Seychelles

 

19/4- venerdi - giorno 1

 

Se penso alle grandi isole o arcipelagi del mondo non me ne mancano molti da vedere, e fra questi cerano le Seychelles

 

Wilma voleva visitare  da tempo queste isole, e finalmente dopo l’Eritrea e le  Dhalak visitate l’anno scorso ( che belle!!!) , anche questa meta è stata messa nel mirino.

 

Abbiamo scelto la modalità crociera in catamarano, con la proposta di Horca Myseria di Milano, destinazione Mahe, via Doha,  con la compagnia aerea  Qatar . Non vi annoio con la storia di queste isole, documentazione al riguardo ne trovate in abbondanza, vi informo solo che abbiamo navigato fra le isole principali, spostandoci da una spiaggia all’altra, secondo questo itinerario:

 

Mahe, St.Anne, Coco Island, Praslin, Curieuse, Felicitè, Cousin La Digue,  con rientro a Mahe .

 

Dopo il trasferimento da Verona al parcheggio vicino alla Malpensa, adesso sono in aeroporto.... sono emozionato come..... ogni volta che parto.... sono tutto concentrato su me stesso, a percepire le sensazioni che arrivano, sento  persone che  vogliono conoscersi, che vogliono uscire dalla quotidianità… parlano delle destinazioni anche se poi non saranno del nostro gruppo, come  l’ostetrica che  deve uscire dallo stress dell’ex marito ammalato….. sono concentrato sui rumori, possibili pericoli.... e alla fine siamo in 10 , mi sembrano tutte belle persone..... vedremo come sarà.

 

Vi racconto solo la prima impressione ( non l’ultima) dello skipper, romano de Roma, impiegato in posta, che HM chiama Capo Barca: un bellissimo ragazzo, che non dimostrava certo la sua quarant…ena, un fisico da atleta, alto,  biondo con capelli lunghi, insomma un adone, un macho.

 

Le donne del gruppo ( ben 5) gli hanno subito messo gli occhi addosso esprimendo indici di  alto gradimento ( piuttosto che uno skipper  piccolo, brutto e vecchio…) anticipando una presumibile aria godereccia: fumando la sigaretta elettronica, che gli dava un tono di indifferenza,  ci ha subito anticipato che lui conosceva le isole, i catamarani,  lavorava con HM  da tempo, e sarebbe stato a nostra diposizione anche perchè HM aveva pensato a tutto, e non ci sarebbero stati problemi. In fondo l’organizzazione aveva già ordinato i viveri , avremmo trovato la cambusa pronta, e a suffragio del pensiero lungimirante sulla cucina eravamo stati invitati a contribuire portando chi il caffè, chi l’olio, chi la pancetta, chi la pasta ed i sughi: insomma sarebbe mancato solo il cuoco.

 

Vediamo subito, però, che nel gruppo c’è anche una delle 5 (femmine)  che guarda le altre con circospezione e un po’ se la tirava, e anche se al momento non ci abbiamo dato peso, ma  questo messaggio subliminare avrebbe trovato la sua giustificazione perchè…..lei era la donna dello skipper. Scrivendo mi capiterà di colorire alcuni fatti che l’hanno riguardata, mi perdonerete se vi riporterò in tono leggero alcune “vignette”, ma della vita di bordo alla  fine queste rimangono vive.

 

Le pratiche d’imbarco sono veloci, il volo con la compagnia Qatar buono, la sosta all’aeroporto di Doha è un’immersione sul futuro sia per la dimensione ( e pensare che non è uno dei più grandi che ho visto), che per la logistica. Pensate che ha la metropolitana interna , non so quanti gate, e non so immaginare la dimensione del nuovo aeroporto di Pechino che sarà il più grande del mondo… per cui non c’è più da meravigliarsi se per un cinese una città di 30 milioni di abitanti è un paese .

 

 

 

 

 

Giorno 2 – sabato 20

 

Da Eden Island Marina a St.Anne, rada Cimitero, notte in rada

 

 

 

All’arrivo a Mahe , il cui aeroporto è rimasto quello del….dopo guerra, siamo finalmente entrati nella dimensione di un ambiente lontano dal consumismo occidentale: due gate in tutto, un controllo dei documenti cartaceo e a vista, il recupero dei bagagli senza intoppi , l’immersione nel caldo tropicale con il primo ( e per fortuna unico)  acquazzone, l’incontro con la guida locale, Rita, e la corsa al marina. Prima delle 9 noi eravamo già pronti ad imbarcarci, ma abbiamo capito subito che i ritmi delle Seychelles sono influenzati dal caldo e dalle loro abitudini, per cui con santa pazienza abbiamo aspettato che…..aprissero il bar, e fra un caffè ed una chiacchiera abbiamo atteso che  pulissero i catamarani, lo skipper facesse il breefing,  e finalmente verso mezzogiorno ci hanno dato il via libera per l’imbarco.

 

Il catamarano ha una bella caratteristica: spazioso, 4 cabine , una dinette sempre grande, e quindi non c’è stato alcun problema per le sistemazioni; due cabine per la famiglia di Latina, una per noi ed una per i due “giovanotti” di Milano, mentre lo skipper a..coppia..to avrebbe dormito in dinette.

 

Nel frattempo  arriva la spesa ordinata dall’Italia, e già qui si percepisce che manca il….coordinamento: non si capisce bene chi deve controllare, se lo skipper, se gli ospiti, se la donna dello skipper che nel frattempo sembra debba/voglia/ prendere in mano le redini della gestione operativa della cucina; il posizionamento della spesa viene fatto negli scaffali della dinette in qualche modo, in verità scopriremo alla fine che manca il coordinamento e qualcosa  risulterà…nascosta , emerge subito che non sono arrivati alcuni articoli ordinati,  hanno mese alcune spese che non servono, e il conto è salato….. oltre 600€, cui si fa fronte subito con la cassa comune: 100€ a testa….

 

Poi inizia l’attesa della partenza, e ne approfittiamo per parlare con lo skipper:  dove andremo, cosa faremo oggi, cosa faremo domani, cosa mangiamo, chi fa da mangiare, cosa faremo l’ultimo giorno, e considerato che avremo l’aereo il pomeriggio del sabato seguente potremmo fare un giro per l’isola, visitare la città di Vittoria, andare a fare il bagno in una spiaggia rinomata, tenendo comunque presente che  dovremo consegnare la barca il sabato mattina alle 9.

 

E qui iniziano le prime….defaillances dello skipper:  la sua idea è che dovremo essere in porto venerdi alle 16.30 per fare gasolio, poi siccome farà caldo suggerisce che invece di rimanere in porto potremmo andare alla fonda all’isola di S.Anna e rientrare la mattina per le 8.30, in tempo per il breefing di controllo. Osservo   che siamo all’equatore, che il giorno e la notte hanno la stessa durata e che siamo nel periodo degli equinozi, 06-18,  che  non sappiamo quanto ci vorrà per fare il pieno di gasolio, e che per andare alla fonda rischiamo di arrivare con il buio, e che la sosta costerà 15€ a testa perchè saremo nel parco, e se vogliamo essere in porto per le 9 non avremo neppure il tempo di fare il bagno. Suggerisco pertanto  di rientrare a Mahe in anticipo  per fare gasolio, in modo da avere il tempo di godere almeno il tardo pomeriggio in rada, e la mattina rientrare per le 09. E qui casca l’asino, perchè alla  replica dello skipper ( che ha potere di decidere) emerge che in effetti vuole rientrare alle 7.30 per venire in gita con noi, e andare alla fonda perchè la sua compagna soffre il caldo in porto……. Potete immaginare il battibecco che avviene fra di noi, chi dice di rimanere in porto, chi di rientrare alle 17 a fare il gasolio, chi di andare alla fonda perchè è venuto in barca per godere le spiagge e non il marina…..al che lo skipper non prende alcuna decisione e dice che….decideremo l’ultimo giorno….

 

Così verso le 16 finalmente partiamo diretti all’isola di S.Anna, che si trova a poche miglia di distanza da Mahe,  praticamente di fronte  al porto. Navigazione semplice, diamo fondo in una baia riparati dietro al reeef, davanti ad una spiaggia, e finalmente ci godiamo il primo bagno. Acqua pulita,  ci sono molti pesci, il fondo è abbastanza trasparente anche se c’è molto plancton, e avvertiamo subito che c’è corrente e bisogna evitare di farsi prendere la….mano….In effetti questo è e sarà un aspetto che condizionerà alcune soste in rada nelle isole.

 

 

 

Non abbiamo problemi di acqua, ne per bere ne per lavarci, per cui il bagno si protende fino al tramonto che arriva puntualmente verso le 18, ponendo  subito il quesito:  chi fa da mangiare? E cosa mangiamo? Io avevo fatto presente, appena sbarcati dall’aereo, che nelle isole non dovrebbero mancare quattro cose: il pane, il pesce fresco, il pollo e le uova, ma mi è stato risposto… da chi sapeva….che alle Seychelles il pesce fresco c’è solo al mercato al mattina, il pollo non c’è ma ci sono le uova, ed infatti a bordo ce ne sono tre dozzine lasciate all’aperto in dinette….e faranno una brutta fine…. Peccato, perchè nonostante fossero appena le 8 del  mattino non sono stato ascoltato perchè in quanto nel tragitto di trasferimento al marina avremmo potuto fare una deviazione al mercato…

 

E così mancando il coordinamento c’era chi voleva fare le uova, chi la pasta, chi il tonno in scatola, chi voleva nominare un cuoco fisso, chi fare i turni, ma non emergendo alcuna decisione succede che…..una pia figura si inventa di fare la panzanella alla romana: pane fresco con tonno e pomodoro… poco lavoro, poco consumo ( a parte il pane che poi mancherà e non verrà più comperato …) pochi riscontri positivi, se non un grazie a chi si era offerto di provvedere….

 

Non ho detto niente, mi ero ripromesso di non interferire in alcunché ne di offrirmi per garantire un …pasto caldo come faccio normalmente a bordo della mia barca e come dovrebbe fare uno skipper, e ce ne siamo andati a letto, confortati dalla possibilità di avere un ventilatore che muoveva l’aria a la luce per leggere.

 

Giorno 3 domenica 21

 

Da baia Cimitero a St.Anne a Round Island (Praslin)  e poi in baia La Raie  (Curieuse)

 

 

 

La mattina alle 6 il sole fa capolino ed in 20 minuti è già alto, caratteristica degli ambienti tropicali, così appena svegli ci siamo tuffati con gli occhi semichiusi nelle acque fresche e tonificanti, un po’ pizzicanti per il plancton che imperversa , e con una notata vigorosa mi sono avviato verso la spiaggia distante circa 200 metri. Con la maschera mi sono goduto la visione del fondo, della fauna abbondante, della purtroppo scarsa presenza di coralli,  constatando come verso riva l’aumento del plancton assumesse dimensioni tali da diventare quasi urticante e così denso da impedire la visibilità del fondo .  Arrivato a terra con lo sguardo ho abbracciato tutta la spiaggia, dove si affacciava una densissima vegetazione di cocchi, mangrovie  ed altre piante , dove guardando meglio ho notato che c’erano delle costruzioni in legno. Mi sono sdraiato a prendere il sole , fantasticando sulla bellezza di questo angolo di paradiso , e   poco dopo dal bosco esce un signore in pantaloncini che mi si avvicina….vedo che non ha  atteggiamenti  bellicosi, ed in inglese mi dice che la spiaggia è privata e non si può rimanere, al che rispondo scusandomi  che sono arrivato a terra nuotando dal catamarano ancorato di fronte e comunque me ne sarei andato subito.

 

Lui mi chiede da dove vengo, e gli rispondo che sono italiano, che sono un velista, che ho girato il mondo…….al che spalanca un sorriso meravigliato, mi dice che anche lui è un velista…...ma dai! Un velista, un armatore, proprietario e regatante di maxi  di coppa america…e la confidenza sfocia subito in una cordialissima conversazione. Mi racconta di essere americano, di avere un maxi da regata in america, una barca da 80’ in Italia, e di aver comperato quel pezzo di isola per stare con la famiglia in vacanza. Capisco che ho a che fare con un miliardario, episodi che capitano girando il mondo senza alcun intento affabulatore, ed emerge che è sposato per la seconda volta con una tedesca, che ha due figli, e dietro alla spiaggia ci sono tre costruzioni: una sua, una della figlia, ed una per gli amici, e mi invita ad accompagnarlo a casa. Dietro la spiaggia c’è un vialetto tenuto pulito, perchè prima di calpestarlo bisogna pulirsi i piedi dentro ad una bacinella piena d’acqua, ed in fondo appare  la sua …… capanna: un letto con zanzariera,   un piano cottura,  un frigorifero, un baule che fa da madia, due canoe appese alla parete, alcune camicie appese,  alcuni libri…. tutto qui!  Poi andiamo nella seconda abitazione, sopraelevata di mezzo metro da terra, molto attrezzata, tutta in legno, e mi presenta una bella signora, bionda, tedesca, e due bimbi bellissimi che scorazzano. Fa fresco, gli alberi frondosi riparano dal sole ed il brontolio delle fronde accompagna la nostra chiacchierata, cui si uniscono poco dopo due giovani uomini, atletici, belli, che mi presenta come due membri del suo equipaggio che fra una regata e l’altra in giro per il mondo lo raggiungono per stare in compagnia……alla faccia…… alloggiano nella terza costruzione che a mala pena si intravede più all’interno nella fitta vegetazione.

 

Mi offre un the, altri convenevoli, poi tolgo il disturbo, e mi avvio piacevolmente quasi radioso prima in spiaggia, dove mi accompagna non prima di dirmi che la spiaggia è aperta agli altri ospiti del catamarano, poi in acqua, e a nuoto mi riporto a bordo   dove acconto l’avventura.

 

Lo skipper sgrana tanto di occhi un po’ invidioso: come? Tu? Lui? Un miliardario? Come hai fatto? come mai ti ha ospitato?    Lascio a voi ogni commento…..

 

Tralascio le incombenze per il pranzo, dove inizia la saga della pasta e del riso in tutte le salse, perchè abbiamo la navigazione che ci porta in 25 miglia nel gruppo di isole dove rimarremo fino a venerdi, ultimo gg di crociera. La tappa è Praslin, dove ci spostiamo fra le baie che sono effettivamente una meglio dell’altra, e possiamo ammirare panorami, o meglio ambientazioni suggestive. Dominano i colori verde della vegetazione, granito delle rocce, blu intenso dell’acqua, e bianco delle spiagge di corallo. Nell’acqua proprio sotto allo scafo  ci fanno sempre compagnia alcuni pesci Napoleone, sempre pronti a mangiare di tutto, mentre nuotando vediamo l’aquila di mare, la razza, molte tartarughe, pesce chirurgo, pesce trombetta, non mancano i barracuda con le fauci che fanno paura, e poi ….un acquario in mare aperto, anzi oceano.

 

Marco  da Milano è sempre in acqua, sarà suo il bellissimo film che ci ha mandato alla fine, la famiglia di Latina sempre assieme e sempre in acqua, e in una condizione privilegiata trascorriamo due belle giornate, senza inconvenienti. Accetto di buon grado ciò che si fa da mangiare, perchè alla fine sono Flavia e Giulia che se ne occupano, e non ci sono rimostranze: la birra scorre liberamente, e lo skipper ne fa buon uso, purtroppo manca la frutta e prima di lunedi non si andrà in porto, siamo ben occupati a fare fotografie, a leggere, a prendere il sole, a discutere, e proprio parlando delle esperienze veliche  dei romani avviene un battibecco che lascerà il segno.

 

Si parlava dell’isola di Ponza, della difficoltà di trovare posto, della cattiva gestione da parte di due fazioni che governano il porto, una contro l’altra. Ora lo skipper di Latina è di casa, ogni settimana, e presumibilmente conosce bene la realtà locale, e da la sua versione dei fatti. Lo skipper di Roma, a sua volta, dice di conoscere bene una delle fazioni perchè dice essere vicina alla mafia locale, e lui…..è di casa…..

 

E giu, l’uno a sostenere una tesi, l’atro a ribaltarla, uno a portare testimoniane circostanziate, l’altro a confutarle…..io so…io so…… beh fra poco vanno alle mani, anche perchè allo skipper di Latina  si contrappone la moglie Ros, che non ha peli sulla lingua, e con fare tipico della ciociaria (concedetemi il lapsus letterario, so che la ciociaria è della provincia di Frosinone) si pone nella discussione alzando i toni, i pesi…ma tu chi credi di essere perchè sei de Roma….. fra poco arriviamo alle mani….. Ci siamo anche divertiti, perchè sembrava di essere a teatro in quanto i toni si erano alzati, e chi pendeva da una parte chi dall’altra, ma senza….applausi.

 

Vedremo più avanti che la cosa non sarebbe finita li, perchè abbiamo sentito dire  … a quella là gliela faccio vedere io prima della fine… ed infatti vedremo che prima della fine si accenderà qualche scintilla; infatti  senza volere si erano create due fazioni, quella romana e quella latina, dove da una parte  la compagna dello skipper si è sentita in diritto di prendere le parti del compagno, tantopiù da una posizione di superiorità di posizione in barca, mentre all’altra …. alla ciociara….. proprio non gliene poteva fregar de meno di dire come la pensava .

 

 

 

Giorno 4 – lunedi 22

 

Da baia la Raie ( Curieuse), visita alla farm, passeggiata costa ovest e Doctor House, a Hanse Lazio, Isola St.Pierre e notte in rada a baia la Raie (Curieuse)

 

 

 

Siamo alla fonda in una baia dell’isola  Curieuse,  e oggi il programma prevede una lunga gita: scenderemo a terra con il gommone, vedremo le tartarughe il loro allevamento, poi una passeggiata  lungo la “foresta “ di mangrovie ci porterà scollinando dall’altra parte dell’isola.

 

Tartarughe: mi son venute in mente quelle delle Galapagos, molto molto più grandi di queste, comunque un’attrazione ben gestita per i turisti e tutelata dallo stato,  dopo la quasi completa eliminazione avvenuta sotto la colonizzazione francese allorché ne fecero una allevavano solo ad uso mangereccio. Ti guardano con quegli occhioni languidi e lacrimosi, si muovono con una lentezza da…tartarughe, e costituiscono una attrazione e fonte di entrate per i turisti che a frotte sbarcano ogni giorno in questo parco.

 

Le mangrovie  invece sono infestanti, per fortuna il percorso si snoda sopra una passerella dalla quale si possono vedere i granchi  che hanno colonizzato tutto il terreno della laguna, grossi, rossi, non proprio come quelli del cocco, comunque mangerecci anche questi, ed il sentiero  poi si inerpica lungo il crinale della collina fino alla baia  dal’altra parte. Facendo la posta ad un buco grande così, sono riuscito a vedere un granchio rosso enorme, mentre non ho visto lo squaletto limone, giallo, che vive sotto le mangrovie.

 

La camminata è stata dura, con le mie ginocchia messe male, e mi sono riproposto di non partecipare alla passeggiata del giorno seguente a vedere il coco de mer….la pianta con il seme più sensuale del mondo vegetale

 

 

 

 

 

Giorno 5 martedì 23

 

Da Curieuse  a St. Anne ( Praslin) , visita alla valle de Mai, notte in rada

 

 

 

Valle de mai…. Isola praslin…..un altro parco  molto interessante, che non ho visitato ma in compenso mi son goduto una bella passeggiata lungo il paese.

 

Da notare che  in tutte le isole si deve pagare l’ingresso, sia chi arriva via terra che via mare, ed il controllo da parte delle guardie del parco è molto stretto: 15€ a persona ogni giorno, quasi una tassa di soggiorno….per forza l’economia delle Seychelles va bene….

 

Il paese dove siamo sbarcati si chiama St Anna, si sviluppa dal porto lungo la strada principale, con belle case ed una piazzetta con la chiesa cattolica. Io come vi dicevo non sono andato in gita, eravamo ormeggiati al molo dopo la notte in rada, e me ne sono sceso a curiosare.

 

Subito dopo la curva c’è un piccolo supermarket, che come in tutte le isole ha di tutto, di cui molto in frigo o in congelatore per la conservazione, ed entro a curiosare anche    per capire se avevamo fatto una buona cambusa sia in termini di varietà che di prezzi: ed è una sorpresa, perchè  vedo subito che nei congelatori ci sono pesce e pollo, pane in abbondanza, ed anche verdura fresca, e mi infastidisce rilevare che i prezzi dei succhi di frutta sono ben più bassi di quelli che abbiamo pagato noi, almeno del 30% . Pazienza! Mi rincammino  e mi avvio verso il piccolo centro che intravedo  più in la: la strada è costeggiata di abitazioni e giardini ben tenuti, dominano le buganville di molti colori, i banani con le banane mature, l’albero del pane con frutti grossi così, purtroppo per il mango siamo fuori stagione, ma gli alberi  sono pieni di quel gustosissimo frutto.

 

Le donne camminano con l’ombrello nero per ripararsi dal sole, alle fermate dei bus molti crocchi di persone che parlano fra loro, bimbi giocano festosi, parecchi negozi per essere in in’isola, ma soprattutto piccoli supermarket. La chiesa cattolica è proprio in centro, tutta bianca con gli infissi azzurri, e una statua della madonna che invita alla preghiera: di fianco la canonica due donne stanno pulendo, e prevale su tutto un senso di pace. Poco oltre la vera sorpresa: una piazzetta con un porticato sui tre lati, con negozi di elettronica  e uffici, e….udite udite….un bar con l’insegna di  Illy caffè, dove mi ci ficco non solo incuriosito, ma ingolosito nel vedere dolcetti , pasticceria, snack bar e pane.. due persone gentilissime , francesi, hanno aperto 4 anni fa e preparano loro la pasticceria . Mi siedo, un ambiente pulitissimo, sembra di essere al bar degli specchi a Trieste, chiedo un cappuccino con un muffin, e mi servono il tutto  con un bicchiere d’acqua e il bricco del latte….una sorpresa,  soprattutto quando pagherò un conto salatissimo ( al contrario) ….5€, veramente onestissimi, contrariamente alla voce che lo skipper aveva fatto circolare appena arrivati nell’isola principale a Mahe…  Vicino a me è seduta una coppietta, scambio due parole, sono in vacanza e stanno girando l’isola in macchina,  e scopro che sono di Creta, proprio dove andrò a giugno a scoprire Gavdo, l’isoletta più  a sud della Grecia. È proprio il caso di dire che per  italiani e greci vale il detto.. una fazza  una razza….ah ah ah.

 

Rientro con soddisfazione a bordo, dove nel primo pomeriggi arrivano anche i gitaioli che mi raccontano della visita al parco e dallo stranissimo frutto che lo caratterizza. Il coco femmina ed il coco maschio.

 

 

 

È qui a Praslin che abbiamo conosciuto Robert, il referente nell’isola per HM, un ometto simpaticissimo, disponibilissimo, che ha le mani in pasta con tutto e tutti, oltre ad essere un buon cuoco. Quando siamo arrivati ci ha chiesto se volevamo che ci preparasse la cena per la sera, ce l’avrebbe portata a bordo perchè avremmo dormito in rada, al che abbiamo aderito con entusiasmo, e mi son preso la libertà di chiedergli di procurarci anche un bel pesce fresco , al che ci ha promesso che la mattina alle 7 sarebbe stato sotto bordo con la …preda…

 

Durante la mia passeggiata l’avevo  incontrato, ci siamo riconosciuti, e mi ha anche invitato a casa sua, che era sulla strada… non ci sono andato, ma mi ha fatto piacere riscontrare l‘affabilità della persona.

 

Nel porticciolo dove eravamo ormeggiati c’era un viavai  di persone, di polizia, di barche e di traghetti, e siamo stati costretti ad andare alla fonda per non intralciare il traffico, dopo aver atto il pieno d’acqua e rimpolpato la cambusa con qualcosa di urgente…il caffè….

 

E al tramonto, verso le 18, arriva Robert con una borsa piena di…ogni ben di dio. Riso alla base di tutto per accompagnare  pesce al forno, insalatona di verdura fresca e un dolce che mi è piaciuto moltissimo, a base di cocco, mango, banana, il tutto caramellato con rum e  zucchero in canna,  tutto cucinato al forno, da far invidia ai cuochi e ai forni dei nostri ristoranti.

 

Laa notte scende presto, buia, gli avanzi della cena sono buttati in mare ,e dopo poco tempo senti l’acqua ribollire per la quantità di pesce che golosamente si contende il cibo… sono certo che sotto sotto ci sono anche molti polipi, peccato non avere  la possibilità di adescarli con la trappola adatta multiamo….

 

Fa calco, umido, la timoneria alta è contesa perchè spira un po’ d’aria,  chi seduto, chi sdraiato, e chi racconta e si racconta…wilma ha ingolosito la famiglia di Latina con il Burraco, e passa la serata  ad insegnare i fondamentali a Ros e Giulia, tantè che le serate seguenti saranno occasione di tavoli verdi cui si aggancerà tutta la famiglia….

 

Pensando ai forni dei ristoranti, sono stato recentemente a vedere le evoluzioni dei forni per cucine di casa, una miniatura (60x60)  di quelli usati dai ristoranti, ben più grandi: 4 piani di cottura indipendenti, ventilati, con tempi diversi autonomi che si possono utilizzare per le ricette, con scelta dell’umidità per piano, cottura anche a vapore, forno auto lavante dopo l’uso….se rinasco ed ho una cucina grande con vista….mare  come quella di Franco sui colli Bericime lo compero,  anche se…..costa oltre 5000€, richiede 6 Kw, aggancio con acqua e scarico, ed una cappa aspirante che ti solleva da terra…. Però vi confesso  che sono stato alla prova cucina con un cuoco al lavoro, e mi sono “ingolosito” enormemente….

 

 

 

Giorno  6 -  mercoledi  24

 

Da St.Anne (Praslin) a Coco Island sera in rada  a La Digue

 

 

 

Prima delle 7 siamo tutti in piedi, non facciamo il bagno perchè siamo troppo vicino al paese, e arriva subito Robert con uno snapper rosso da almeno 3 Kg. Bastano 20€ , e ce lo squama e pulisce  sotto i nostri occhi, e pregustiamo già la festa che gli faremo la sera. Penso di propormi per la cottura, magari a tranci o in brodetto da mangiare con il riso, ma poi preferisco essere coerente con la mia impostazione: largo ai giovani….potrebbero essere cuochi migliori  di me…

 

Salutiamo Robert, che ci lascia i suoi recapiti ( ahhhh, alla fine ve li  metto tutti) , salpiamo l’ancora e ci dirigiamo verso La Digue, dove vedremo le spiagge più belle e un’isoletta d’incanto….con le palme, le rocce granitiche, i coralli  e la spiaggia bianca, come nei sogni delle vacanze al caldo.

 

Non vi ho detto tutto sulla sera prima: c’era un po’ di maretta nell’aria, perchè avevamo fatto presente allo skipper alcune aree di miglioramento nell’organizzazione, e il dialogo con lui non era stato idilliaco, ma per fortuna fra l’equipaggio il buon Marco e le ragazze sapevano come risollevare l’ambiente:  a bordo fra le provviste, anche generosamente offerte proprio da Marco, non mancavano gli ingredienti per gli aperitivi: campari, gin rum, coca….cola, sweeps ,succhi di frutta, noccioline, patatine formaggio, salumi……e quella sera……. ci habbiamo dato dentro. Fra un assaggio e l’altro non ci siamo risparmiati, e se a cena aggiungiamo due bottiglie di vino perchè bisognava festeggiare ,  il rum presente nel dolce, oltre a quello bevuto dopo il caffè, capite bene che il morale si alza facilmente. Alla fine eravamo tutti carissimi amici, e credo che quelli che hanno dormito in coperta siano stati agevolati apprendere sonno dagli spiriti che avevano in corpo.

 

 

 

Dopo una breve navigazione, passando davanti al porto di La Digue, ci dirigiamo all’isoletta di Anse Coco, di cui vi ho parlato poco fa. L’isola è bellissima, ancoriamo  poco distante dal reef, ma appena scendo in acqua rilevo  immediatamente che la corrente è forte, al punto che dopo poche bracciate devo risalire a bordo per mettermi le pinne, e riparto da solo verso il reef. Il fondo è visibilissimo, intorno ai 10 m.,  e c’è di tutto: le  tartarughe, le aquila di mare , grossi pesci napoleone dominano la scena, ed è un piacere memorizzare le bellissime immagini che scorrono sotto gli occhi. Purtroppo c’è il problema della corrente, che porta lontano dalla barca, e bisogna rientrare senza soffermarsi tanto: il gruppo degli altri ospiti era per conto suo, alla spicciolata,  e non tutti hanno il fiato per rientrare, al punto che lo skipper deve prendere il gommone ed affiancarli per riportarli a bordo. Subito dopo la seconda parte del film: decidiamo di andare a terra, sul versante ovest dell’isoletta, dove vediamo una spiaggia bianca e molta gente che vi sbarca portata dai gommoni del resort ( esclusivo) che sta in un’altra isola proprio di fronte.

 

Ci diranno che costa 2000 al gg e ci sono stati i principi inglesi William e Kate in viaggio di nozze…

 

Vi ricordate che ho scritto in altre news del respiro del mare? che in oceano anche se non c’è vento il solo flusso e riflusso dell’onda fa….corrente….come un fiume in piena? Beh, qui è capitata la stesa cosa; le onde che arrivavano sulla spiaggia, frangendo, avevano una forza talmente potente da rendere impossibile stare i piedi quando l’onda si ritraeva. Poichè c’era corallo, e la spiaggia era pena di ciottoli di corallo, farsi male era un attimo, ma soprattutto arrivare a terra diventava una sfida con l’onda stessa. Adrenalina a tutto gas, una musica da ascoltare, quasi emozionante e affascinante, … l’aggettivo rende poco, pensate al rumore dell’onda che frange sulla  spiaggia, e a quello creato dal riflusso…flashhhhh,……flashhhhhhh ; le onde non hanno lo stesso ritmo, per cui la musica che ne usciva aveva ha un ritmo che pur nella sua poesia addolciva il nostro rotolare sul corallo, con i nostri gridolini di aiiii per le piccole ferite dovute al rotolamento, e alla fine i con  sospiri di sollievo all’approdo a terra.

 

 

 

Come le altre isole anche questa aveva grossi massi di granito, arrotondati nel tempo dalle onde e   dal vento,  in mezzo alcune alte palme che davano un po’ di riparo dal sole cocente: dal resort arrivavano le canoe con a bordo i turisti ed i bimbi, tutti accompagnati dalle guide locali, mentre il nostro gommone portato dallo skipper era ancorato un po’ al largo per evitare che il fondo si tagliasse con il corallo. Il rientro sul catamarano si presentava un po’ difficile, sia per le onde che per la corrente forte, ed ho deciso di fare come  nel film papillon, ricordate? Mi sono recato sul versante dell’isoletta dove il fondale era un  po’ più alto, ed ho iniziato a contare  le onde; ogni tre alla quarta il riflusso si calmava per alcuni secondi, e quello sarebbe stato il momento per tuffarsi e con forti bracciate cercare di uscire dalla spiaggia senza correre il rischio di essere rigettati sul corallo dal flusso o peggio  dal risucchio. E così ho fatto, maschera  per non perdere la visibilità del fondo e….plash, poche forti e vigorosa bracciate e sono riuscito ad allontanarmi.

 

Vi confido  che le forti e vigorosa bracciate non sono più quelle di un tempo, il tempo passa anche per me, ma mi difendo…il pericolo di farsi male mette le ali , anzi le pinne  ai piedi…. Poi piano piano sono rientrato a bordo, dove ci attendeva un’altra avventura.

 

Mancava poco a mezzogiorno, avremmo dovuto recarci in un’altra spiaggia, vicino al resort sull’isola,  ma il diavolo ci ha messo lo zampino. Lo skipper non aveva assicurato bene il gommone a poppa , e  appena salpato, durante la manovra a marcia indietro, la cima che lo assicurava è finita nell’elica di destra, nonostante il pronto avviso di Marco che si era accorto del rischio……la cima si è avvolta sull’elica, che si è staccata dall’asse e  per fortuna non è finita sul fondo, dove invece purtroppo è andata la boccola di fermo, per cui siamo rimasti in panne. Abbiamo provato a manovrare con un solo motore, ma era impossibile governare con il solo motore di sinistra, e la forte corrente ci faceva girare in tondo…. Che fare? Nel frattempo avevamo dato nuovamente fondo,  e l’unica alternativa era chiedere aiuto all’agenzia a terra a Mahe; detto fatto, un po’ di telefonate, e l’unica  soluzione che lo skipper concorda è di cercare di arrivare al porto di La Digue con i nostri mezzi, dove con l’ultimo traghetto  sarebbe arrivato il pezzo di ricambio. Ma come arrivare? C’è il gommone, che di fatto è come avere il motore di riserva, e appoggiato al fianco destro avrebbe potuto compensare il motore sinistro, e consentirci di arrivare a destinazione distante solo alcune miglia. Detto fatto, si decide chi guida il motore e chi il catamarano, e si parte …..ed in un paio d’ore arriviamo al porto, dove ridiamo fondo e aspettiamo….aspettiamo……il traghetto arriva, poi ne arriva un altro, ma nessun gommone esce dal porto per venire da noi…….

 

Per farla breve il pezzo è arrivato ma il meccanico ha deciso che il lavoro si sarebbe fatto il mattino dopo in porto, per cui abbiamo passato la serata alla fonda al porto, con la prospettiva di  goderci un bel tramonto e gustarci lo snapper che nel frattempo giaceva nel frigo. Ma chi lo avrebbe cotto e come? A bordo c’era il barbecue, nel quale il pesciotto stava appena appena e di  traverso, ma si era creata l’aspettativa, avevamo comperato la carbonella e la diavolina, e Marco si è messo all’opera. Nel frattempo si è ripetuta la celebrazione dell’aperitivo multiplo, con l’affondo di formaggio e salame, e finalmente siamo arrivati al dunque. Mi rendo disponibile per curarlo e fare le parti, ed il risultato è: cottura discreta, buona volontà moltissima, strumenti pochi, fuoco sufficiente, aspettativa moltissima, porzioni abbondanti…..risultato molto buono….bravo Marco, che riceve i complimenti di tutti.  I resti finiscono in  mare dove si ripete il banchetto per i pesci sotto la barca…..

 

Dulcis in fundo….si apre la seconda bottiglia di rum comperata in loco sempre da Marco, molto più forte /alcolico della prima bottiglia presa in aeroporto, che rende necessario mitigare con la coca cola…….cuba libre a volontà.

 

 

 

Giorno 7 – giovedi 25

 

Port La passe (La Digue) , gita in bicicletta e notte in porto

 

 

 

Forse la giornata più intensa, ricca di attività e di offerte che l’isola propone. La mattina verso le 8 non appena esce un catamarano dal porto  riusciamo ad andare in banchina, e ci ormeggiamo dando fondo con le cime a terra, e cosa strana,  il gg prima con un solo motore non si poteva governare, oggi invece si.  Misteri della fede. Siamo abbastanza stretti fra molte altre barche, non so come il meccanico possa lavorare sotto acqua in quel porto così sporco, ma…..è così.

 

Il programma della giornata prevedeva che avremmo preso le biciclette a nolo, e saremmo andati a visitare una fattoria dove veniva coltivata e  seccata la vaniglia,  lavorata la copra, e poi in giro per l’isola. La piantagione è stata riattivata fedelmente, come pure  la casa padronale, tutta in legno, con i mobili antichi e le stanze stranamente fresche per il movimento d’aria creato dalla vicinanza del mare.  Sono riproposte per i turisti  le attività caratteristiche del tempo della colonizzazione, Inghilterra e Francia, ed è interessante da vedere  la coltivazione della vaniglia, queste belle piante rampicanti, ben tenute, mi ricordano le piantagioni che avevo visto a Taha in Polinesia. Anche qui viene fecondata artificialmente, perché solo in Polinesia avviene naturalmente, e questo fu scoperto quasi per caso in Inghilterra quando la pianta venne importata, messa in serra, e non si riusciva a renderla ”feconda”.  

 

 

 

 

 

Quasi per caso il giardiniere scoprì che la fecondazione della pianta poteva avvenire sporcando con le mani i fiori di polline, dal che iniziò la riproduzione anche nelle altre colonie…. La presenza del cocco  è infestante, le piante sono dappertutto, e dal frutto si ricavava la copra per produrre olio e burro…. mentre con i gusci vengono delimitate tutte le aiuole ed i vialetti del parco. Ci sono fiori dappertutto, dai colori sgargianti, come pure tutte le specie di alberi da frutto tropicali: papaia, avocado, mango, albero del pane, guava, feijoa, passion fruit.  Non mancano le tartarughe giganti, che ormai troviamo in tutte le isole, retaggio degli allevamenti coloniali per ricavarne carne fresca da vendere anche alle navi che arrivavano per attraversare l’Oceano Indiano. L’isola è completamente percorribile in bicicletta, le strade tutte in cemento, ben tenute anche perché non manca il personale,  ed i turisti sono numerosi: tutti vanno in bicicletta, mezzo che si affitta al porto,  pochissime macchine, ci sono molti alberghi e resort, e facilmente si passa da una spiaggia all’altra, da un versante all’altro dell’isola , scollinando, immergendosi nella rigogliosissima e foltissima vegetazione, fra negozietti, abitazioni che vendono succhi di frutta e resort. Mi lascio perdere fra le viuzze del paesino, e noto che le case sono quasi tutte ad un piano, rialzato per non essere a contatto con la terra ed evitare l’umidità. Con noi c’è la famiglia di Latina, ci fermiamo per prendere una bibita, immaginiamo che con tutta la frutta che c’è la qualità sia ottima, ma rimaniamo delusi , anche dal prezzo: qui tutto costa un minimo di 5€ o un suo multiplo; la bicicletta 10€, il succo 10€, entrata al parco 15€ …..la cena di roberto 10€….la sosta in rada 25€.

 

Per fortuna ci viene in soccorso Ros, che decide a di portarci al baracchino dove il gg prima aveva bevuto un ottimo succo....ed aveva ragione: con wilma  ci pappiamo un passion fruit con lemon e un  water mellon con lemon,  paghiamo i soliti 20€, ma almeno sono  buoni.... 

 

 

 

Rientriamo a bordo dopo aver consegnato le bici, e con Giulia ,Ros  e Wilma inizia la saga del burraco, si, perche gli insegnamenti di Wilma hanno dato i loro rutti, e così......il tempo è passato in buona compagnia, anche perché poi si sono aggiunte il papà Pino e Flavia, altra sorella....

 

A cena una ulteriore nota negativa: dopo il meraviglioso snapper del giorno prima, avevamo deciso di finire le uova, oltre due dozzine che erano state lasciate fuori dal frigo, ma purtroppo il loro tempo era…scaduto, e sono finite in pasto ai pesci….

 

Questa della cambusa è stata una nota dolente, che assieme alla scarsa interpretazione del ruolo  dello skipper, ma…..pazienza….. 

 

 

 

Giorno 8 – venerdi 26

 

Da La Digue a baia cocos e rientro a Mahe in marina

 

 

 

Ultimo giorno di crociera perché la sera si rientrerà in porto a Mahe, previo rifornimento di gasolio. Il tempo è  in movimento, partiamo molto presto perché la sera prima avevamo optato per una  nuotata nella spiaggia davanti a Cocos island che non avevamo visto il giorno prima, in alternativa alla visita di un altro parco….Il trasferimento è abbastanza veloce, ma l’esperienza con la corrente del giorno prima e grossi nuvoloni che si profilano all’orizzonte, un groppo di vento che si avvicina, suggeriscono allo skipper di partire subito per il rientro. Prima di salpare l’ancora guardo  bene la direzione del vento, credo che tutto si risolverà in una bolla di sapone, e dico allo skipper che potremmo aspettare un’oretta, ma non sente ragione. Il rapporto con lui era già stato polemico, e non ho insistito, anche se appena salpata l’ancora il groppo si è sciolto e ci siamo trovati con un vento di bolina larga che avrebbe permesso di fare una bella veleggiata. Non ci crederete, ma ci siamo fatti 30 miglia a motore, nonostante le sollecitazioni ad aprire le vele, perché  allargando la rotta di una decina di gradi avremmo potuto alzare fiocco e randa e divertirci. Ultime note  ormai in caduta libera: siamo in anticipo di un paio d’ore sul previsto, e ci sarebbe il tempo per una nuotata nella spiaggia di S.Anne, davanti a Mahe, ma non facciamo tempo a  fermarci che arriva il barchino dei vigilantes a farci pagare la sosta: 20€ a testa….. decidiamo di rinunciare al bagno ed entriamo in porto per fare gasolio. E qui un’altra papera dello skipper che non sapeva dov’era il distributore…..due ore perse  fra entrare , riuscire, andare al distributore e finalmente andare in banchina, dove ci aspettava l’unica consolazione: una doccia calda.

 

Ormai non ci si faceva più caso, avevamo già esaurito le aspettative della crociera: mancava solo l’ultimo giorno, l’aereo partiva nel pomeriggio e fino alle 16 avremmo fatto il giro dell’isola con un tour organizzato da Rita  solo per noi, con visita alla capitale Vittoria ed il giro dell’isola con bagno presso un resort .

 

La sera così termina laconicamente al ristorante del marina,  assieme alla famiglia di latina, mentre il resto dell’equipaggio ha scelto la serata in città.

 

Perché laconicamente? Avevamo riscontrato  che la cattiva gestione della cambusa aveva fatto avanzare nascoste negli stipetti troppe cose….e questo non è sicuramente  piaciuto a nessuno, considerato che HM ci aveva fatto portare molte cose dall’Italia….per poi avanzarle….…..

 

Ci siamo almeno  consolati con una buona cena, cibi locali, prezzo buono, servizio ottimo, finalmente un voto positivo….

 

 

 

Giorno 9- sabato 27

 

Visita  Mahe in bus , sosta a Vittoria, tour dell’isola e partenza

 

 

 

Lasciamo il catamarano prima delle 9, portiamo i bagagli sul bus, e partiamo subito per la il tour dell’isola. Ci rechiamo subito al belvedere sopra il porto, da cui si domina tutta la baia. Lo sguardo si perde lontano, la vista d’insieme è una fotografia che rimarrà impressa, caratteristica di un ambiente tropicale, dominato dal verde della vegetazione, dal blu del mare e dalle macchie di grigio delle case sul fondo del panorama . Scendiamo in città a Vittoria, dove ci fermiamo per un’ora. Tempo di visitare il mercato, dove rimpiango di non aver insistito il primo giorno per venire a fare la spesa perché c’è di tutto, pesce, frutta , verdura e spezie in abbondanza e a prezzi buoni. C’è lungo la strada una fermata d’obbligo per la presenza di un bar/pasticceria gestito da italiani: entriamo a prendere un caffè, ci sono due signore italiane dietro al banco, una venuta 8 anni fa, l’altra 4, e ci dicono che si sta bene, si lavora bene, ma è difficile abituarsi alle abitudini locali o farle cambiare sul lavoro….così sono costrette a fare tutto loro. Però la presenza della cultura dolciaria si vede subito, anche se la varietà è poca perché l’alta temperatura costringe a preparare una quantità limitata ancorchè ripetitiva.

 

 

 

La chiesa sovrasta il paese, dove la zona è collinare, e  questa è una  caratteristica della cultura coloniale: all’interno è in corso un battesimo; anche qui l’ambiente è pulitissimo, molti fiori, recisi dentro ed alberi fioriti fuori…

 

Riprendiamo il tour, ci aspetta un bel giro dell’isola: la strada  stretta si snoda tortuosa lungo la costa, acqua azzurra, attraversiamo piccoli villaggi, molte macchine che si recano verso le spiagge perché…..è sabato e per loro è festa…. Anche noi ci fermiamo in una spiaggia grandissima dive hanno girato un film famoso, ma rimandiamo il bagno alla sosta seguente dove faremo una sosta per un paio di ore. Anche qui un resort accogliente, una buona gestione, prezzi interessanti in un contesto da ricordare. Solo come riferimento: 120€ al giorno per la suite …..un buon prezzo per un ottimo contesto ed un buon menu…..

 

 

 

 

 

Questa è l’’ultima immagine che riporto di questo viaggio, il resto è routine. Il rientro in aeroporto, l’imbarco, il volo  confortevole,l’arrivo a Malpensa senza ritardi e senza traumi di fuso, nessun problema con i bagagli…..

 

Ciaociao…

 

 

 

recapiti  per chi fosse interessato:

 

 

 

isola Mahe, Rita,           00 248 2768071

 

isola Praslin , Robert     00 248 2770267

 

 

 

Considerazioni finali

 

L’arcipelago merita una visita, perchè ci sono ancora angoli “felici” da vedere: acqua splendida, molto pesce, non ci sono problemi politici e quindi c’è sicurezza, vegetazione rigogliosa e lasciata crescere naturalmente, anche perchè sarebbe difficile domarla. Le isole sono ben curate, il turismo non è eccessivo, nonostante fossimo nel periodo pasquale, l’accoglienza è buona e la popolazione gentile. Il viaggio in conclusione merita, ed il riscontro per le Seychelles è positivo. La scelta di visitarle in catamarano è vincente, perchè per noi velisti poter girare liberamente fra le baie è preferibile alla visita da terra, vivendo in albergo,

 

Unica nota dolente viene da chi gestisce il catamarano, da chi ha la responsabilità di organizzare la vita di bordo ed anticipare i problemi. Purtroppo noi non siamo stati molto fortunati al riguardo,  e per questo ho voluto scrivere una lettera, che allego, alla direzione di HM per suggerire un maggior controllo nella scelta degli accompagnatori.

 

Come sempre la differenza la fanno le persone, e per fortuna gli ospiti avevano tutti esperienza di vita di bordo, per cui l’atmosfera generale è rimasta positiva .

 

 

 

…….sono stato ospite con mia moglie nella crociera dal 19/4 al 27/4 alle Sceyshelles, e desidero riscontrarle  alcuni punti che potrebbero essere utili per migliorare l’organizzazione della crociera,

 

considerato che attraverso la compilazione del questionario post crociera non è possibile fare emergere le peculiarità di questo strumento volto al miglioramento del servizio.

 

 

 

Premetto comunque che le aspettative della conoscenza delle Sceyscelles sono state soddisfatte, che abbiamo apprezzato  l’organizzazione in loco, specie con Rita e Robert, e con il tempo favorevole abbiamo anche potuto apprezzare al meglio  le caratteristiche dell’arcipelago.

 

A  bordo oltre al Capo Barca ( perchè non lo chiamate skipper??)   eravamo in 9 persone, di cui due famiglie di 4 e 2 persone tutte esperte di navigazione, armatori, e con esperienza di skipper, il che può essere positivo o negativo, dipende dal punto di vista, come potrà capire.

 

 

 

Cambusa:

 

prima della partenza siamo stati invitati da HM  a portare cibi dall’Italia per favorire la cambusa. Mi aspettavo che fosse stato fatto a ragion veduta, per gestire al meglio la cucina sulle esigenze della crociera.

 

All’arrivo a Mahe, mi aspettavo che venisse individuato un responsabile per gestire queste attività, cui sarebbe seguita la cucina,  considerato che siamo stati in banchina fino alle 16 e ci hanno consegnato il catamarano il mattino: avremmo avuto tutto il tempo per andare a fare cambusa al supermercato, sicuramente spendendo meno e comperando a ragion veduta,  invece di aspettare la consegna in loco  della spesa ordinata dall’Italia da Horca Miseria (??) e procedere al relativo controllo.

 

Risultato? Abbiamo mangiato maluccio, non era mai chiaro chi dovesse decidere cosa fare e chi cucinasse   …. ..e come conseguenza abbiamo buttato della spesa (due dozzine di uova lasciate in dinette al “caldo”), abbiamo avanzato anche cose fatte portare dall’Italia (sughi ed altro) , ci hanno portato con la spesa  frutta immangiabile ( banane e mango non maturi)…..insomma…..mi aspettavo una maggior esperienza nell’organizzare un aspetto della vita di bordo FONDAMENTALE, e chi organizza crociere lo deve sapere.

 

 

 

Clima di bordo:

 

Il capo barca  era accompagnato, e c’erano altre signore a bordo: sappiamo che i caratteri delle persone a volte sono difficili da gestire, e  possiamo immaginare cosa può essere successo  quando la sua  fidanzata,  che  non ha esperienza di barca e di gestione degli ospiti,  si è sentita investita della parte della “donna dell’armatore”; purtroppo con il suo modo di fare   è entrata in collisione con una delle ospiti di bordo, creando  scintille che hanno  rovinato l’atmosfera….

 

Inutile dire che la presenza della fidanzata del capo barca ha  creato ambiguità nella responsabilità della gestione operativa della barca, anche sulle cose più banali.

 

Per esempio, una mattina lei mi ha fatto notare che una mia richiesta di ulteriore caffè era inopportuna, ( il caffè è stato ricomprato in loco al terzo giorno per poter concederci almeno il piacere di un dignitoso caffè mattino, pranzo e cena e come stimato sarebbe avanzato a fine crociera)

 

 

 

Il capo barca

 

Credo che la gestione della  programmazione della navigazione e la gestione delle problematiche a bordo sia facilmente risolvibile se c’è l’esperienza  prima nel gestire una barca e poi eventualmente nel conciliare le situazioni.  Forse sono abituato alla figura dello skipper, che essendo responsabile del buon esito della crociera è anche responsabile di assicurare coinvolgimento e collaborazione di tutti, eventualmente ponendosi in prima persona e super partes per essere autorevole. Forse in questo caso l’organizzazione non si è dimostrata all’altezza ……e tralascio l’incidente della cima di poppa che in manovra è finita nell’elica ( che per fortuna non abbiamo perso …) , e ci ha obbligato a modificare il programma del pomeriggio dovendo rientrare in porto con un motore solo.

 

 

 

 

 

E per finire due chicche:

 

  • quando c’è vento, anche se si deve allargare la rotta di 10 gradi,  sarebbe preferibile alzare le vele, almeno la randa per stabilizzare la barca, anziché fare 6 ore di motore ed arrivare in porto con due ore di anticipo e non sapere dove si deve fare rifornimento di gasolio ……per sicurezza? Per timore?  Mahhhhh, a pensar male a volte non si sbaglia…

  • la Moka doveva essere una prerogativa inderogabile per la cucina: la fidanzata dello skipper ne ha portata una da 6 …. peccato che fosse della nonna, vecchia come la nonna, con le guarnizioni cotte e quindi non usata da anni, le lascio immaginare il risultato…..

     

     

    Ecco…..

    ho attraversato gli oceani e ho cercato di mettermi nei panni di chi organizza le crociere e sceglie il Capo Barca, anche se credo che il termine   skipper sarebbe più appropriato ( forse un cavillo per non attribuirgli la responsablità?)  , e  mi dispiace  doverle dire   che ci aspettavamo di più da Horca Myseria….. capisco e mi  sono adeguato alla situazione……. ma non credo che così vada bene….. un  conto è la crociera in Adriatico o in Grecia,  che sono dietro casa, un altro conto è un viaggio di 12 ore per raggiungere il posto d’imbarco……all’equatore….. e avere questi riscontri…..