permaloso, e mi ha risposto per le rime: ma tu chi sei? Ed io gli ho replicato che…….il Leone lo conoscevo molto molto bene, e ho scritto cosa mi era capitato quando , giovane ufficiale con La Costa Armatori, imbarcato sul Cesana di ritorno dal Sud America, abbiamo preso un leone duro, ed abbiamo incrociato una barca a vela, con un solitario a bordo, che non riusciva a governare e per poco lo affondavamo; nella stessa occasione l’Eugenio C stava rientrando a Genova senza deviare dalla rotta per non perdere tempo, ed il mare ha strappato tutte le scialuppe dal lato SN…….

 

Sapete qual’e è stata la sua risposta? Beh, allora dobbiamo conoscerci……. Ed è diventato uno dei miei più cari amici. Lo vado a trovare ogni anno sulle colline sopra Tortona, dove ha comperato un podere e si è messo a fare….vino…….: ho imparato a conoscere i vini dell’oltrepo pavese,  soprattutto il moscato, che, fresco, d‘estate, va giù bene per il  gargarozzo,   così Bruno si divide fra gli Appennini e…. non le Ande ma il mare, con grandi veleggiate  con la sua Camilla assieme ad Antonella, altra bella velista.

 

Qualche anno fa scrivevo in lista che navigando in Egeo, dove il meltemi soffia mediamente sempre sopra  i 15/20 nodi,  io non uso mai la randa , ma avendo attrezzato la barca con Yankee e trinchetta, riesco ugualmente a stringere il vento sotto i 40°; beh come San Tommaso non ci credeva, e solo quando ha deciso di farmi un po’ di compagnia d’estate si è convinto. Si è presentato a bordo con i viveri di sussistenza, 2 salame grosse così perchè….non si sa mai…. ,ed è rimasto con me un mesetto. Beh…..vi racconto un segreto……Bruno non sa nuotare, ma non rinuncia a fare il bagno: si prende il salvagente anulare che è a poppa e se ne va a spasso ….una mattina mi sono alzato (eravamo alla fonda con due cime a terra a Scansura, l’isola che non c’è davanti ad Alonissos, isola amata da Toni e che ci saluta con un salu-toni)  e non lo trovo. La barca è tutto sommato piccola, difficile nascondersi, sapevo che non sa nuotare,  ma dopo poco  guardando a terra vedo il salvagente arancione attaccato ad una delle cime: se ne era andato a spasso a scoprire l’isola..  Grande Bruno.

 

La sua Camilla era ormeggiata ad Alghero, bella barca, marinara, ed ho potuto notare un accorgimento che ho subito deciso di adottare anch’io: una cima grossa (io ne ho messe due accoppiate) tesa sotto il boma, dal punto di scotta fin sopra il tambuccio, che funziona da tienti-bene. In navigazione, ma non solo, quando la barca non è mai ferma, è comodissima per non perdere l’equilibrio o per aggrapparsi, perchè altri appigli non ce ne  sono.

 

Una bella mangiata di pesce non poteva mancare, Bruno aveva prenotato nel posto giusto, gustosissime cozze ed una frittura fresca, paranza, innaffiato con un ottimo vermentino, alla faccia della dieta….  Alla fine,  pur sotto una pioggerella fastidiosa, siamo andati a passeggio, sotto i bastioni e   in centro, apprezzando le caratteristiche di questa bella città.

 

Il rientro lungo la costa ci ha permesso di vedere anche Porto Torres, e per finire in bellezza  non poteva mancare una sosta per comperare il pecorino sardo e l’olio d’oliva che sa di carciofi.

 

Ho accennato alla pioggia, fastidiosa….in effetti nei 10 giorni si sono alternati sole, pioggia e vento, forse non per niente  la Gallura è famosa per le regate, ma in fondo, ricordando che tutte  le perturbazioni che vengono da Ovest passano sopra la Corica e Sardegna, tutto quadra…

 

Certo però che…..la Grecia è un’altra cosa, sole, sole, sole e anche se i sardi sono brave e gentilissime persone, preferisco i greci…una faccia una razza…

 

E pensando alle prossime vacanze proprio in Grecia, agognando il caldo sole delle isole egee, abbiamo preso il traghetto a Golfo degli aranci….

 

 

 

 

 

Monfalcone

 

Che dire….anche il golfo di Trieste ha il suo fascino,  soprattutto perchè basta uscire dal Marina Hannibal e si è subito….in mezzo al mare.

 

Il canale delle navi è profondo 10 metri e si entra con tutte le condizioni del mare, e se non si riuscisse ad ormeggiare, dentro nel bacino basta buttare l’ancora ed il fondo è ottimo tenitore; la Fincantieri con il suo grande fumaniolo a righe bianche ed arancioni si vede da  lontano, da oltre 15 miglia, e da Duino a Miramare la costa offre la possibilità di fermarsi per trascorrere una giornata fuori dal mondo. Se poi vuoi fare la notte in rada basta puntare ad est, verso Muggia, e fermarsi al Lazzareto, proprio davanti al vecchio confine con la Slovenia.  Proprio qui abbiamo eletto la nostra meta preferita. Buttiamo l’ancora dietro alle peociare (allevamenti di mitili) e le nostre vacanzine  (non vacanze)  trascorrono in santa pace.  Di giorno ci sono altre barche attorno, che vengono da Trieste, Muggia o Isola, qui   il  posto c’è , ma verso il tramonto se ne vanno quasi tutti e rimaniamo soli a guardare il sole affondare nel mare, ad Ovest, sapendo che contemporaneamente sorge un’alba nel Nuovo Mondo.

 

Spesso con noi ci son gli amici afecionados di burraco, Carlo e Cristina ,  e difficilmente ci si annoia: chi cucina, chi legge, ci fa piccole riparazioni, ma soprattutto….chi prende il sole, fra un bagno e l’altro, fra una doccia ed un caffè. Al tramonto l’aperitivo è d’obbligo, purtroppo non con l’Uzo,  che però non si fa rimpiangere perchè… in Italia è principe il campari, con le olivette e le patatite e le noccioline.,

 

A proposito di principi, a volte abbiamo con  noi Franco, detto il principe, bravo ma lento, come dice Carlo, che  rinunciando a navigare con la sua IRIS II si accompagna a noi. D’altronde la cabina  a prua è a disposizione degli ospiti, mentre la cuccetta centrale (quando viene) è  riservata a Daniela, altra fedele compagna di vacanze in Grecia, sia in barca che non…

 

Per chiudere la parentesi del golfo di Trieste vanno ricordati la pescheria  a Monfalcone, dove di solito prima di partire per il mare  o di rientrare a Verona faccio la spesa….sono di casa, e non mi ha mai tradito, ne per il prezzo ne la qualità; i ristoranti dove bisogna assolutamente prenotare , a volte anche giorni prima: al pesce d’oro vicino al marina e allo Scarpon a Trieste, antica trattoria dove si mangia il miglior pesce azzurro e la parmigiana di alici, con cui hanno vinto parecchie medaglie  ,e dove…se non c’è pesce fresco…..la cucina è chiusa….

 

E adesso sono pronto a parlarvi delle vacanze vere e proprie.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Grecia

 

 

 

Sta di fatto comunque che quest’anno il sound of silence è stato a riposo a Monfalcone......niente Grecia.

 

Però l’equipaggio che ogni anno mi raggiungeva in Egeo non ha rinunciato ad evadere dalla solita prigione che ci condiziona le giornate e in agosto siamo volati in un altro piccolo paradiso....nelle sporadi orientali.

 

L’itinerario di queste vacanze comprendeva  la partenza da Venezia per Samos, trasferimento in giornata a Icaria, dove saremmo rimasti tre gg, indi trasferimento a Fourni per 2 settimane. Alla fine a Samos per tre giorni, giusto il tempo di bere un bicchiere di moscato e incontrare il mio amico meccanico, Stelios,   prima del rientro a Venezia.

 

 

 

Wilma ha organizzato tutto per tempo, biglietti, trasferimenti fra le isole che mancavano all’appello della conoscenza, studios, supporto logistico, trsporti.

 

L’equipaggio è di cinque persone,  oltre a noi due, Franco (il principe)  con Emi e Dany.

 

 

 

 Avevo un conto in sospeso con quest’isola,  dove non ero mai riuscito ad fermarmi perché il meltemi qui normalmente è forte, e non è molto igienico arrivarci in barca: qualche anno fa, con Paolo e suo figlio Michele, siamo partiti da Carlovasi con l’intento di fermarci a Fourni, ma spinti dal vento ad oltre 25 nodi da poppa non sono riuscito a garantire una strambata efficace per entrare nel porto , e siamo andati direttamente a Patmos.

 

 

 

Comunque, per seguire un file rouje, arrivando a Pitagorio il 2 agosto, mi sono sentito un po’ spoglio, vedendo le banchine piene di barche a vela ma non c’era  il soundofsilence ormeggiato. Ho cercato con gli occhi il mio amico ormeggiatore, ma da quest’anno lo hanno messo in pensione, il mio amico meccanico era impegnato, e per fortuna la bionda del Gregory bar mi ha subito riconosciuto e mi ha aggiornato sui movimenti dell’ultimo anno. In banchina hanno messo i corpi morti, per cui non ci sarà più il rischio di vedersi spedare l’ancora dagli skipper turchi, hanno aumentato i prezzi della sosta giornaliera, il resto...... tutto uguale.

 

Ed in effetti in un piccolo tour nella via principale ho ritrovato le spremute di arancia già imbottigliate, il negozio di pesce con il solito pescatore, lungo il molo una piccola betoniera girava per “frollare” tre grossi polipi appena pescati...e per finire in gloria al solito ristorantino in riva al mare, ci siamo gustai la prima insalata greca...

 

 

 

 

 

 

 

 

 

ICARIA

 

Pigramente, un po’ assonnati per le poche ore dormite nella notte, alle 14 trasferimento a Carlovasi, da dove verso sera ci siamo trasferiti a Evdilos,  porto principale di Icaria, situato proprio al centro sul lato Nord.

 

 

 

Questo porto, il più grande dell’isola ma non certo il più sicuro, è situato a Nord, quindi completamente esposto al Meltemi. C’è un altro porto, situato sul lato SE, Agios Kyrykos, vicino all’aeroporto, ma nessuno dei due è frequentato da barche a vela ed infine c’è il porticciolo di Limeniskos Manganiti a SW.

 

Vi dicevo che in due settimane non ho visto barche a vela, ed il perchè è semplice: sul versante Nord il meltemi soffia e non ci sono spiagge agibili ne tantomeno attrezzate; a Sud, con il fatto che l’isola è montagnosa, i villaggi interni non sono così facilmente accessibili se non con un mezzo di locomozione, ed  i valichi per andare fra i due versanti  si trovano a circa 600 metri di altezza, per cui il vento fresco che arriva da Nord viene richiamato dall’aria calda del mare a Sud  e si forma  un vento catabatico che non consente un agevole avvicinamento a meno di 3 miglia. Le giornate di calma sono rare, io stesso su 6 volte che ci sono passato solo 2 volte ho trovato mare calmo, e quindi i velisti non scelgono certo quest’isola come meta.

 

Via terra invece è un’altra cosa: ci sono comodissime sistemazioni, per tutte le tasche, sia nelle due cittadine che nei villaggi “persi” nell’isola;  avevamo una ottima macchina, prenotata per tempo dall’Italia, ed abbiamo curiosato in lungo e largo per conoscere il territorio, le baie, assaporare la cucina, soprattutto l’atmosfera locale che c’è nell’entroterra.

 

Le strade sono molto strette, ripide, e si arriva in pochi chilometri a 3/400 metri di altezza passando fra coltivazioni di ulivi, vigneti , fichi ed arnie…il miele è buono…

 

A mezzogiorno, ma soprattutto la sera, in agosto, con il rientro degli emigrati, l’ambiente si rianima , e nelle piazzette all’ombra dei gelsi  si possono ascoltare le loro musiche, vedere le loro danze ed assaggiare i piatti locali a base di verdure, feta, agnello e capra, arrosto o al pomodoro, oltre al  vino dell’isola.

 

A proposito di piatti locali un giorno siamo capitati nel borgo di Lefkada Hot Springs, dove stavano festeggiando un matrimonio, con il pope rigorosamente in nero (con quel caldo)  e tutti gli invitati in abiti tradizionali : eravamo gli unici turisti, ed abbiamo potuto usufruire del loro menu tradizionale.  Pensate che anni fa, a Carpatos, arrivati nel bel mezzo di un matrimonio, siamo stati invitati ad unirci a loro…… grandi…..

 

Due  cose da ricordare: tutto il territorio a NE lungo il quale si snoda  la strada che collega i due porti principali, spesso a picco sul mare, è inospitale, ma a quando si arriva sul dosso, a 600 m.,  si è ripagati dal panorama: in un unico arco da Nord a Sud si vedono la costa turca, Samos, le Fourni, Patmos e con un po’ di fortuna ( o fantasia) ad ovest c’è Mikonos…..il tutto con il  profumo  di mirto, salvia e origano…

 

Per raggiungere Agios Kyrykos hanno costruito da pochi anni un’altra strada, a SW, che per la ripidezza potrebbe essere dichiarata un’opera ardita, come la ferrovia che congiunge Asmara a Massaua: pensate che, dopo il dosso pure a 600 metri, ci si tuffa ….in mare, con una pendenza del 16-18%, con pochissimi tornanti,  lungo una strada scavata nella  roccia….quasi emozionante…..le montagne russe…..

 

Infine come non ricordare il borgo che si affaccia su Limeniskos Manganiti dove  sono stato l’anno scorso con la mia barca assieme a Paolo, da cui partono i traghetti che portano alla spiaggia più gettonata  dell’isola: Sheychelles. Ci sono due posti di ristoro dove trovi sempre pesce fresco, non oso chiamarli neppure taverne, uno si affaccia con una balconata direttamente sul porticciolo, ed una strada ripidissima si snoda in mezzo a villette nascoste fra gli ulivi: un’oasi dove andare a riposarsi,  lasciare a casa tutti i pensieri, e rinfrancarsi scoprendo  che vicino a noi ci sono ancora posti fuori dal mondo, dove sembra che il tempo si sia fermato….

 

Ricordo per chi amasse posti….fuori dal mondo…..la costa a nord dell’Eubea, specie per chi avesse bimbi piccoli o ragazzini da lasciare liberi tutto il giorno senza pericoli in un ambiente naturale

 

 

 

FOURNI

 

 

 

Da Icaria a Fourni il passo è breve, e con l’aliscafo in meno di un’ora si arriva: attracco al volo, manovra senza ancora, e in men che non si dica ci si trova immersi nell’unico paese dell’isola. L’arrivo di una nave  è sempre un avvenimento, specie se la polizia portuale blocca il traffico dell’unica arteria esistente; se poi sbarca un camion rimorchio o un autotreno per portare i rifornimenti di alimentari dal “continente” la manovra costringe i bar a spostare i tavolini del plateatico…

 

 

 

 

 

C’è chi aspetta i turisti, chi i parenti, chi i pezzi di ricambio ordinati ai magazzini ad Atene (oggi nessuno tiene più magazzino in casa) in attesa che Amazon con i droni faccia consegne direttamente dal cielo.

 

Lo sapete che una delle recenti start-up di Milano  consegna la merce dai centri di raccolta in Africa direttamente nelle…. capanne nella foresta?

 

 

 

A Fourni che  è piuttosto scomoda da raggiungere (diciamocelo), arriva anche un traghetto direttamente dal Pireo:  il porto è piuttosto piccolo, c’è un solo molo ed un solo piazzale, il tutto all’interno di una baia piccola, ed è  interessante vedere con quale perizia il comandante di questi enormi navi attraccano di poppa, girandosi in un …bicchiere d’acqua…

 

Accennavo al  Pireo, perchè chi volesse arrivarci in macchina dall’Italia potrebbe farlo con due passaggi in traghetto, uno da Venezia (o Ancona) fino ad Igumenizza (meglio Patrasso) e l’altro dal Pireo all’isola…. lo cito perchè la settimana di ferragosto sono arrivati molti Italiani e la comodità di questi traghetti negli ultimi anni ha elevato la qualità dei servizi da e per le isole, oltre ad accelerare notevolmente i trasferimenti. Quando c’erano le motonavi ci volevano 24 ore per raggiungere le isole sulla costa turca,  adesso in meno 12 ore si arriva a destinazione con un grande confort.

 

Un altro particolare da citare: durante la permanenza a Fourni non sono mai attraccate barche a vela perchè non ci sono posti di ormeggio, ne servizi di rifornimento. Solo nella baia di  Kampi hanno dato fondo due grandi barche per una notte,  ed una barca greca aveva un suo corpo morto fisso.

 

L’isola è molto, molto ventosa, e questa caratteristica la rende come già detto poco gradevole per barche a vela.

 

Oltre alla baia di Campi, ho scoperto anche un altro paesino, o meglio un borgo,  con porticciolo con buon fondale,  Kampi Chrsomilias, a NW dell’isola, dove sul moletto di entrata ci sta una barca, ed altrettanto all’interno del porto  dove con perizia si arriva ad ormegggiare.

 

Due settimane..….un’eternità, il tempo di innamorarsi dell’isola, di capire che ….Cristo si è fermato anche a Fourni…  Avevamo due stanze nella Vela, una grande casa  in…montagna, costruita sul crinale sopra il paese… per raggiungerla alla fine della strada 40 scalini quasi verticali, in piedi… Il vento li soffia sempre, per questo la chiamano la vela,  mattina e sera, da non poter quasi rimanere sulla terrazza per fare colazione, tantomeno giocare a carte; però in compenso…un panorama con la vista che spazia fino ad Icaria, anche se spesso offuscata dal Meltemi che quando soffia crea una patina lattiginosa all’orizzonte. La sera, in compenso,  i colori del tramonto sono speciali, per effetto della rifrazione sulle gocce di umidità all’orizzonte, fin poco prima del tuffo del sole sopra l’orizzonte.

 

 

 

 

 

La mattina le “ragazze”  scendevano in paese per fare la spesa, prendere le focacce con la ricotta, e poi risalivano a fare  colazione  con noi “ragazzi” , e quindi decidere dove andare a crogiolarsi al sole. Mentre io avevo a disposizione una motoretta per risparmiare le ginocchia e l’anca, il resto del gruppo si muoveva a piedi: normalmente la meta era la spiaggia di Campi, dove avevamo trovato la risposta alle nostre esigenze: poche sdraio con ombrellone  ad appannaggio di chi arrivava per primo, ed eravamo sempre noi; tre tavoli sulla spiaggia sotto i tamerici per una cucina gestita da una famiglia di pescatori, e poco più in là un bel bar dove si fermavano tutti perchè era giusto giusto sotto l’arrivo della strada/scalinata…. c’era la musica e c‘era frullo. Il principe ogni giorno , a metà mattina e metà pomeriggio, vi faceva visita, si fumava la sigarettina con un caffè, e si lustrava l’occhio….. poi veniva a riferirci dei movimenti.

 

I bagni: quanti ne facevamo, nell’acqua limpida, ad iniziare subito la mattina appena arrivati per ristorarsi dalla camminata, la sera per rinfrescarsi prima del rientro. La boa appena al largo costituiva la base misurata  e la meta per Wilma e Dany, che si tuffavano sempre assieme per la nuotata: quante volte l’hai fatta?  due,  tre…    io invece prendevo la maschera e  mi lasciavo perdere senza pensare, nuotando lungo la costa,  guardando la flora e (poca) fauna marina; mi spingevo poi  verso il centro della baia fino alla boa,  per rientrare a riva al famoso baretto della spiaggia dove c’era una doccia, dove immancabilmente mi toglievo il sale….

 

Quando arrivava la barca dei pescatori andavo a vedere il pescato, e non mancava giorno che a tavola ci fossero barboni o gavros, oltre alla crema di fave e vlita….

 

La sera spesso prenotavamo nella trattoria sopra alla spiaggia, un tavolo nella  terrazza che dominava la baia, e qui il menu cambiava: mentre a mezzogiorno il pesce era fritto, la sera era arrosto, con la variante del musaka o dell’agnello, che nelle isole crescendo allo stato brado ha un sapore unico….

 

 

 

A seconda della destinazione che sceglievamo per la cena, quasi immancabilmente iniziava il torneo di burrarco, con alternanza delle coppie: avevamo trovato un posto riparato dal vento nel bar in piazza, e ci capitava di fare la posta quando si alzavano le persone per accappararci quel tavolo….e facevamo notte….. credo che quelle serate  rimarranno indimenticabili…..anche se vale la pena di citare che  in barca, quando siamo alla fonda per la notte, ci capita di iniziare con il torneo pomeridiano, qualche rara volta anche il mattutino, mentre rimane d’obbligo il serale…

 

Ogni anno in Grecia faccio il pieno di spezie, e anche questa volta non avrei mancato l’obiettivo: avevo visto lungo il ciglio della strada che c’erano molti cespugli di origano e di timo, per cui un giorno mi sono armato di sacchetti  e sono andato….a caccia: a Sud dell’isola non c’era praticamente nulla, solo la strada che finiva….nel nulla….in mare…però non mancava il tesoro.

 

 

 

 

 

 

 

 E così a tratti mi fermavo, scendevo sulla scarpata della strada e raccoglievo tutto quello che potevo, a rischio di sfregiarmi le gambe sui rovi. Logicamente prendevo i rami, che poi avrei fatto seccare in casa e prima di partire ripulito per estrarre solo i semi : ne ho accolti tre grossi sacchetti, sotto un sole ed un vento che portava via, così forte che quando in una strada in salita,  vedendo un bel cespuglio di mirto, mi sono girato per andare a raccoglierlo non sono riuscito a tenere in piedi la moto e sono caduto, anche se quasi da fermo: non mi sono fatto niente, solo sbucciato un ginocchio, ma pensate quanto forte era il vento per abbattere una persona che offriva il fianco; per consolarmi ho raccolto tutto il timo che era attorno….alla faccia del vento….

 

Altro particolare che vi devo raccontare: nelle isole, in agosto, c’è un albero da frutto che si impone, il fico, i cui frutti se maturi al punto giusto hanno il sapore del nettare: avete presente?   

 

Beh, lungo la strada ce ne sono molti, ed è spontaneo fermarsi lungo il ciglio per raccoglierli, sia per mangiarli al volo sia per accompagnarli sotto l’ombrellone con un po’ di feta…… una libidine… c’era un grosso cespuglio di fico proprio alla base della scalinata che portava alla vela, e controllavo ogni giorno lo stato di maturazione dei suoi frutti. Sono riuscito a coglierne qualcuno scendendo la mattina presto, prima degli altri ospiti, finchè  una, due volte quelli in maturazione su cui avevo posato l’occhio la sera precedente sparivano. Ho capito che era…una lotta…. E così  ho dovuto accontentarmi di raccoglierli la sera e mangiarli come dolce, anziché  gustameli a colazione… ma lungo la strada……che scorpacciate…

 

Come in tutte le isole della Grecia il 15 agosto è festa, la festa di Maria, e anche a Fourni  i preparativi costituivano una occasione di incontri e di..lavoro: sopra al paese c’era una chiesetta, bianca con le finestre azzurre, che dominava i due versanti dell’isola: est ed ovest. Le donne del paese, che chissà perchè sono tutte vestite di nero, con il caldo che fa,  hanno iniziato una settimana prima a fare i preparativi, a pulire tutto, dentro e fuori, sotto lo sguardo del Pope che dirigeva i lavori.

 

Il giorno della festa la cerimonia  inizia la mattina presto , dura fino a mezzogiorno, e si chiude  con la benedizione del pane, che poi viene distribuito alle famiglie….. ma il culmine avviene la sera , quando iniziano i balli con la musica greca…tutto attorno alla piazza  mentre i banchetti sfornano di tutto, musaka, pesce, patate fritte,  capretto o pecora , e vino in abbonanza…  in qualche isola ho assistito anche alle gare fra gruppi di ballerini di isole diverse, a contendersi il primato del miglior corpo di ballo.

 

Prima ho accennato alla pecora: è uno dei piatti caratteristici dell’isola, che non tutti preparano, perchè di solito prevale il capretto. Viene preparato o arrosto o al pomodoro, ed ha un sapore più dolce , una  carne morbidissima, cotto con le patate. Lo abbiamo trovato una sera quasi per caso in un unico posto, un ristorantino nella piazza alta, quella con i platani, dove c’è anche il forno, e vi siamo arrivati quando ancora non c’era nessuno, tutti i tavoli liberi. Il cuoco/padrone è venuto a spiegarci i piatti pronti, avvisandoci che la pecora non ci sarebbe stata tutti i giorni, consigliandocela però quella sera…. Ed aveva ragione… invece alle ragazze non piace la carne, solo pesce, per cui per loro ha preparato un mix di  verdura ai ferri servito in un piatto rotondo con al centro un formaggio  di pecora affumicato… Ci siamo tornati ancora, e per noi un tavolo c’era sempre… anche perchè, forse,  la prima sera abbiamo lasciato la mancia; un’abitudine questa che vale la pena di adottare  subito la prima sera…..

 

Ecco, mentre finisco di scrivere mi sembra di essere la, sulla terrazza della vela a guardare il mare, rivivo che  la vacanza è finita……. dopo una breve sosta a Samos saremmo ripartiti il 21 agosto…giusto il tempo di incontrare Stellios, di andare a prendere il depliant del marina che si trova poco distante da Pitagorio, di fare gli ultimi bagni nella solita spiaggia di sassi , e  per questo l’acqua è non solo pulita, ma trasparente.

 

Perchè un salto al marina….presto detto: nel 2021 penso di portare la barca  a Samos, perchè con Wilma in pensione avremo finalmente molto più tempo di gustare il mare in tutte le stagioni: Samos è una bella isola, grande ma non molto frequentata, offre parecchi spunti ed è facile da raggiungere….. vedremo.

 

 

 

Autunno 2018: non c’è più molto da dire, se non che…. settembre ci ha regalato ancora molte uscite in barca nel golfo….. che lo stato  del marina Hannibal degenera per mancanza di cure, e se non ci fosse Marco a tenere alta la bandiera sarebbero guai……. che Mauro il meccanico dovrà andarsene perchè non gli rinnovano l’affitto ( cattiverie senza logica)……. che si comincia a pensare al progetto Quaranta Ruggenti per il 2020,…..che in ottobre si ala il sound of silence……che farò riverniciare la poppa che ne ha bisogno……

 

ciaociao